• Articolo pubblicato il 3 Giugno 2013

Secondo due rapporti promossi da Unioncamere, il microcredito, cresciuto nel 2011 del 42% rispetto al 2010, con 106,6 milioni di euro impegnati, ha permesso di finanziare 55.000 soggetti e di servire indirettamente molti dei cinque milioni di soggetti che costituiscono il bacino di utenza del mondo no-profit.

Microcredito in forte crescita negli anni della crisi. Questo fa sapere Unioncamere, che in due rapporti presentati a Roma, fotografa la rilevanza acquisita dal canale del microcredito e l’importanza delle iniziative sorte tramite esso.
Stando alle informazioni rilasciate, al 2011 sono 216 i programmi di microcredito avviati in Italia, con finanziamenti erogati in crescita del 42% rispetto all’anno precedente (106,6 milioni di euro contro 75,2 nel 2010). I beneficiari sono stati oltre 55 mila soggetti con un importo nominale medio dei nuovi prestiti concessi pari a 9.800 euro, lievemente più alto dell’analogo dato riferito al 2010 (9500 euro).

La rilevanza del microcredito va apprezzata sia in termini sociali, sia economici. Infatti in un periodo di credit crunch e di tagli al welfare imposti dagli obiettivi di contenimento del debito pubblico, dando ossigeno a molte imprese che fanno parte del variegato mondo non-profit, il microcredito ha indirettamente svolto un ruolo di strumento di contrasto agli effetti della crisi economica.
Gli oltre 120 mila operatori economici che, con diverse forme organizzative e diverse ragioni sociali, costituiscono l’universo del Terzo Settore in Italia, hanno risposto alle necessità di 5 milioni di utenti, soprattutto in materia socio-assistenziale, sanitaria, educativa e diretta all’inserimento lavorativo dei soggetti in condizioni di svantaggio, rivestendo anche una funzione economica di tutto rilievo, con 380 mila dipendenti (oltre a 70 mila volontari stimati).
Dicendolo con le parole di Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere: “L’assenza di risorse ha quindi condotto il mondo della solidarietà a rivestire un ruolo anche economico oltre che sociale: nascono e si sviluppano così esperienze quali il microcredito e l’impresa sociale, che piegano finanza e profitto al sostegno delle famiglie, dell’occupazione e della microimprenditorialità”.

Circa l’impulso all’imprenditora, il 56% dei programmi di microcredito sono stati indirizzati alla creazione di imprese, agevolando la nascita di 5.685 nuove attività, grazie a prestiti complessivamente pari a oltre 83 milioni di euro.
Un aspetto particolarmente pregevole e non scontato dell’impresa sociale è l’elevata propensione all’innovazione. Nel 2010 quasi un terzo delle imprese ha dichiarato di aver introdotto innovazioni (31%); più nello specifico, più di un’impresa su cinque ha scelto di concentrare la propria spinta inovativa verso i temi dell’organizzazione, quanto mai importanti in attività di questo tipo, fortemente orientate all’utilizzo di forza lavoro.

Fonte: associazioniinrete.it

  • Articolo pubblicato il 3 Giugno 2013

Le 10 cose più belle di Roma e 2 itinerari: informazioni utili per conoscere e visitare la Capitale scritte e testate dai redattori con sindrome di Down dell’Associazione Italiana Persone Down

Il Colosseo, Castel Sant’Angelo, piazza Navona, ma anche il Gianicolo e Ponte Milvio, sono questi alcuni dei monumenti scelti dai sei redattori con sindrome di Down della Guida turistica di Roma come i più belli della Capitale.
La guida dell’Associazione Italiana Persone Down, frutto del progetto europeo “Smart Tourism”, realizzato con le associazioni di persone con sindrome di Down di Lisbona e di Dublino, è stata presentata presso l’associazione Binario 95 alla stazione Termini.
La Guida è stata scritta e poi revisionata in seguito a dei test di effettiva fruibilità realizzati dai partner nel progetto.

Il convegno è iniziato con i saluti del Presidente AIPD, Mario Berardi: “La guida è fruibile e bellissima – ha affermato – ci auguriamo che abbia la maggiore diffusione possibile”.
Ad accogliere gli ospiti c’era poi Alessandro Radicchi, Direttore Nazionale Osservatorio Nazionale sul disagio e la solidarietà nelle stazioni e Presidente Europe Consulting Onlus, responsabile della struttura che ha accolto l“evento: “Credo che abbiamo molte cose in comune, Binario 95 ha come motto “perché non è sufficiente il necessario”. Come voi portiamo lo sguardo attraverso le cose semplici, e da un punto di vista che spesso non viene preso in considerazione. Il nostro obiettivo è quello di lavorare perché ciascuno recuperi la propria dignità, quello che ognuno è e per il quale deve essere accettato”.
Un redattore senza dimora ha presentato poi le attività del centro diurno Binario 95, aperto nel 2006 e che ospita oggi circa 30 persone.

Due gli interventi per spiegare la guida, quello di Moira Oliverio, redattrice con sindrome di Down e quello di Carlotta Leonori, operatrice AIPD e co-responsabile del progetto “Smart Tourism”.
“Nella guida abbiamo deciso di mettere – ha spiegato Moira – informazioni concrete: che tipo di prese elettriche ci sono nel nostro Paese, quanto costa il biglietto per i trasporti, cosa sono bar, pizzerie a taglio, pub, paninoteche. Per i dieci monumenti che abbiamo scelto come i più belli abbiamo dato informazioni su come arrivarci e quanto costa visitarli. La guida è facile da usare e da leggere, la possono usare tutti, se venite a Roma portatela con voi e divertitevi!”.

Il linguaggio utilizzato nella guida è frutto di uno specifico progetto di semplificazione, per rendere il testo fruibile a persone con disabilità intellettiva, a bambini o a chi parla poco la nostra lingua: “Abbiamo utilizzato diversi accorgimenti – ha spiegato Leonori – come scrivere con parole semplici, frasi brevi, stampare in carattere grande e maiuscolo, differenziare gli argomenti per colore, affiancare foto alla parte scritta per una maggiore immediatezza, non andare mai accapo con le parole, indicare chiaramente i numeri e gli orari precisando, per il tempo, se parlavamo di mattina o pomeriggio. Questi sono solo alcuni degli accorgimenti seguiti per la promozione del movimento in città in autonomia e della conoscenza attiva del territorio”.

Entusiasta della pubblicazione Flaminia Santarelli, Dirigente Area Promo-commercializzazione Agenzia Regionale del Turismo Dipartimento Istituzionale e Territorio: “Questa guida è veramente perfetta – mi ha colpito veramente – intanto per metodologia del lavoro, di squadra, di scambio. Pochissimi fanno il test sul proprio lavoro, fondamentale. Quello che conosciamo e amiamo non è scontato. Le questioni pratiche e concrete sono state affrontate con molta cura, considerateci a vostra disposizione come Ufficio turismo della Regione Lazio”.

Nel corso del convegno è arrivata una nota del direttore generale per la valorizzazione del patrimonio culturale del ministero dei Beni Culturali Anna Maria Buzzi: “É con grande piacere e con sincero compiacimento che la Direzione Generale per la valorizzazione del patrimonio culturale accoglie la pubblicazione della prima guida turistica di Roma ad alta comprensibilità, una guida facilitata su Roma, per aprire al grande pubblico la conoscenza di una storia millenaria, spesso complessa, ma di grande fascino e di incomparabili suggestioni. Auspico che tali progetti, tanto più encomiabili poiché scaturiti dall’impegno dei medesimi fruitori, abbiano un sempre maggiore riconoscimento e la più ampia diffusione”.

In chiusura ci sono stati i saluti della delegazione portoghese e di quella irlandese.

La guida da oggi è scaricabile in italiano e inglese sul sito www.aipd.it

Fonte: aipd.it

  • Articolo pubblicato il 30 Maggio 2013

Nel negozio di Alessandra, a due passi dal Colosseo, il taglio costa 8 euro, 3 dei quali vanno a sostenere il centro di aiuto per uomini violenti che hanno deciso di riabilitarsi

Un taglio solidale, per non rinunciare anche all’estetica in tempo di crisi e sostenere i centri di aiuto per uomini che maltrattano le donne. L’idea originale è di Alessandra, che ha deciso di dedicare il terzo mercoledì, quello più vicino alla fine del mese a cui si arriva sempre più in difficoltà, alle donne precarie, pensionate o disoccupate. Chi è in difficoltà economica può tagliarsi i capelli nel suo negozio a due passi dal Colosseo, a soli otto euro. Cifra ridotta rispetto al listino prezzi e destinata in parte (tre euro) al C.a.m, il Centro di ascolto per uomini maltrattanti.

«Con la crisi sono aumentate le donne che rinunciano al parrucchiere per far fronte alle spese – racconta Alessandra. Si pensa così di tagliare il superfluo, in realtà essere a posto e prendersi cura di sé aiuta a sentirsi più sicure. In particolare se si deve cercare lavoro e affrontare un colloquio. Per questo abbiamo pensato di dedicare un’iniziativa alle donne disoccupate, precarie o in difficoltà». L’ispirazione è arrivata anche dall’esempio di un’altra italiana, Lucia Iraci, che dopo aver aperto un lussuoso salone nel cuore di Parigi, ha pensato a una succursale anche nella banlieu della capitale francese, dedicato alle donne disagiate.

L’iniziativa di Riccio capriccio è partita a gennaio e da allora «le ragazze che si sono prenotate sono state tantissime – continua Alessandra. L’idea era anche legarla a un progetto sociale, abbiamo quindi contattato diverse associazioni. Poi un’amica mi ha parlato del centro per uomini maltrattanti e mi è sembrata l’iniziativa più adatta da sposare. Così avremmo aiutato due volte le donne: non solo nel prendersi cura di sé, ma anche col supporto agli uomini che vogliono riabilitarsi dopo aver commesso una violenza e che spesso sono i loro compagni o i padri dei loro figli».

Degli otto euro del taglio, tre vanno infatti al C.a.m. Centro di ascolto per uomini maltrattanti , un servizio di prima accoglienza e presa in carico di uomini che hanno deciso di intraprendere un percorso di cambiamento per contrastare il comportamento violento. Il progetto di Alessandra è inoltre di estendere l’iniziativa ad altri centri e saloni della Capitale, per fare rete: il primo ad aver risposto è un parrucchiere a Garbatella. E a breve sarà online un sito che raccoglie tutte le iniziative solidali di questo tipo. (Redattore Sociale)

Fonte: romasette.it

  • Articolo pubblicato il 30 Maggio 2013

Secondo il Rapporto Unicef, mancano definizioni, metodologie e indicatori comuni. A livello nazionale, Miur e Istat le fonti principali: aumentano gli studenti disabili e gli insegnanti di sostegno, al Sud ancora molte barriere nelle scuole. Solo il 16% partecipa ai campi scuola

ROMA – Dati non aggiornati, impossibili da accorpare e comparare a livello internazionale, per mancanza di indicatori, metodologie e definizioni comuni: così i bambini e gli adolescenti disabili “sono troppo spesso invisibili nelle statistiche, nelle politiche, nelle società”: è quanto emerge dal rapporto su “La condizione dell’infanzia nel mondo 2013. Bambini e adolescenti con disabilità” presentato dall’Unicef. In particolare, per quanto riguarda la definizione stessa di disabilità, questa “è rimasta per molto tempo basata prevalentemente sull’aspetto medico”.

Per quanto riguarda l’Italia, in generale emerge una carenza di politiche e servizi di qualità, quindi “limitate opportunità di partecipare all’interno delle comunità”. I dati riferiti dal rapporto sono tratta da indagini nazionali indipendenti, che non possono quindi essere confrontati tra loro.

Miur. Secondo i più recenti dati del ministero dell’Istruzione, nell’anno scolastico 2011-2012 gli studenti con disabilità erano 215.590 unità contro i 208.521 dell’anno precedente. Dall’andamento relativo alle certificazioni di disabilità, si è rilevato che, dal 2000/2001 al 2010/2011, queste sono aumentate del 51%, passando dai 126.994 dell’anno 2000/2001 ai 208.521 del 2010/2011. Per quanto riguarda il numero degli insegnanti di sostegno, negli ultimi due anni si è passati dalle 96.089 unità del 2010/2011 alle oltre 98.000 dell’anno successivo, vale a dire dal 12,1% al 12,8% rispetto all’intero corpo docente.

Istat-Miur. In base all’indagine su “L’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, statali e non statali”, pubblicata nel 2013 in collaborazione con il Miur e riferita all’anno scolastico 2011/2012, sulla base di informazioni ricevute da 23.222 scuole primarie e secondarie di primo grado, gli alunni disabili rappresentano circa il 3% del totale: 81.000 sono iscritti alla scuola primaria, poco più di 63.000 nella secondaria di primo grado. Prevale la disabilità mentale, che interessa circa il 36,3% dei ragazzi nella scuola primaria e il 42,9% di quelli della scuola secondaria. Nella scuola primaria si registrano anche disturbi dell’attenzione, del linguaggio e dell’apprendimento, che riguardano rispettivamente il 27,0%, 24,7% e il 20,1% degli alunni con disabilità. Per quanto riguarda gli insegnanti di sostegno, il Miur ne conta poco più di 65.000. Al Sud si registra il maggior numero medio di ore di sostegno assegnate per alunno (12 ore medie settimanali, contro le 9 del Centro-Sud) e il minor numero di ore prestate dall’assistente educativo (poco più di 5 ore, contro le quasi 13 del Nord). Circa il 9% delle famiglie degli alunni risulta aver fatto ricorso per ottenere un aumento delle ore di sostegno. Appena la metà degli alunni disabili partecipa alle attività extra-scolastiche e solo il 16% ai campi scuola (15% nella scuola primaria, 17% nella secondaria). Infine, per quanto riguarda le barriere architettoniche, aumenta lentamente il numero di scuole primarie e secondarie che ne hanno ridotto il numero. Le scuole accessibili sono soprattutto al Nord (85,1% delle primarie, 91,9% delle secondarie), mentre al Sud solo il 73,8% delle primarie e l’85,2% delle secondarie è senza barriere.

Presidi residenziali. Secondo l’indagine Istat “I presidi residenziali socio -assistenziali e socio-sanitari al 31 dicembre 2010”, il numero dei minorenni con disabilità ospiti di presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari sono poco più di 3.000, ovvero circa il 15,7% dei 19.323 minorenni ospiti di queste strutture.

Fonte: superabile.it

  • Articolo pubblicato il 29 Maggio 2013

Roma. Una contrazione del Pil pari al 2,4%, una caduta della domanda interna di 4,8 punti percentuali, un crollo del potere d’acquisto delle famiglie italiane, anch’esso di 4,8 punti percentuali. Il rapporto annuale dell’Istat sintetizza così l’anno drammatico che abbiamo alle spalle: «Si tratta di una caduta di intensità eccezionale che giunge dopo un quadriennio di continuo declino. A questo andamento hanno contribuito soprattutto la forte riduzione del reddito da attività imprenditoriale e l’inasprimento del prelievo fiscale». Con queste premesse macroeconomiche il rapporto Istat passa poi a dettagliare lo scenario sociale dell’Italia del disagio e spiega che sono raddoppiate negli ultimi due anni le persone in famiglie gravemente deprivate, quelle cioè che presentano almeno 4 sintomi sui nove considerati (si va dal non potersi permettere spese impreviste né di fare una settimana di ferie in un anno all’avere arretrati per il mutuo, l’affitto o le bollette, al non poter consumare un pasto adeguato ogni due giorni, e altre ristrettezze di questo tipo): la loro quota è passata dal 6,9% del 2010 al 14,3% del 2012: si tratta di 8,6 milioni di persone. Ma il bradisismo sociale riguarda in realtà una fascia più ampia di popolazione: le famiglie che presentano almeno tre sintomi di disagio economico sono il 24,8% della popolazione ovvero quasi 15 milioni di persone (al Sud questa percentuale sale al 40 per cento).
Dietro a questo declino economico e sociale c’è ovviamente la grande scarsità di lavoro, anche se è la stessa Istat a segnalare che alla forte e perdurante flessione dell’attività produttiva finora ha corrisposto un calo dell’occupazione relativamente contenuto per effetto dell’incremento del part time e dell’ampio ricorso alla Cassa integrazione guadagni. In pratica nel 2012 l’occupazione risulta diminuita del 2,2 per cento rispetto al 2008 (dall’inizio della crisi sono quindi andate perdute 506 mila unità di lavoro). Il calo, annotano gli esperti, è stato tuttavia molto più forte nel Sud (la contrazione dell’occupazione dal 2008 alla fine del 2012 è stata di ben 4,6 punti percentuali). La disoccupazione, peraltro, è cresciuta del 30,2 per cento nel 2012 (+636 mila unità, oltre un milione in più del 2008) ma questo è avvenuto anche per la riduzione dell’inattività: molte donne, che prima erano inattive hanno cominciato a cercare un lavoro. Intanto, però è aumentato un segmento particolare dell’inattività,quello delle forze di lavoro potenziali: si tratta di 3 milioni e 86 mila individui che si dichiarano disposti al lavorare anche se non cercano un lavoro oppure sono alla ricerca di un posto ma non immediatamente disponibili: se si sommano le forze di lavoro potenziali ai disoccupati, dice l’Istat, il numero di persone “impiegabili” che premono alle porte del mercato del lavoro si avvicina a sei milioni di persone.
Crisi e ristrutturazioni, poi, hanno picchiato duro soprattutto sulle professioni più qualificate: il gruppo dei dirigenti e imprenditori ha perso nel giro di 4 anni ben 449 mila unità (che vuol dire una riduzione del 42,6% in questa categoria sociale) e quasi 100 mila solo nel 2012: nella maggior parte, annota l’Istat sono piccoli imprenditori e dirigenti d’impresa.
Infine, ma in cima alla lista per quel che riguarda il futuro del Paese, c’è la questione giovani: l’Istat ricorda che tra il 2008 e il 2012 gli occupati compresi fra i 15 e 29 anni sono diminuiti di 727 mila unità(di cui 132 mila solo nell’ultimo anno) e il loro tasso di occupazione è sceso di 7 punti percentuali. Parallelamente il tasso di disoccupazione giovanile in questa fascia d’età tra il 2011 e il 2012 è aumentato di quasi cinque punti percentuali dal 20,5 al 25,2(a Sud la percentuale è ormai la 37,3%). Non basta: l’Italia ha la quota più alta d’Europa (23,9%) di «neet»(not in education employment or training).Sono 2 milioni 250 mila persone: il 40% di loro cerca attivamente un lavoro,un terzo fa parte delle forze di lavoro potenziali, il 29,4% non cerca lavoro e nemmeno è disponibile a lavorare. Rossella Bocciarelli

Fonte: confinionline.it

  • Articolo pubblicato il 29 Maggio 2013

Si svolgerà il prossimo 5 giugno a Roma in  Piazza di Novella 2, il primo dei 4 appuntamenti del Censis per “Un Mese di Sociale”, dal titolo La politica al tempo della società impersonale.
Oltre la rabbia verso i politici e la sfiducia nelle istituzioni, qual è la traccia della nuova domanda e dell’offerta politica nella società impersonale? Non più motore di crescita e stimolo per l’ascensione sociale, la politica si limita a cavalcare una tendenza verso il rancore, l’appiattimento al basso senza mobilità. Possiamo solo subire una politica di caste e «signor nessuno» o c’è ancora da qualche parte, nella dinamica sociale, la voglia di tornare a crescere?
Intervengono:
Giuseppe RomaDirettore Generale Censis
Francesco MaiettaResponsabile settore Politiche sociali Censis
Guido CrainzDocente di Storia Contemporanea Università di Teramo
Giuseppe De RitaPresidente Censis

Gli altri appuntamenti:
Un mare di numeri senza interpretazione
Il primato dell’opinione nella comunicazione orizzontale
Fenomenologia della società impersonale

Fonte: censis.it

  • Articolo pubblicato il 29 Maggio 2013

Contributi per realizzazione di progetti da parte di aggregazioni di imprese nelle forme di ATI, ATS, Consorzi e Contratti di Rete appartenenti ai settori dell’industria, dell’artigianato e dei servizi.

Le domande di accesso a contributo potranno riguardare la realizzazione di progetti imprenditoriali ricadenti in una delle seguenti tipologie:

  • “Start-up di reti”: progetti imprenditoriali finalizzati alla costituzione di aggregazioni tra imprese nella forma del “Contratto di rete”;
  • “Investimenti in rete”: progetti imprenditoriali finalizzati alla realizzazione del “Programma comune di rete” da parte di PMI e dei loro investimenti innovativi strettamente connessi a detto Programma;
  • “Valore Aggiunto Lazio”: progetti imprenditoriali ricadenti nelle seguenti tipologie:
    • Progetti di Ricerca industriale e Sviluppo sperimentale realizzati in maniera congiunta da PMI, eventualmente anche in collaborazione con Organismi di ricerca, e con la partecipazione di almeno una Grande Impresa oppure una impresa che possegga un Indicatore sintetico di complessità organizzativa (indicatore IRAP) non inferiore a 8 Milioni € (che fungerà da Capofila VAL);
    • Progetti delle PMI connessi a detti progetti o comunque finalizzati alla crescita tecnologica, organizzativa e di mercato delle stesse, che abbiano lo scopo di avviare e consolidare legami stabili con il Capofila VAL.

 Agevolazioni pari a:

1. Acquisizione di servizi reali: contributo diretto alla spesa, con intensità max pari al 50%;

2. Investimenti innovativi materiali e immateriali: contributo in conto impianti, con intensità max pari al 20% per PMI e 10% per Grandi Imprese.

3. Ricerca industriale e Sviluppo sperimentale: contributo diretto alla spesa, con intensità max del 50% per Ricerca, 25% per Sviluppo e le maggiorazioni in caso di partecipazione di PMi e organismi di ricerca (vedi Regolamento (CE) n. 800/2008).

4. Premi di risultato: per la tipologia di progetti imprenditoriali “Investimenti in rete”, con riferimento ai soli contributi sulle spese di investimento concesse alle medie imprese in regime di “de minimis” è riconosciuto un premio pari ad un’ulteriore 20% delle spese ammissibili effettivamente riconosciute.

Tale premio verrà riconosciuto solo se le imprese appartenenti al Contratto di Rete avranno incrementato complessivamente, entro il secondo esercizio successivo alla conclusione del progetto, la base imponibile IRAP di almeno il 10% rispetto quella utilizzata per calcolare l’Indice sintetico di complessità organizzativa al momento della presentazione della domanda.

Fonte: www.synagosrl.com

  • Articolo pubblicato il 24 Maggio 2013

Čadca (Slovacchia) – dal 7 al 15 Giugno 2013

Lo scambio vuole portare giovani da 5 paesi europei nella regione di Kysuce, in Slovacchia, che si eserciteranno assieme in differenti pratiche (come sport, teatro, danza…), creando un dialogo tra culture differenti basato sulla creatività e sull’arte circense. I giovani, unendo le discipline sperimentate e lavorando sulle coreografie, realizzeranno una rappresentazione per la città di Čadca che coinvolgerà anche la comunità locale, usando poi il prodotto finale del video che verrà realizzato per promuovere l’inclusione sociale.

EUROCIRCUS prevede un impatto sul territorio molto forte, i partecipanti allo scambio avranno la possibilità di lavorare a contatto con gli abitanti locali, nelle scuole o in spazi non formali, in sessioni di laboratori creativi nell’ambito sportivo e teatrale, rafforzando il dialogo interculturale che si instaurerà durante i giorni dello scambio.

I partecipanti avranno l’opportunità di acquisire nuove competenze, abilità circensi e la capacità di lavorare assieme in un contesto multiculturale per la realizzazione di un progetto comune. Usando metodi di educazione non-formale, lo scambio cerca di dare la possibilità ai giovani partecipanti di approfondire la conoscenza di sé stessi, dei propri limiti e di come superarli, promuovendo l’uso dell’arte e dello sport come strumento di inclusione, sensibilizzando gli stessi giovani su tematiche civiche importanti.

Nello scambio parteciperanno ragazzi provenienti da Slovacchia, Italia, Estonia, Francia e Spagna.

Ciascun gruppo nazionale sarà composto 5 partecipanti tra i 15 ed i 21 anni più un accompagnatore per gruppo. Per l’accompagnatore non ci sono limiti di età.

Lo scambio sarà itinerante all’interno della regione di Kysuce, i partecipanti verranno ospitati, durante la prima parte dello scambio, a Stara Bystrica e, nella seconda parte, a Čadca, in Slovacchia.

L’azione Gioventù per l’Europa del programma Gioventù in Azione copre vitto, alloggio e assicurazione mentre per i viaggi dei partecipanti ha una copertura parziale. Il Cemea quando si partecipa ad uno scambio internazionale solitamente anticipa il 70% del costo (che verrà poi rimborsato dal programma), organizzandolo per i partecipanti e prepara lo Youth Leader, una figura volontaria che però desidera prendersi la responsabilità del gruppo e del lavoro comune con gli altri youth leaders una volta allo scambio e che quindi è in grado di comunicare quanto meno in inglese, se non addirittura nella lingua dell’organizzazione di accoglienza. Laddove è stato previsto, lo YL partecipa anche a una visita di preparazione che permette di visitare in anticipo i luoghi dello scambio e di conoscere gli altri accompagnatori. Il 30% del viaggio, compreso quello dello youth leader, non è coperto dal programma perché vuole rappresentare un cofinanziamento del partecipante. Vi sono inoltre costi sostenuti dall’organizzazione di invio per tutte le procedure di organizzazione e valutazione degli scambi che non hanno alcun riconoscimento o copertura economica.

Viene richiesto quindi ai partecipanti ad uno scambio con

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il Cemea di sostenere le seguenti spese:

  • 30% del viaggio di andata e ritorno
  • una quota parte del 30% del viaggio dello Youth Leader al fine di garantirgli quanto meno l’assenza di spese vive per accompagnarvi
  • 100 euro di quota di partecipazione forfettaria per i costi non coperti dal programma

Se il gruppo viene composto con anticipo e si possono così fermare i viaggi per tempo le prime due voci diventano automaticamente meno onerose rendendo lo scambio internazionale economicamente poco costoso considerandolo nel suo complesso.

Per ulteriori informazioni clicca qui

  • Articolo pubblicato il 24 Maggio 2013

Da questa settimana è on line Infocontinua Terzo Settore , il portale di consulenza giuridica, fiscale e amministrativa dedicato al mondo del volontariato, dell’associazionismo e della cooperazione sociale.

Grazie al complesso lavoro realizzato da CSVnet (Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato) in collaborazione con il Forum Nazionale del Terzo Settore, Consulta del Volontariato presso il Forum e ConVol (Conferenza Permanente delle Associazioni, Federazioni e reti di Volontariato) le organizzazioni aderenti e le loro articolazioni territoriali hanno a disposizione una serie di informazioni e servizi per essere sempre aggiornate sulle normative del settore, sugli adempimenti e le scadenze amministrative.

Il Portale nasce dall’esperienza che la rete dei Centri di Servizio per il Volontariato ha maturato nel corso degli anni con servizi di consulenza ed informazione indirizzati alle Organizzazioni di Volontariato.

Oltre alle notizie, di facile lettura e consultazione, saranno disponibili anche approfondimenti e strumenti utili come vademecum, modulistica istituzionale, fac simili e percorsi di accompagnamento su “come fare”  per rispettare gli adempimenti normativi del settore non profit.

Fonte: volontariamo.com

  • Articolo pubblicato il 21 Maggio 2013

Con la crisi crescono le diseguaglianze nella società e si accentuano le povertà. Perché i meno abbienti sono quelli che delle politiche di rigore risentono di più. Lo rivelano gli ultimi dati Ocse, presentati a Parigi, secondo i quali, negli anni fra il 2007 e il 2010, povertà e differenze sono cresciute più di quanto non sia accaduto nei 12 anni precedenti. Secondo l’analisi, se da una parte il welfare ha attutito il colpo per molti, (ma – avverte l’Ocse – ulteriori tagli alla spesa sociale genereranno sempre più poveri), nelle classi più abbienti le cose vanno diversamente: in particolare, il 10% più ricco della popolazione ha guadagnato nel 2010 9,5 volte il reddito del 10% più povero. Era 9 volte nel 2007.
Il gap è maggiore in Cile Messico, Turchia, Stati Uniti e Israele e minore in Islanda, Slovenia, Norvegia e Danimarca. “Risultati preoccupanti che pongono l’accento sull’esigenza di proteggere i più vulnerabili della società, specialmente nel momento in cui i Governi sono concentrati sul necessario compito di riportare la spesa pubblica sotto controllo”, ha detto Angel Gurria, segretario Generale dell’Ocse. “Sono necessarie politiche per aumentare la crescita e l’occupazione – ha osservato – per garantire la correttezza, l’efficienza e l’inclusione. Tra queste politiche, riformare i sistemi fiscali: è essenziale garantire che ognuno paghi la propria giusta quota e riceva i benefici e il sostegno di cui ha bisogno”.
Utilizzando livelli pre-crisi di reddito come un punto di riferimento, il numero di persone che vivono in povertà è aumentato durante la crisi nella maggior parte dei Paesi, sottolinea l’Ocse. Alcune politiche hanno contribuito a mitigare l’aumento complessivo, ma l’impatto varia. Tra il 2007 e il 2010, il tasso di persone in povertà relativa nei paesi Ocse è aumentato dal 13 al 14% tra i bambini e dal 12 al 14% tra i giovani, ma è sceso tra gli anziani.
Fino al 2010, in molti Paesi, i pensionati sono stati in gran parte protetti, mentre le famiglie con lavoratori hanno accusato il colpo. I bambini poveri sono in aumento nei 16 Paesi Ocse sin dal 2007, con picchi di 2 punti percentuali in Turchia, Spagna, Belgio, Slovenia e Ungheria. Sono proprio loro, giovani del futuro, la categoria più a rischio povertà, evidenzia lo studio. L’ineguaglianza sarà uno dei temi chiave sul tavolo dell’annuale Forum dell’Ocse, dal titolo “Jobs, equality and trust”, a Parigi dal 28 al 29 maggio prossimi.

Fonte: confinionline.it