• Articolo pubblicato il 19 Luglio 2016

La riforma approvata il 16 luglio promette un welfare “plurale” e più aperto al contributo dei soggetti pubblici e privati che operano nel sociale.

Riforma del welfare della Regione LazioSi ispira alla legge quadro nazionale, la 328/2000, la nuova riforma dei servizi sociali approvata dal Consiglio Regionale del Lazio. Attesa da quasi 16 anni, ha visto la commissione competente e l’Aula lavorarci negli ultimi tre. Questa legge vede la luce in un momento particolarmente rilevante per il sistema del welfare della Regione, dato che si sta lavorando anche al Piano sociale regionale, quello che sarà lo strumento principe nella programmazione delle politiche sociali del prossimo triennio. Piano che vede l’intervento di consulenza e assistenza tecnica da parte dell’Associazione Oasi.

La riforma è nata proponendosi alcuni obiettivi. Innanzitutto, vuole dar vita ad un modello di welfare aperto alla partecipazione sistematica delle associazioni, delle organizzazione del Terzo Settore e delle imprese impegnate nel sociale, oltre che dei soggetti pubblici, per definire gli interventi e la progettazione delle politiche sociali. Si tratterà anche di un welfare “plurale”, la cui governance sarà basata sulla gestione dei servizi da parte dei comuni in forma associata. La riforma si propone di rendere anche più efficace ed efficiente la programmazione, dell’organizzazione e della gestione dei servizi e di essere più adeguata nell’ascolto e nel riconoscimento dei bisogni dei cittadini più deboli.

Andando nel dettaglio, la Regione Lazio sul sito dell’assessorato alle politiche sociali identifica così gli elementi cardine della riforma:

La finalità della riforma dei servizi sociali. L’obiettivo che la Regione Lazio persegue è garantire i diritti di cittadinanza sociale, promuovere la dignità della persona, sia come singola, sia inserita nella famiglia, nella comunità e nelle formazioni sociali in cui essa si realizza, promuovendone l’autonomia di vita e l’inclusione sociale.

I destinatari delle politiche sociali “integrate”. La proposta di legge, nel capo secondo, individua i soggetti verso i quali la Regione, in via prioritaria, attua le politiche sociali integrate: famiglia (compresi i nuclei monoparentali) e minori, persone con disabilità, disagio psichico, affetti da Alzheimer, anziani, immigrati e minoranze, persone vittime di violenza e donne incinte o madri in situazione di disagio sociale, persone sottoposte a provvedimenti penali, persone dimesse dagli ex ospedali psichiatrici giudiziari, persone senza dimora, persone con dipendenze, persone svantaggiate con necessità di alloggio o di inserimento lavorativo, tra cui i padri separati o divorziati. Sempre in tema di lavoro, il testo incentiva quello a distanza per agevolare l’armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro con gli impegni di cura familiare.

Verso l’omogeneità dei servizi nei diversi territori del Lazio. Il testo, nel capo terzo, fissa anche le tipologie di prestazioni essenziali da assicurare in modo uniforme a livello di distretto socio-assistenziale, senza differenze tra comuni grandi e piccoli o tra diversi territori della Regione. Si tratta del recepimento di uno dei punti decisivi della legge 328/2000, ovvero i livelli essenziali di prestazione sociale, e l’inizio del superamento di una delle disfunzioni storiche del sistema di welfare regionale, ovvero una forte disomogeneità nell’erogazione dei servizi nei diversi territori della nostra regione. Introdotto, con emendamento approvato in aula, il riconoscimento e il supporto della figura del caregiver familiare, ossia la persona che volontariamente si prende cura di una persona non autosufficiente.

La gestione associata dei servizi sociali. Il capo quarto introduce il concetto di gestione associata dei servizi sociali, per migliorare la qualità degli interventi e della spesa. La nuova legge prevedrà la possibilità di mantenere a livello comunale soltanto quei servizi che hanno non rilevanza sanitaria e che comportano una modesta complessità gestionale. Tutti gli altri interventi dovranno essere gestiti invece a livello associato. La riforma ribalterà radicalmente anche i meccanismi finanziari della spesa sociale. Finora i comuni utilizzavano le risorse dei propri bilanci esclusivamente per i servizi da essi stessi singolarmente erogati ai loro cittadini, mentre i piani sociali di zona distrettuali venivano finanziati quasi interamente dalla Regione per fornire soltanto servizi integrativi all’offerta comunale. Con il trasferimento delle funzioni saranno potenziati i livelli organizzativi di cui al capo quinto, ovvero gli organismi e gli uffici dei distretti socio-assistenziali, attraverso il distacco del personale degli uffici dei singoli comuni dedicati ai servizi sociali.

Piano sociale regionale e sistema informativo dei servizi sociali. Il capo sesto disciplina il Piano sociale regionale, che sarà lo strumento privilegiato della programmazione delle politiche sociali sul territorio. Per la stesura del Piano è previsto esplicitamente il coinvolgimento degli organismi del Terzo settore, delle organizzazioni sindacali e delle Asl. La Regione avrà l’obbligo di verificare la coerenza dei piani sociali di zona con il Piano regionale e il loro stato di attuazione. Nasce poi il Sistema informativo dei servizi sociali della Regione (Siss) che organizza, anche in collaborazione con l’Osservatorio permanente sulle famiglie, i vari flussi informativi provenienti da tutti i soggetti coinvolti dalla nuova legge, con una impostazione di tipo “open data”.

Convenzioni tipo tra comuni associati e Asl. Comuni associati e Asl, come specificato dall’articolato del capo settimo della proposta di legge, saranno obbligati ad adottare una specifica convenzione per l’integrazione socio-sanitaria, secondo uno schema-tipo che sarà approvato dalla Giunta regionale. Il raggiungimento degli obiettivi di integrazione sarà un elemento fondamentale per la valutazione sia per i responsabili dei piani sociali di zona, sia per i direttori dei distretti sanitari. Inoltre la legge stabilisce il potenziamento della Conferenza locale per la sanità (che riunisce i sindaci dei comuni di ciascuna Asl), che verrà trasformata nella Conferenza locale sociale e sanitaria. E soprattutto viene normata con precisione la presa in carico integrata della persona attraverso i Punti unici di accesso alle prestazioni sociali, socio-sanitarie e sanitarie, e viene adottato il modello di integrazione basato sul budget di salute.

Osservatorio regionale, carta dei diritti e anagrafe dei servizi sociali. Al capo ottavo la legge prevede una serie di strumenti per garantire la qualità degli interventi e dei servizi: la nascita dell’Osservatorio regionale delle politiche sociali; l’adozione da parte dei comuni di una carta dei diritti di cittadinanza sociale; l’attuazione di processi di valutazione da parte dei cittadini e delle associazioni di tutela degli utenti; l’anagrafe elettronica dei servizi sociali. L’affidamento dei servizi dovrà avvenire sulla base della qualità oltre che del prezzo.

Integrazione tra interventi sociali e sanitari. “Integrazione” è una delle parole-chiave della proposta di legge in esame ed è espressamente disciplinata dagli articoli del capo nono. Non solo integrazione tra i servizi, tra i Comuni, ma tra gli interventi sociali e quelli sanitari a livello di programmazione, organizzazione, erogazione e finanziamento. È la fine di quello scollamento tra sistema sociale e sanitario che, a detta dei proponenti, tanto danno ha prodotto sia in termini di qualità degli interventi, sia in termini di speco di risorse.

Piani di zona distrettuali: finanziati dai comuni e integrati della Regione. I Comuni dovranno inoltre destinare la maggior parte delle loro risorse al finanziamento dei piani di zona distrettuali e la Regione interverrà con fondi integrativi per riequilibrare e garantire servizi uniformi su tutto il territorio. La nuova legge sarà finanziata, per l’anno in corso, attingendo ai capitoli di spesa già iscritti nelle disponibilità del 2016 dell’assessorato alle Politiche sociali, per circa 150 milioni di euro, di cui 80 derivanti da assegnazioni statali, 25 da risorse comunitarie.

  • Articolo pubblicato il 19 Luglio 2016

Nel corso del 2015 la cooperativa La Nuova Arca, l’Ente Borgo Ragazzi don Bosco e l’associazione Oasi hanno avviato a Roma un progetto finalizzato ad attivare le risorse territoriali per favorire il processo di inclusione dei nuclei mamma-bambino in situazione di vulnerabilità sociale, attraverso un modello integrato di intervento basato sulla comunità.

Le aree principali su cui il progetto ha lavorato sono state:

  1. Integrazione dei sistemi cittadini che agiscono a diverso titolo sul processo di accoglienza, sostegno ed inclusione e, laddove questi siano carenti, aggregazione ed attivazione per aumentare l’efficacia e la stabilizzazione a lungo termine del risultato di inclusione sociale.
  2. Sviluppo, consolidamento e documentazione di esperienze e competenze, attraverso alcune azioni pilota, nell’ambito dell’attivazione di reti familiari territoriali, del sostegno all’inserimento lavorativo, del percorso di autonomia abitativa e della progettazione educativa integrata.

Tra i risultati raggiunti:

  1. un modello di progettazione personalizzata integrata per la mamma e il suo bambino, che prevede l’identificazione sia dei bisogni del nucleo che dei contributi che possono essere scambiati da ciascuno dei componenti della rete di sostegno relazionale, inclusa la famiglia solidale.
  2. un percorso di individuazione, formazione e sostegno di un gruppo di famiglie solidali nel territorio del Municipio IX, individuato come primo campione territoriale.
  3. un percorso pilota di formazione e accompagnamento per operatori di orientamento al lavoro ed un documento guida per l’operatore al fine di sostenere la donna nella definizione del proprio obiettivo professionale e delle azioni di ricerca del lavoro in autonomia, utilizzando i servizi presenti sul territorio.
  4. Una ricerca, realizzata dall’associazione Oasi, con lo scopo di rispondere alla necessità di riconoscere i bisogni specifici dei nuclei mamma-bambino sia in termini qualitativi che quantitativi e conoscere altresì la distribuzione e consistenza dei servizi presenti sul territorio.
  5. una Rete regionale delle strutture e dei servizi che operano in maniera specifica per mamme sole e bambini, costituita al fine di rispondere all’esigenza di un coordinamento delle organizzazioni che si occupano in modo specifico dell’accoglienza e sostegno dei nuclei mamma-bambino.

Le attività che direttamente hanno coinvolto l’associazione Oasi sono state: la stesura della ricerca e l’adesione alla neonata “Rete delle strutture e dei servizi per i nuclei vulnerabili mamma–bambino”.

 

La Ricerca “Per crescere insieme”

La ricerca “Per crescere insieme. Verso un modello integrato di interventi e servizi per i nuclei mamma – bambino in condizioni di particolare vulnerabilità sociale: dati, prassi e proposte di innovazione, realizzata nel periodo aprile 2015-marzo 2016, ha indagato, all’interno del territorio di Roma Capitale, il fenomeno delle donne madri sole con figli in tenera età e in condizione di forte vulnerabilità sociale, analizzando in modo particolare i servizi socio-assistenziali di tipo residenziale rivolti ai “nuclei mamma-bambino”, intendendo nello specifico: “nuclei composti da una madre sola con uno o più figli minorenni conviventi, che vivono in situazioni di forte vulnerabilità psico-sociale, presi in carico dai servizi sociali istituzionali”.

In collaborazione con Il Borgo Ragazzi Don Bosco, l’Associazione OASI ha realizzato una ricerca valutativa allo scopo di individuare le migliori condizioni affinché la sperimentazione di Mam&Co possa evolvere in un modello metodologico replicabile e generalizzabile ad altri contesti territoriali. La ricerca si concentra sui servizi socio-assistenziali rivolti ad uno specifico gruppo target, quello relativo ai “nuclei mamma-bambino”.

Obiettivi specifici della ricerca sono:

  • migliorare la conoscenza, relativamente al territorio di Roma Capitale, delle condizioni, dei bisogni e dei rischi di esclusione sociale dei nuclei mamma-bambino e del sistema dei servizi e degli interventi istituzionali specifici per i nuclei madre-bambino;
  • identificare i fattori che favoriscono e/o ostacolano il raggiungimento degli obiettivi del progetto Mam & Co ;
  • favorire l’adozione di misure efficaci per migliorare l’impatto del progetto;
  • rafforzare la “comunità di pratiche” degli attori territoriali che intervengono in questo ambito, anche attraverso la diffusione delle conoscenze, la condivisione metodologica e la messa in comune di risorse e strumenti;
  • configurare un’ipotesi per un nuovo modello di intervento, a partire dalle conoscenze acquisite nell’ambito della ricerca e della fase di sperimentazione, identificandone le condizioni di fattibilità e di sostenibilità;
  • rendere più efficace la comunicazione del progetto e dei suoi risultati nei confronti degli stakeholder, dei finanziatori e della cittadinanza in generale.

Attraverso l’elaborazione di un questionario, inviato a 30 strutture residenziali attive a Roma nel 2015, si è potuto stimare che le mamme accolte a Roma in strutture residenziali in quell’anno siano state circa 500 (si tratta di oltre 1000 persone, includendo i rispettivi i figli).

La ricerca rende inoltre disponibili informazioni di base sui servizi dedicati a mamme e bambini in difficoltà, una bibliografia ragionata, un sussidio che sintetizza il contesto, le prassi e la normativa sui nuclei mamma-bambino, una mappatura dei circuiti di assistenza e dei servizi a carattere residenziale operanti sul territorio romano.

È possibile scaricare l’Abstract ricerca “Per crescere insieme”. Per consultare il testo completo inviare una mail a La Nuova Arca:  [email protected].

 

La Rete delle strutture e dei servizi per i nuclei vulnerabili mamma-bambino

Dal progetto Mam&Co è nata e si sta sviluppando una rete regionale delle strutture e dei servizi che operano in maniera specifica in favore di donne madri sole e bambini.

Alla Rete delle strutture e dei servizi per nuclei vulnerabili mamme-bambino fanno ora riferimento le attività nate e gli strumenti creati con il progetto Mam&Co, perché possano essere sviluppati in funzione delle priorità identificate.

La volontà di dar vita ad una rete in questo campo è nata dalla constatazione che, a Roma come nel resto d’Italia, a tutt’oggi non esiste un luogo in cui le strutture che accol­gono nuclei mamma-bambino possano confrontarsi, sostenersi e promuovere collabo­razioni. La rete può essere anche un’occasione per rappresentare insieme, presso le sedi istituzionali, le peculiari istanze che caratterizzano i suoi aderenti.

La Rete nasce non solo per dare voce ai nuclei mamme-bambino in condizioni di forte vulnerabilità sociale, ma anche per sostenere percorsi di miglioramento della qualità dei servizi e di innovazione dei modelli d’intervento, mediante il confronto e lo scambio di buone pratiche, azioni di ricerca, formazione e sensibilizzazione.

Possono aderire alla Rete sia le organizzazioni che svolgono azioni di sistema in questo campo che i servizi a carattere residenziale, semiresidenziale e territoriale che si occupano in modo specifico dell’accoglienza, della protezione e dell’inserimento sociale dei nuclei mamma-bambino.

L’adesione alla Rete è gratuita e avviene mediante la sottoscrizione di un semplice Protocollo d’Intesa.

La Rete opera attualmente nel territorio della Regione Lazio. In prospettiva, potrà ampliare il proprio raggio d’azione fino ad assumere una dimensione nazionale.

Per aderire alla Rete visita il sito www.retemblazio.it oppure scrivi a [email protected].

 

A supporto della Rete e della diffusione delle sue attività, oggi opera la Cooperativa sociale KAIROS, attraverso il progetto “Famiglie e servizi in rete per i nuclei vulnerabili mamma – bambino”, finanziato dalla Regione Lazio in collaborazione con IPAB Asilo Savoia.

 

#CrescereInsieme

E oggi l’impegno della partnership nata con la Rete Mamma-Bambino continua con #CrescereInsieme

Un progetto per supportare l’autonomia delle madri sole e contrastare la povertà educativa dei bambini da 0 a 6 anni che vivono in famiglie monogenitoriali. L’intervento, finanziato dal bando di Con i Bambini, vede impegnata OASI ed altri 13 partner sul territorio della Regione Lazio

Tra i quattro appuntamenti dedicati alla formazione finanziati da FOR.AGRI anche il corso “Formazione on the job in Agricoltura Sociale” in collaborazione con Associazione Oasi

FOR.AGRIFOR.AGRI, il Fondo paritetico interprofessionale per la formazione continua in agricoltura, offre ai propri aderenti degli assegni formativi individuali utili per accedere a quattro eventi di formazione che hanno come tema l’agricoltura sociale.

I finanziamenti sono erogati in favore di impiegati, quadri e dirigenti di imprese con o senza scopo di lucro, enti, associazioni, fondazioni e cooperative che aderiscono al Fondo.

 

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Ad ottobre aprono le iscrizioni al Master in Agricoltura Sociale che Oasi organizza insieme alla Rete Fattorie Sociali.

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In catalogo ci sono quattro appuntamenti, le cui date saranno fissate una volta raggiunto il numero minimo di iscritti. Al momento della formazione delle aule sarà scelta anche la sede dei corsi, compatibilmente con le esigenze dei partecipanti. Tra i corsi finanziati c’è anche la “Formazione on the job in Agricoltura Sociale” che vede la collaborazione di Oasi insieme a l’ENAPRA, l’ente di formazione di Confagricoltura che organizza l’appuntamento, e la Rete Fattorie Sociali.

Nel dettaglio, questi sono i quattro eventi di formazione per i quali è possibile richiedere il voucher:

  • “Formazione on the job in Agricoltura Sociale”, organizzata dall’ENAPRA in collaborazione con la Rete Fattorie Sociali e l’Associazione Oasi;
  • “Corso propedeutico per gli interventi assistiti con gli animali”, organizzato dall’ENAPRA in collaborazione con la Rete Fattorie Sociali e l’Associazione “Asini Si Nasce”;
  • “Corso di base per il coadiutore dell’asino”, organizzato dall’ENAPRA in collaborazione con la Rete Fattorie Sociali e l’Associazione “Asini Si Nasce”;
  • “Corso di base per il coadiutore del cavallo”, organizzato dall’ENAPRA in collaborazione con la Rete Fattorie Sociali e l’Associazione “Asini Si Nasce”.

I voucher possono essere richiesti sul portale di FOR.AGRI. Un’impresa non può cumulare per lo stesso Avviso un numero di voucher equivalenti al valore di 6.000€.

Per ulteriori informazioni: Rete Fattorie Sociali
Mail: [email protected]
Telefono: 348.2564595

  • Articolo pubblicato il 22 Giugno 2016

Le novità e le priorità del neo eletto sindaco di Roma, Virginia Raggi, per quanto riguarda le politiche sociali della Capitale. L’influenza dell’emergenza migranti e di Mafia Capitale sul suo programma.

Virginia Raggi - il suo programma per le politiche socialiAcquisito l’esito elettorale delle amministrative di Roma, vediamo nel dettaglio cosa potrebbe cambiare per il welfare capitolino con l’elezione di Virginia Raggi e quali sono le priorità della nuova amministrazione. Un capitolo degli “11 passi“, il suo programma elettorale, è dedicato proprio alle politiche sociali.

Il welfare dopo Mafia Capitale
Già dall’introduzione emerge l’inevitabile influenza che gli scandali legati a Mafia Capitale hanno avuto sulla proposta programmatica di Virginia Raggi. Il “puntuale controllo sulle modalità di gestione e utilizzo delle risorse” e il “rafforzamento di progettualità che si sono dimostrate realmente efficaci” sono le soluzioni che il nuovo sindaco propone per rimettere ordine in un sistema duramente toccato dalle recenti inchieste giudiziarie.

Accoglienza dei migranti
Un punto molto delicato, insieme al destino della comunità Rom, riguarda proprio l’accoglienza dei migranti che anche Roma è chiamata ad ospitare. La Raggi prevede una distribuzione equa dei rifugiati in tutti i municipi di Roma, con l’intenzione di evitare squilibri tra il centro e le periferie e le possibili tensioni che possono derivare da essi. L’attenzione viene puntata anche sulla puntuale verifica degli obiettivi d’integrazione e sul controllo su eventuali infiltrazioni del malaffare. Il rafforzamento della cooperazione con il Comitato per l’Ordine e la sicurezza eviterebbe situazioni di conflitto sociale e si ritiene possa essere funzionale ad una reale politica di integrazione.

Campi Rom
L’intenzione è quella di procedere ad una graduale chiusura dei campi Rom che non pesi sulle casse comunali e sia in linea con la Strategia Nazionale per l’Integrazione. Le soluzioni alternative ai campi non sono state, però, nettamente esplicitate durante la campagna elettorale.

Minori
Per quanto riguarda i minori in difficoltà e quelli non accompagnati che cercano rifugio in Italia, si preferisce il potenziamento dei progetti che portino all’affido piuttosto che la soluzione “case famiglia”, per le quali è prevista una revisione del funzionamento. Particolare attenzione viene posta anche alla prevenzione dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo.

Disabili
L’intenzione di riformare il settore è forte anche nel paragrafo dedicato ai disabili. Il programma di Virginia Raggi ha proposto la revisione dell’attuale sistema di assistenza domiciliare e vuole favorire i percorsi di vita indipendente attraverso un “progetto di vita personalizzato ed integrato” e il supporto al cohousing. Inoltre, è prevista la costituzione di un “elenco di potenziali professionisti per il reperimento delle risorse umane destinate all’assistenza e al sostegno dei disabili”.

Anziani
Il supporto alla creazione dei condomini solidali e l’incentivazione del volontariato comunale appaiono come due punti molto innovativi del programma che, per quanto riguarda gli anziani, prevede anche una nuova regolamentazione dei centri anziani che ne favorisca l’utilizzo come centri polifunzionali.

Le priorità della nuova amministrazione, però, riguardano le politiche sociali nel loro insieme. Non solo è prevista l’approvazione di un Piano Regolatore Sociale, ma particolare enfasi è posta sulla “richiesta al Governo di esclusione dal Patto di Stabilità degli investimenti riconducibili alle politiche sociali“. Altri punti identificati come prioritari sono la revisione del sistema di assistenza domiciliare per anziani, minori e disabili e l’apertura e internalizzazione dei  P.U.A., i punti unici di accesso.

  • Articolo pubblicato il 26 Maggio 2016

Servizio Civile Universale, fiscalità, semplificazione normativa, una precisa definizione di Terzo Settore: quali sono le principali novità introdotte dalla riforma approvata ieri?

Dopo circa due anni dall’inizio dei lavori, la terza lettura alla Camera dei Deputati porta all’approvazione del disegno di legge Delega per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale. In attesa che vengano emanati dal Governo i decreti delegati, vediamo in sintesi quali sono i principali cambiamenti nel mondo del non profit identificati da Vita.it:

  • Definizione unitaria di Terzo settore
    Negli ultimi 30 anni si sono sovrapposte leggi e relative definizioni per gli enti del Terzo Settore. Oggi si arriva ad una definizione unica per tutti, presente nell’art. 1: “il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi. Non fanno parte del Terzo settore le formazioni e le associazioni politiche, i sindacati, le associazioni professionali e di rappresentanza di categorie economiche”.
  • Semplificazione della normativa: Codice del Terzo Settore
    È prevista la stesura del Codice del Terzo Settore che semplificherà e riordinerà la normativa preesistente riguardante lo statuto civile delle persone giuridiche. Quali saranno le caratteristiche principali del Codice?

    Conterrà disposizioni generali applicabili a tutti gli enti, individuerà le attività di interesse generale svolte dalle organizzazioni del terzo settore e la loro differenziazione tra i diversi tipi di ente, definirà forme e modalità di organizzazione, amministrazione e controllo, prevederà il divieto di redistribuzione degli utili, determinerà le modalità di rendicontazione, verifica, controllo, informazione ispirate alla trasparenza e le modalità di tutela dei lavoratori e della loro partecipazione ai processi decisionali. – da Vita.it

    Sarà, inoltre, definito un Registro Nazionale del Terzo Settore e il Cosiglio Nazionale del Terzo settore, il quale accorperà l’Osservatorio del Volontariato e quello dell’Associazionismi di promozione sociale.

  • Nuova definizione di impresa sociale
    Solo 700 imprese sociali sono sorte dopo la Legge 155/2006, che le ha definite. Da oggi l’impresa sociale viene definita come “organizzazione privata che svolge attività d’impresa per le finalità di cui all’articolo 1, che destina i propri utili prioritariamente al conseguimento dell’oggetto sociale ma può remunerare il capitale investito nella misura pari a quanto oggi in vigore per le cooperative a mutualità prevalente, adotta modalità di gestione responsabili e trasparenti, favorisce il più ampio coinvolgimento dei dipendenti, degli utenti e di tutti i soggetti interessati alle sue attività“.
  • Revisione della normativa in materia di volontariato e promozione sociale
    Viene prevista l’armonizzazione della normativa su volontariato e promozione sociale, la promozione del volontariato anche in collaborazione con il sistema scolastico e la valorizzazione dell’esperienza dei volontari in ambito formativo e lavorativo. I Centri di Servizio per il Volontariato (CSV) potranno essere gestiti non solo dalle organizzazioni di volontariato ma da tutti gli enti del terzo settore (sebbene negli organi di governo la maggioranza deve essere garantita al volontariato) e i servizi saranno erogati a tutti gli enti che si avvalgono di volontari. È inoltre prevista la costituzione di organismi di coordinamento regionali e sovraregionali con funzione di programmazione e controllo dei CSV.
  • Servizio civile Universale
    Il servizio civile universale, si aprirà ai cittadini stranieri regolarmente residenti, prevederà uno status giuridico specifico per i volontari in servizio civile e modalità di accreditamento per gli enti titolari di progetto. Il progetto avrà una durata variabile tra otto mesi e un anno con possibilità di adeguamento alle esigenze di vita e lavoro del giovane volontario, con la previsione che il servizio sia prestato in parte in uno degli Stati membri dell’Unione europea nonché per iniziative riconducibili alla promozione della pace e della nonviolenza e alla cooperazione allo svilupo anche nei Paesi extra europei. Il servizio civile potrà essere riconosciuto a fini formativi e lavorativi.
  • Fiscalità e sostegno economico
    È prevista la semplificazione della normativa fiscale e l’istituzione di misure di supporto come alcuni strumenti di finanza sociale, l’agevolazione delle donazioni, la costituzione di un fondo presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il consolidamento e una più trasparente regolazione del cinque mille. Viene però richiesta maggiore trasparenza alle organizzazioni del terzo settore.
  • Supporto a interventi innovativi
    Un fondazione di diritto privato, Italia Sociale, sosterrà con risorse finanziarie e competenze gestionali gli enti di terzo settore che, attraverso interventi innovativi, produrranno beni e servizi che si caratterizzeranno per l’elevato impatto sociale e occupazionale.
  • Articolo pubblicato il 3 Maggio 2016

Alla presenza del Presidente della Regione e dell’Assessore Visini, oggi partono ufficialmente i lavori per il Piano sociale regionale, che prevedono la partecipazione attiva di istituzioni e Terzo settore

Piano sociale - Evento Prendersi cura, un bene comuneLa mensa della Caritas di Roma di via Marsala, completamente piena, ha visto percorrere i primi passi del lavoro che porterà Regione Lazio, enti locali e società civile alla stesura del Piano sociale atteso da 17 anni. Ad aprire l’evento Prendersi cura, un bene comune è stata l’Assessore alle politiche sociali, sport e sicurezza, Rita Visini, che ha ricordato Don Luigi di Liegro, il fondatore della Caritas diocesana di Roma, citando il suo invito a “sporcarsi le mani” e all’amare condividendo per esprimere l’impegno che si propone la Regione nell’ambito del welfare. A presentare questo appuntamento c’erano anche il direttore della Caritas romana, Monsignor Enrico Feroci, e il Presidente Nicola Zingaretti.

Il nuovo Piano sociale sarà uno strumento di programmazione degli interventi e delle politiche sociali che permetterà di coniugare l’esigenza di innovare con l’esperienza delle azioni già messe in pratica con risultati positivi. Un documento, quindi, che agisce alle fondamenta di qualsiasi azione dell’Ente regionale nel campo del welfare. La redazione del Piano nascerà da una fase d’ascolto che coinvolgerà diversi attori sociali, soggetti istituzionali e realtà territoriali, per poter fare tesoro delle esperienze di chi è impegnato nel settore del welfare e tener conto delle loro esigenze. La predisposizione del Piano ha visto anche il contributo dell’Associazione Oasi che, in collaborazione con l’Università di Roma – Tor Vergata, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Forum del Terzo Settore del Lazio, è stata impegnata nella realizzazione di un intervento di consulenza e assistenza tecnica e supporto operativo.

Il Presidente Zingaretti, nel corso del proprio intervento, afferma l’importanza di questo percorso iniziato oggi evocando l’articolo 3 della Costituzione, il quale prescrive alle istituzioni della Repubblica di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Seguendo il tracciato segnato da questo principio della Costituzione, il Presidente della Regione conclude il proprio discorso ricordando che “Le società che crescono di più sono quelle dove il welfare è più forte”.

  • Articolo pubblicato il 28 Aprile 2016

“Prendersi cura, un bene comune” sarà l’evento che il 3 maggio darà inizio ai lavori di stesura del Piano sociale regionale, il primo dal 1999.

Piano sociale regionale LazioÈ dal 1999 che nella Regione Lazio si attende l’approvazione di un nuovo Piano socio-assistenziale. Oggi, nell’ambito del percorso di riforma del sistema regionale delle politiche, dei servizi e degli interventi sociali, questo strumento assume un ruolo cardinale. Con la presentazione del documento-base per la discussione e il programma degli eventi sul territorio, avranno inizio i lavori di stesura del nuovo Piano triennale. L’evento che vedrà metaforicamente posare la prima pietra si chiama “Prendersi cura, un bene comune” e si svolgerà a Roma martedì 3 maggio, alle ore 11:15, a due passi dalla stazione Termini, presso la mensa dell’Ostello Caritas “Don Luigi Di Liegro” in via Marsala 113.

“Abbiamo scelto di costruire questo Piano attraverso un percorso di ascolto e di redazione partecipata” afferma Rita Visini, assessore alle politiche sociali, sport e sicurezza, nell’invito che ha rivolto a diversi soggetti appartenenti sia alla sfera pubblica che a quella della società civile. A partecipare attivamente alla stesura del Piano sociale regionale, infatti, sono stati chiamati amministratori locali, i dirigenti, i funzionari e gli operatori dei servizi pubblici, il mondo del terzo settore, della cooperazione e del privato sociale, i sindacati, le associazioni e anche tutti i cittadini che hanno il desiderio di partecipare a questo processo di creazione offrendo le proprie esperienze.

Registrarsi per partecipare all’appuntamento è già possibile visitando la pagina di registrazione a “Prenderi cura, un bene comune”. A dare inizio alla serie di incontri sarà presente anche il Presidente Nicola Zingaretti.

L’invito dell’assessore Rita Visini: Invito a “Prendersi cura, un bene comune”

  • Articolo pubblicato il 24 Febbraio 2016

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Nella mattinata di martedì 23 febbraio, presso la Sala Rosi del Dipartimento Politiche Sociali, Sussidiarietà e Salute di Roma Capitale, si è svolto il Laboratorio formativo dal titolo “Il Progetto Personale Integrato per il Nucleo Mamma-Bambino: esperienze e prospettive”.

All’evento, organizzato dalla “Rete strutture e servizi per nuclei vulnerabili mamma-bambino”, hanno partecipato circa 70 persone, tra operatori dei servizi e responsabili dei servizi territoriali cittadini.

Hanno aperto i lavori Angelina di Prinzio, responsabile della Rete di Accoglienza del Dipartimento Politiche sociali e Salvatore Carbone, il quale ha descritto la genesi e le iniziative della Rete, che si è costituita recentemente per favorire il confronto e il lavoro comune tra le strutture e i servizi territoriali che si occupano dell’accoglienza e dell’inserimento sociale dei nuclei mamma-bambino maggiormente vulnerabili.

Successivamente Andrea Zampetti, pedagogista sociale e docente di Progettazione educativa presso la Pontificia Università Salesiana, ha affrontato il tema della progettazione personale integrata per il nucleo mamma-bambino, come spazio per l’esercizio di una responsabilità comune. Nella TavolaIMG_1602 rotonda, condotta da Martino Rebonato (Cabina di regia l. 285/97) il tema della progettazione integrata è stato affrontato da diverse prospettive. Ne hanno parlato Paola D’Inzeo (IX Municipio di Roma Capitale), Gianpaolo Di Virgilio (Dipartimento Politiche sociali, Sussidiarietà e Salute di Roma Capitale), Alessandra Gatto (Comunità alloggio Margherita Naseau – Rachele), Federica Polcaro (Famiglie in rete – Cooperativa sociale L’Accoglienza) e Maria Grazia Viganò, esperta del settore.

L’incontro, molto partecipato, è stata un’occasione importante per rafforzare la comunità di pratiche sul territorio romano su queste tematiche, che vedono coinvolte le istituzioni e gli organismi del terzo settore in un forte impegno comune.

Molto interessante è stato, nella fase finale, l’intervento di Claudio De Angelis, già Procuratore della Repubblica presso Tribunale per i Minorenni di Roma, che ha sottolineato la necessità di una valida collaborazione tra i servizi sociali e gli organi giurisdizionali, nel rispetto però dei diversi ruoli e delle differenti funzioni.

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  • Articolo pubblicato il 9 Gennaio 2016

Assistenza tecnica e consulenza a Roma Capitale, Dipartimento Promozione dei Servizi Sociali e della Salute, nell’ambito delle azioni previste dal progetto “Unità Interdistrettuali di Servizio Specialistico per Minori e Sostegno alla Genitorialità”, in attuazione della Legge 285/97, al fine tra l’altro di assicurare in modo continuativo, per l’intero periodo di validità dell’incarico, la necessaria assistenza tecnica al personale dell’Amministrazione Comunale che opera nell’area dei minori per la programmazione, lo start up e lo sviluppo delle Unità interdistrettuali di servizio specialistico per minori e di sostegno alla genitorialità (UIM) nei quadranti cittadini relativi al territorio delle ASL RM A, B, C, D ed E.

  • Articolo pubblicato il 22 Dicembre 2015

Valorizzare il protagonismo delle giovani generazioni e rilanciare politiche giovanili attive”: è questo il messaggio centrale che emerge dall’assemblea della Rete ITER, i cui soci si sono riuniti a Roma lo scorso 15 dicembre.

La Rete ITER è un’associazione senza scopo di lucro, nata nell’anno 2000, costituita da Enti locali e Organizzazioni no profit, diffuse in quasi tutte le regioni italiane. Nasce con l’obiettivo di mettere in rete e innovare le politiche a favore delle giovani generazioni, sostenendo gli enti locali nella programmazione e realizzazione di Piani e interventi integrati. In questi ultimi anni ha realizzato diversi progetti di assistenza tecnica a decine di Comuni per la sperimentazione dei Piani Locali Giovani e di altri programmi, in collaborazione con ANCI e il Dipartimento per la Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Tra gli ultimi interventi realizzati, ricordiamo il progetto per lo sviluppo del sistema romano dei centri di aggregazione per adolescenti (in partenariato con l’associazione Oasi e con l’Università LUMSA) e il progetto INTUS_ Intelligenza ambientale, Narratività, Tagging delle risorse Urbane e Sensoristica diffusa.

L’Assemblea è stata l’occasione per discutere lo stato dell’arte delle politiche giovanili in Italia. Diversi soci hanno espresso forti perplessità sulle attuali politiche nazionali, regionali e locali per i giovani, sottolineando la necessità di una ripresa immediata di iniziativa in questo campo.

La Rete ITER continuerà a sollecitare al governo decisioni concrete sulle proposte già formulate in più occasioni al sottosegretario Olivero, insieme con le principali reti nazionali attive nel settore delle politiche giovanili.

I soci hanno poi evidenziato l’importanza della ricerca sociale sul mondo dei giovani e delle politiche giovanili. Per questo, la Rete ITER ha acquisito recentemente la proprietà dello storico Istituto IARD, che sarà impegnato in questo campo, in collaborazione con prestigiose Università italiane.