• Articolo pubblicato il 19 Settembre 2013

Comincerà il 23 settembre, e terminerà il 23 ottobre, il “Single Market Month” – il mese che l’Unione Europea dedica al mercato unico. Scopo dell’iniziativa è quello di connettere cittadini, aziende, organizzazioni e policy makers per favorire lo scambio di idee che possano consolidare il mercato unico europeo. Quattro i temi che verranno trattati: lavoro, diritti sociali, e-commerce e banche.

Il mercato unico
L’iniziativa si colloca nell’ambito del dibattito sul mercato unico, istituito nel 1992 per abbattere le barriere tra Paesi europei e favorire una più profonda integrazione tra essi. Lo scopo di questo intervento è di mettere i cittadini europei – individui, consumatori e imprenditori – nelle condizioni di trarre il massimo beneficio dall’accesso diretto a 28 paesi e 506 milioni di persone. Grazie al mercato unico, infatti, i cittadini europei dovrebbero ottenere svariati benefici tra cui prezzi più bassi, una scelta più ampia di beni e servizi, una più alta influenza sul piano mondiale e maggiori opportunità di lavoro.

Il Single Market Month
Il Single Market Month – il mese del Mercato Unico – è un’iniziativa dell’Unione Europea che avrà luogo dal 23 settembre al 23 ottobre 2013 e grazie alla quale cittadini, esperti e policy makers potranno discutere dei progressi fatti finora, delle sfide e delle idee per il futuro. In termini operativi, i cittadini sono invitati a proporre, attraverso il sito internet dell’iniziativa, nuove idee che saranno condivise, commentate e votate; prendere parte a dibattiti online con esperti e policy makers, attraverso delle chat tematiche. L’evento terminerà il 23 ottobre con un dibattito che si terrà presso il parlamento di Strasburgo e verrà trasmesso su Euronews TV, oltre che sul sito web.

I quattro temi
L’iniziativa ruota intorno a quattro aree tematiche ad ognuna delle quali sarà dedicata una settimana specifica:

  • Jobs – Working and doing business in Europe (23-25/09): il mercato unico offre ai cittadini europei la libertà di vivere e lavorare su tutto il territorio europeo. Il dibattito si concentrerà quindi sulle questioni relative alla libera circolazione dei lavoratori, le nuove opportunità di creare un’azienda e trovare un impiego.
  • Social Rights – Your social protection rights in the Single Market (30/09-02/10): vivere e lavorare in un Paese straniero richiede un equo accesso ai diritti sociali, alla stregua dei cittadini nati in quel paese. Pensioni, indennità di disoccupazione, uso dei servizi pubblici, sanità saranno i temi al centro del dibattito.
  • Banks – Europe, banks and you (07-09/10): il mercato unico offre un accesso senza precedenti ai servizi finanziari. Mutui, accesso ai conti correnti bancari, alle banking unions: quale futuro in Europa?
  • E-commerce – Buying, selling and communicating online (14-16/10): altro “tema caldo” è l’avvento dell’e-commerce e della comunicazione online, che hanno trasformato la vita di tutti i giorni, sia per i consumatori che per i produttori. Tra i temi trattati: compravendite online, Iva, oneri di spedizione, privacy, social media, ecc.

Come partecipare
Partecipare è molto semplice. L’obiettivo è quello di favorire la partecipazione attiva di tutti i cittadini, e infatti l’iniziativa si colloca nell’ambito dell’Anno Europeo dei Cittadini. Collegandosi al sito web ogni utente può “caricare” le proprie proposte che devono essere innovative e quanto più possibile realistiche e fattibili. Esse potranno infatti essere utilizzate per definire la future politiche europee in materia di mercato unico. Una giuria di esperti sceglierà le cinque migliori, e gli “ideatori” saranno invitati a partecipare al dibattito di chiusura. Le idee più promettenti, inoltre, costituiranno la base per un rapporto che verrà pubblicato dopo la conclusione del Single Market Month. E’ poi possibile consultare e votare le idee migliori sempre collegandosi al sito web, e prendere parte alle chat tematiche con esperti e leader europei.

Consulta il sito internet del progetto

2013: anno europeo dei cittadini

Fonte: secondowelfare.it

 

  • Articolo pubblicato il 19 Settembre 2013

Giovani contro anziani, un problema molto italiano – ma non solo – su cui è stato detto e scritto di tutto, fatto molto poco. Ma al di là dei luoghi comuni e delle polemiche che spesso accompagnano il dibattito, quali sono queste diseguaglianze? E’ importante capirlo, perché ritrovare l’equilibrio e la coesione tra generazioni è una delle vie dirette per creare delle società solide e sostenibili, oltre che un aiuto per recuperare risorse e superare la fase nera della crisi economica.

Quali tutele per gli anziani italiani?

Cominciamo dal primo punto “spinoso”: le pensioni. Nel 2012 il sistema pensionistico italiano ha erogato 23,4 milioni di prestazioni, per un ammontare complessivo di oltre 270,5 miliardi di euro – corrispondenti ad un importo medio pari a 11.543 euro annui al lordo della tassazione Irpef (Inps, 2013). Di queste, la stragrande maggioranza è costituita da pensioni retributive, ovvero definite in base al livello degli ultimi stipendi percepiti durante l’attività lavorativa anziché dei contributi effettivamente versati e, quindi, tendenzialmente più alte. Circa 9,5 miliardi di euro sono stati invece spesi per i 535.752 “baby pensionati” a cui lo Stato ha concesso tra il 1973 e il 1992 di ritirarsi dopo soli 14 anni, 6 mesi e 1 giorno di contributi (per le donne sposate con figli), 20 anni per gli statali e 25 per i dipendenti degli enti locali. Se consideriamo che l’età media di un baby pensionato si aggira tra i 65,2 e i 69 anni, ci rendiamo conto di quanto questa eredità sia pesante: significa che buona parte di loro riceve una pensione – che si attesta sui 1.500 euro lordi mensili, più di uno stipendio medio – da minimo 20-26 anni e la percepirà indicativamente per altri 15, per un totale corrispondente almeno al triplo dei contributi versati. Aggiungiamo, infine, che tra questi 270 miliardi ci sono i 740 mila pensionati d’oro che incassano più di 3 mila euro al mese e avremo un’idea degli squilibri interni al sistema previdenziale italiano.
Passiamo ad un altro punto, la sanità. Il sistema sanitario nazionale, con differenze a livello regionale, prevede l’esenzione totale per tutti gli over 65 anni con reddito familiare complessivo inferiore a 36.151,98 euro. Indipendentemente dallo stato di bisogno quindi molte prestazioni sono offerte gratuitamente o a costi notevolmente ridotti, e se consideriamo che tendenzialmente la domanda di assistenza cresce con l’invecchiamento, i costi diventano ingenti.

Ma non solo. Negli anni i governi hanno cercato di tutelare la vecchiaia istituendo una serie di agevolazioni che avrebbero dovuto compensare la riduzione di reddito derivante dalla cessazione dell’attività lavorativa e garantire l’accesso a determinati servizi. Il Ministero dei beni culturali, ad esempio, stabilisce che l’ingresso in musei, monumenti, gallerie e aree archeologiche dello Stato è gratuito per tutti i cittadini di età superiore a 65 anni. Sono, inoltre, molto spesso previste riduzioni per cinema, attività ricreative e trasporti pubblici.

Infine, sono ancora validi molti di quei “diritti acquisiti” che enti, pubblici e non, hanno concesso in epoca di prosperità, ma che oggi in epoca di austerity sarebbe il caso di rivedere. Come la carta “CVI P”, che consente viaggi illimitati sul territorio nazionale agli ex dipendenti delle Società del Gruppo Ferrovie dello Stato che abbiano titolo a pensione, abbiano prestato servizio per almeno cinque anni in una società del Gruppo FS e svolto l’ultimo rapporto di lavoro nel Gruppo FS.

Le nuove generazioni tra debiti acquisiti e austerity

Veniamo ora alle condizioni della popolazione più giovane. Pensioni future? Secondo i dati Istat più di un terzo degli under 30 italiani – contro il 12% del dato medio – sono impiegati con contratti atipici (contratti di collaborazione occasionale o continuativa, partita IVA – vera o presunta -, stage, ecc.) che non richiedono alcun versamento di contributi previdenziali – come gli stage – o li prevedono ma ad aliquote inferiori rispetto ai lavoratori regolari. Nell’ultimo decennio, inoltre, è salito il numero di Italiani che hanno completato un ciclo di studi universitari, che ai fini pensionistici tuttavia non sono considerati. Gli anni di studio si possono, però, riscattare ed equiparare agli anni di lavoro. A cifre stellari. La somma da pagare è infatti proporzionata allo stipendio che si percepisce al momento della domanda o, in caso di disoccupazione, al salario convenzionale. Nella migliore delle ipotesi per un anno di corso, è richiesto un importo pari a €.4.926,90. Una cifra insostenibile per buona parte dei neolaureati italiani. Vogliamo un paese con più laureati ma non ne riconosciamo il valore.

Considerando poi che in un sistema di carriere flessibili tra un impiego e l’altro possono trascorrere anche mesi, e che circa il 40% dei giovani è disoccupato, è evidente quanto sarà difficile per questa generazione maturare una pensione dignitosa, con il rischio di avere, un domani, un problema di ordine sociale, quello di una consistente fascia di pensionati in povertà.

E’ infatti in atto un processo di impoverimento ai danni delle nuove generazioni dovuto anche a livelli salariali notevolmente bassi, tra le cui cause viene additato il cuneo fiscale, cioè la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro e quanto incassato effettivamente dal lavoratore. Il valore dello stipendio netto risulterebbe così contenuto anche perché “afflitto” da gravose trattenute necessarie a sostenere il suddetto generoso sistema pensionistico e il sistema fiscale nazionale finalizzato a finanziare, tra le altre cose, anche quei servizi sopracitati di cui, tuttavia, si può beneficiare solo in parte. Le prestazioni sanitarie, ad esempio, vengono pagate in base al reddito e non sono previste esenzioni se non per casi particolari come malati con patologie cliniche, invalidi o disoccupati con un reddito familiare annuo inferiore a 8.263,31 euro (incrementato a 11.362,05 euro in presenza del coniuge ed in ragione di ulteriori 516 euro per ogni figlio a carico) – cioè molto meno di quello richiesto per gli over 65, che è di 36.151,98 euro, più del quadruplo. Tempo libero? Musei e siti statali sono gratuiti per under 18 e, solo in certi casi, esistono riduzioni per studenti o under 25. La scelta è infatti demandata ai singoli esercizi. Trasporti? Anche in questo caso generalmente le riduzioni sono limitate a studenti o disoccupati.

In sostanza, esiste una fascia di popolazione che percependo uno stipendio, per quanto basso, si trova a dover affrontare imposte e tariffe di entità sostenuta per ricevere in cambio servizi spesso insufficienti a livello sia quantitativo che qualitativo.

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Fonte: secondowelfare.it

  • Articolo pubblicato il 12 Settembre 2013

Il CdA di Banca Etica ha approvato una convenzione con la Fondazione Antiusura “Interesse Uomo” per la costituzione e la gestione di un fondo di garanzia che consentirà di dare credito alle imprese sociali giovanili.
Il nuovo strumento finanziario varato da Banca Etica risponde alle istanze sollevate negli ultimi mesi da parlamentari e consiglieri  regionali di diversi gruppi politici che hanno manifestato l’intenzione di rinunciare a una parte dei loro emolumenti per liberare risorse da destinare alla collettività.
Considerata la drammaticità dei dati sulla disoccupazione giovanile in Italia, Banca Etica ha deciso di creare uno strumento per finanziare le imprese che impiegano giovani al di sotto dei 36 anni, siano esse già avviate o in fase di start up, con priorità alle imprese cooperative e mutualistiche.
Il Fondo di Garanzia sarà alimentato dalle donazioni di rappresentanti eletti delle istituzioni e dai contributi di tutti coloro – organizzazioni e privati cittadini – che vorranno aderire all’iniziativa.
Il plafond di finanziamenti a imprese giovanili che Banca Etica potrà erogare sarà pari al doppio della cifra raccolta con le donazioni (2 euro di finanziamenti erogati per ogni euro di donazioni raccolto). Il Fondo di Garanzia consentirà a Banca Etica – con la collaborazione della Fondazione antiusura Interesse Uomo – di valutare anche le richieste di finanziamento provenienti da imprese giovanili in fase di start up che difficilmente avrebbero accesso al credito in assenza di garanzie.
«Diversi parlamentari e consiglieri regionali hanno chiesto a Banca Etica di creare uno strumento di finanza etica che veicolasse verso obiettivi sociali la quota di emolumenti a cui sono disposti a rinunciare. Abbiamo pensato di rispondere a questa sollecitazione realizzando – insieme alla Fondazione Antiusura “Interesse Uomo – un progetto di sostegno ai giovani che intendono creare imprese, preferibilmente cooperative e mutualistiche. – spiega il presidente di Banca Etica, Ugo Biggeri – . La contribuzione al fondo è aperta agli eletti  di tutti gli schieramenti, ma anche a organizzazioni, imprese e cittadini. Banca Etica, che ribadisce la sua natura apartitica e trasversale ai diversi orientamenti della società civile, da sempre propone modelli innovativi di redistribuzione delle risorse, dimostrando come la finanza etica contribuisce ad alleviare gli effetti drammatici di uno squilibrio economico che non si attenua. Per questo insistiamo nel chiedere ai politici non solo iniziative personali verso una maggior equità e solidarietà, ma l’impegno ad adottare nuove regole per la finanza, che premino le istituzioni che lavorano al servizio dell’economia reale e del bene comune e impediscano quelle attività puramente speculative che hanno innescato la crisi».
«E’ la politica che ci piace: quella che senza proclami costruisce percorsi di rinascita e di sviluppo; quella che si mette le mani in tasca e si muove dal principio che se vogliamo davvero che cambi qualcosa occorre partire da ciascuno di noi; quella – in sostanza – che continua a concepirsi al servizio della gente e del bene comune – aggiunge Don Marcello Cozzi, esponente di Libera e presidente della Fondazione Antiusura Interesse Uomo –  . E’ solo il punto di partenza di un percorso di corresponsabilità che ci auspichiamo possa coinvolgere quanti più uomini e donne delle Istituzioni per i quali il cambiamento si attua solo nella concretezza dei fatti».

Fonte: bancaetica.it

  • Articolo pubblicato il 12 Settembre 2013

Nel nostro continente solo un bambino su tre riesce a tornare nel proprio nucleo di origine dopo esserne stato allontanato. Dati ufficiali sull’Italia non ce ne sono, ma secondo gli esperti riuniti a Padova la situazione potrebbe essere perfino peggiore. Ecco perché

In Europa solo un terzo degli affidi riesce, gli altri falliscono. E’ un dato sconcertante quello che emerge dal meeting “Le forme dell’affido in Europa: cosa sappiamo degli esiti e delle condizioni di efficacia?” tenutosi a Padova. L’efficacia di questo strumento è stata misurata nel nostro continente (ma non in Italia) dagli oltre 50 esperti di 15 paesi, ed è riferito proprio a quelle nazioni che più hanno investito in questo strumento, e che oggi si trovano a dover fare i conti con la sua parziale inefficacia, visto che ben due terzi dei minori in affido non riesce a far ritorno nella propria famiglia di origine.
Per quanto riguarda l’Italia, una valutazione degli esiti è attualmente impossibile, proprio per l’assenza di analisi e verifica. Ma esperienze come quella di Inghilterra, Belgio, Paesi Bassi, Svezia dicono che «spesso gli affidi non vanno a buon fine, producono sofferenza, perché non tengono fede alle aspettative (non perché manchi la motivazione) e non si riduce la conflittualità con famiglie di origine», come ha osservato Klaus Wolf, University of Siegen, Germania.
In Italia tuttavia la situazione potrebbe addirittura essere peggiore. Tra le criticità del nostro sistema c’è infatti il deficit di iniziativa dei servizi di affrontare le decisioni nei tempi appropriati, considerato che tre affidi su quattro (il 76%) sono di fonte giudiziaria. Wolf commenta così il dato: «I servizi non riescono a intervenire prima che la situazione sia tanto grave da imporre l’intervento del giudice. È evidente dunque che la capacità dei servizi deve aumentare notevolmente».
Ma non solo. Spesso l’esperienza di accoglienza viene interrotta, costringendo tutti a ricominciare daccapo e creando una triste “carriera” di alcuni ragazzi nell’affido. Secondo gli ultimi dati del Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza, infatti, quasi il 53% dei bambini in affido proviene già da un’altra esperienza: il 14% viveva in un’altra famiglia affidataria, l’11% in struttura residenziale, i 2% in struttura residenziale sanitaria o in un istituto penale minorile.
Il confronto internazionale, organizzato dalla Fondazione Emanuela Zancan di Padova con l’associazione internazionale per la valutazione di esito in area infanzia e famiglia (iaOBERfcs), la Fondazione Paideia di Torino e l’International Foster Care Research Network, proseguirà ancora domani a porte chiuse per poi concludersi con una conferenza aperta al pubblico giovedì 12 (ore 9-18) nell’auditorium del centro culturale Altinate San Gaetano.
Fonte: vita.it
  • Articolo pubblicato il 9 Settembre 2013

In attuazione della Legge 285/97 e su incarico di Roma Capitale, Dipartimento Servizi Educativi e Scolastici, l’Associazione Oasi – in collaborazione con la Rete ITER e la Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA) –  realizza il Progetto di “Ricerca-intervento volto allo sviluppo del sistema cittadino dei centri di aggregazione per adolescenti”, al fine di:

  • restituire un nuovo, aggiornato e più approfondito quadro conoscitivo dei Centri di aggregazione e socializzazione presenti sul territorio cittadino;
  • promuovere e far conoscere meglio questi servizi, anche al fine di aumentarne la fruizione da parte degli adolescenti e dei ragazzi;
  • contribuire a qualificare e migliorare la qualità degli interventi;
  • monitorare e valutare sistematicamente i processi e gli esiti dei servizi, anche al fine di valorizzare le migliori prassi e di promuovere azioni di mainstreaming;
  • progettare e realizzare in modo condiviso specifici percorsi formativi a beneficio dei decisori e degli operatori, al fine di valorizzarne e migliorarne le competenze;
  • sostenere il lavoro dei singoli Centri attraverso la messa in rete delle diverse realtà operanti sul territorio cittadino, creando sinergie che permettano la messa in comune di risorse e strumenti sia nell’ambito della rete dei Centri di aggregazione, sia con gli altri servizi e interventi promossi dall’Amministrazione in favore degli adolescenti e delle loro famiglie;
  • offrire metodi e strumenti per migliorare l’azione di programmazione e governance del Dipartimento Servizi Educativi e Scolastici di Roma Capitale, in una logica di sussidiarietà e di integrazione con i Municipi, le Istituzioni scolastiche, le associazioni familiari e le altre realtà del territorio;
  • promuovere spazi di confronto e di innovazione, al fine di disegnare nuovi modelli di intervento per rendere i Centri sempre più capaci di intercettare e rispondere adeguatamente alle esigenze degli adolescenti e delle loro famiglie, in un contesto sociale in rapido mutamento;
  • favorire l’incontro, la conoscenza e lo scambio di esperienze con gli organismi operanti in altri territori a livello nazionale.

Spazio ai giovani. I centri di aggregazione giovanile alla Pelanda 12/06/2015

Progetto ReteCAG – Visita di studio a Milano 23/04/2015

Progetto Rete CAG- Conclusione percorso formativo 19/01/2014

Progetto Rete CAG – Incontro 4 novembre 06/11/2014

Proseguono le attività del progetto CAG 29/07/2014

Sistemi e Spazi giovanili, l’incontro del progetto Rete CAG 15/05/2014

Proseguono i lavori del Progetto CAG – 20/02/2014

Incontro rete CAG – 30/01/2014

www.retecag.oasisociale.it

  • Articolo pubblicato il 3 Settembre 2013

La crisi ha toccato il fondo con i dati negativi delle vendite anche di cibi nei negozi low-cost, come i discount. Giugno ha registrato il peggior semestre degli ultimi anni con un calo record del 3% nelle vendite per effetto della riduzione degli alimentari (-1,8%) e dei non alimentari (-3,5%), dopo il calo dell’1,4% del semestre 2012 e dello 0,4%.

E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al commercio al dettaglio nel mese di giugno in cui si inverte la tendenza e cala la spesa anche per l’acquisto di cibi low cost nei discount alimentari (-1,3%) anche se il tonfo più pesante in assoluto (tra alimentari e non) si è verificato per i piccoli negozi alimentari (-4,5%). Si evidenziano gli effetti di una crisi che ha costretto 7 italiani su dieci a tagliare le spese per l’alimentazione.

Nel primo semestre 2013 la spesa delle famiglie italiane è crollata: dall’olio di oliva extravergine (-10%) al pesce (-13%), dalla pasta (-10%) al latte (-7%), dall’ortofrutta (-3%) alla carne (-2%) secondo i dati Ismea-Gfk Eurisko. A calare è anche la spesa per l’acqua minerale (-6%) e le bevande analcoliche gassate (-9%) e non (-6%) mentre ad aumentare è la spesa per le uova (+4%) e per la carne di pollo naturale (+6%) come sostituti delle carni più care per garantire comunque un apporto proteico adeguato nell’alimentazione.

A cambiare è anche il livello qualitativo degli alimenti acquistati con un aumento della presenza di prodotti low cost che non sempre offrono le stesse garanzie di sicurezza alimentare.

Italia Oggi

Fonte: confinionline.it

  • Articolo pubblicato il 30 Agosto 2013

Il Bando è finalizzato a selezionare un numero massimo di 12 realtà non profit (enti, associazioni, cooperative sociali) che vogliano partecipare al primo Corso di formazione teorico-pratico sul funzionamento, tecnico e gestionale, di un Alzheimer Caffè.

Obiettivi del Corso
Il Corso intende offrire strumenti concreti e di analisi critica a favore di realtà non profit che vogliano impegnarsi nella gestione di un servizio di Alzheimer Caffè. Nello specifico, saranno forniti elementi relativi a:

  • aspetti medici, psicologici e terapeutici a sostegno dell’utenza affetta da demenza;
  • aspetti gestionali e finanziari sull’implementazione e la sostenibilità nel tempo di un Alzheimer  Caffè.

Obiettivo del Corso è inoltre creare un pool di realtà non profit che siano nelle condizioni di ricevere contributi per lo start-up di un Alzheimer Caffè. 

Requisiti di accesso
Costituiranno titolo preferenziale le seguenti caratteristiche da parte degli enti candidati:

  • consolidata esperienza nell’ambito di progettualità riguardanti gli anziani;
  • esperienza di gestione di strutture e servizi per la terza età;
  • esperienza nell’assistenza ai malati di demenza;
  • esperienza nell’assistenza alle famiglie dei malati di Alzheimer.

E’ prevista la partecipazione di due membri per ciascun ente prescelto: uno con competenze di carattere gestionale e l’altro con competenze specifiche sull’intervento a favore di anziani con patologia di Alzheimer.

Sede di svolgimento del Corso e durata
Il Corso si terrà presso il Centro Carraro, Lungadige Attiraglio 45 a Verona, venerdì 25 ottobre 2013 dalle ore 13.00 alle ore 18.30 e sabato 26 ottobre 2013 dalle 9.00 alle 13.30.

Programma
Il Corso si articolerà in quattro moduli:
Modulo 1: La Malattia di Alzheimer tra scienza e società;
Modulo 2: Il Caffè Alzheimer nella rete assistenziale;
Modulo 3: Il supporto alla famiglia e al caregiver;
Modulo 4: Gli interventi d’équipe non farmacologici. 

Costi
La partecipazione al Corso è gratuita.
UniCredit Foundation e AFMA Verona copriranno le spese relative al vitto (pranzo e cena del 26 ottobre, pranzo del 27 ottobre) e pernottamento (26 ottobre).
Le spese di viaggio sono a carico dei partecipanti.

Domanda di ammissione
Per candidarsi occorre compilare e spedire via mail la domanda di ammissione entro e non oltre il 23 settembre 2013.

Fonte: www.synagosrl.com

  • Articolo pubblicato il 30 Agosto 2013

Uno dei nuovi progetti della nuova amministrazione comunale è quello di attivare una rete di 330 grossisti e produttori del Car (Centro agroalimentare di Roma) e 900 tra supermercati, grandi e medie strutture del settore alimentare per recuperare il cibo invenduto e ridistribuirlo alle persone in povertà. Secondo l’ultimo Rapporto Istat, il 4% della popolazione romana è povera. Le persone al di sotto della soglia di povertà sono 100mila. Ci sono, poi, le persone che vivono in strada: le statistiche ufficiali ne contano almeno 2.300. Altre 6.000 vivono in soluzioni provvisorie, in strutture di accoglienza pubbliche, religiose, di volontariato. Si legge nella nota diffusa dal Comune di Roma “Per il raggiungimento di questi obiettivi è prevista la costituzione di un tavolo di lavoro – coordinato dagli Assessorati Roma Produttiva e Sostegno Sociale – con le rappresentanze di produttori, commercianti e Onlus. Compito del tavolo, individuare le soluzioni più efficaci per la raccolta e distribuzione delle eccedenze alimentari. La memoria di Giunta prevede in tempi brevi la predisposizione di un protocollo d’Intesa tra Roma Capitale e i partecipanti al progetto. In vista, infine, un marchio speciale per le aziende e le imprese che aderiranno all’operazione. Lo preannuncia l’assessore Marta Leonori: “Stiamo pensando a un bollino di qualità, che renda evidente la scelta etica e di solidarietà. Un marchio “Roma produttiva e solidale” per garantire riconoscibilità alle aziende che sosterranno il progetto”. 

Fonte: dirtittisociali.org

  • Articolo pubblicato il 29 Agosto 2013
La metropolitana di Pechino consente ai passeggeri di viaggiare gratis in cambio di bottiglie di plastica. In questo modo i passeggeri possono contribuire a preservare l’ambiente e al contempo risparmiare i soldi del viaggio.
Nel mezzo di trasporto, momentaneamente la linea 10, sono state installate quattro macchine di “reverse vending” atte a raccogliere i recipienti di plastica, secondo quanto riporta il sito China.org.cn.
Per ogni bottiglia il passeggero riceverà tra 0,5 e 0,15 dollari, che significa che con 15 bottiglie ci si può muovere liberamente per una qualsiasi delle 8 linee e 105 stazioni della metropolitana della capitale cinese.
Le bottiglie vengono raccolte in modo automatico e dopo inviate a un impianto di riciclaggio. Il servizio è ancora in fase di rodaggio e dovrebbe essere esteso a tutte le fermate della metropolitana di Pechino.
Le autorità stanno valutando anche la possibilità di estendere questo servizio alle fermate degli autobus e ad altri mezzi di trasporto.

Fonte  & Photo Credits Territorio Zero via www.correodelorinoco.gob.ve

Fonte: greengeneration.it

  • Articolo pubblicato il 27 Agosto 2013

In occasione della presentazione del  Piano Nazionale d’azione contro il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza per il triennio 2013-2015 – che si è tenuta il 30 luglio scorso, presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri a Roma – l’Associazione OASI ha partecipato all’incontro in qualità di membro del neocostituito GNL-Gruppo Nazionale di Lavoro, a cui appartengono 85 associazioni. (altro…)