La scorsa settimana è stato presentato a Roma il “Rapporto sulla protezione internazionale” frutto della dalla stretta collaborazione di vari enti: Caritas, Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), Cittalia, Fondazione Migrantes, Servizio Centrale dello SPRAR e UNHCR. Il primo dato ad emergere è quello del vertiginoso aumento delle domande di asilo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: nei primi sei mesi del 2014 le richieste presentate sono state infatti circa 25mila, il doppio del totale del 2013. Lo studio fotografa la situazione attuale dei flussi migratori, cogliendo il nesso imprescindibile tra le crescenti migrazioni e le situazioni sempre più diffuse di crisi sociale, istituzionale ed economica dei paesi di partenza.
Gli ultimi anni, dal dicembre 2010 in poi, quindi dalla primavera araba fino all’inasprirsi delle tensioni mediorientali, hanno rappresentato una causa importante dell’esodo di numerosissimi migranti: Iraq, Libano, Afghanistan e Siria sono i paesi sempre più coinvolti nel fenomeno migratorio. Il rapporto osserva inoltre l’incremento degli sbarchi sulle coste italiane: il numero di traversate (giunte a buon fine, quindi le sole conosciute) nei primi sei mesi del 2014, quindi da gennaio a luglio, è di 400: solo nel nostro paese le “carrette” del mare hanno portato 65.456 persone, e nello stesso momento del 2013 i migranti arrivati dal mediterraneo erano appena un decimo, 7.916 persone.
Le provenienze più frequenti dei migranti sono principalmente quella africana e la mediorientale, ma con un focus più preciso il rapporto rivela che tra i mediorientali il 30% è eritreo, a seguire siriano e poi malese. Nel 2013 le percentuali non erano molto diverse: il 26,3% del totale era costituito da migranti siriani, il 23% erano eritrei e il 7% somali. Per trovare una differenza significativa bisogna risalire al 2012, quando la prima nazionalità tra i migranti in arrivo era quella tunisina (il 17% del totale). L’incremento negli ultimi anni degli arrivi siriani è chiaramente da rintracciare nell’inizio della guerra civile anti Assad e poi del sorgere dell’Is.
Il Rapporto sulla protezione internazionale si concentra anche sull’accoglienza dei migranti nell’ultimo anno, tracciando un profilo della disponibilità di posti nelle strutture governative: nei primi sei mesi del 2014 le persone accolte e assistite nei centri sono state 10.331, acui vanno a sommarsi i 28.500 migranti accolti nei Centri di accoglienza straordinaria. Nel primo semestre del 2014 si è inoltre registrato un incremento dei posti disponibili nello SPRAR, il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, che nel triennio 2014-2016 finanzierà 456 progetti per arrivare ad un totale di 13.020 posti di accoglienza a cui vanno aggiunti i 6.490 già attivi. I comuni attualmente coinvolti nel sistema SPRAR sono 375, acui si devono aggiungere 30 province e 10 unioni di comuni. Le regioni più attive nell’accoglienza sono state la Sicilia (che ha accolto il 21,4% del totale dei migranti) e subito dopo il Lazio(ha accolto il 20,8%), e a fronte dei problemi di gestione in cui è incorso il paese nell’ultimo anno il rapporto consegna infine alcune raccomandazioni, tra cui la necessità di revisionare il Regolamento di Dublino ed elaborare un sistema in grado di superare l’annosa dicotomia tra la prima e la seconda accoglienza, con un’attenzione particolare nei riguardi dei numerosi minori che raggiungono il nostro Paese.
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Fonte: dirttisociali.org

Giunto alla 48ª edizione, il Rapporto Censis prosegue l’analisi e l’interpretazione dei più significativi fenomeni socio-economici del Paese, individuando i reali processi di trasformazione della società italiana. Su tali temi si soffermano le «Considerazioni generali» che introducono il Rapporto. Nella seconda parte, «La società italiana al 2014», vengono affrontati i temi di maggiore interesse emersi nel corso dell’anno. Nella terza e quarta parte si presentano le analisi per settori: la formazione, il lavoro, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, il governo pubblico, la sicurezza e la cittadinanza.
Mentre in queste ore il centro di accoglienza per richiedenti asilo di Tor Sapienza a Roma si comincia a svuotare per la prima volta parlano i rifugiati. Dopo un’altra giornata di proteste nel quartiere alla periferia est della capitale infatti le istituzioni hanno cominciato il trasferimento degli ospiti dell’associazione, a partire dai 45 minori presenti. È in questo contesto che ci arriva questa lettera che pubblichiamo.
Pari opportunità, Unar e Consiglio nazionale forense lanciano il Fondo per la tutela giurisdizionale delle vittime. A disposizione 600 euro pro capite per grado di giudizio, da restituire in caso di vincita della causa. “Favorirà emersione delle discriminazioni”. Il progetto durerà due anni e ha come destinatari le vittime di discriminazione per motivi di razza, origine etnica, religione, convinzioni personali, età, disabilità, orientamento sessuale e identità di genere
Come nasce questa indagine?

La santa Casa della Misericordia è il più grande e antico istituto di carità del Portogallo. Gestisce la Lotteria Nazionale e con i proventi (più di 250 milioni all’anno) finanzia i servizi sociali e sanitari della città. È un pilastro del welfare state di Lisbona ed è di fatto un istituto parastatale. Il suo presidente, è un ex primo ministro nominato dal governo, tanto per capire l’importanza strategica che la Casa ha nel sistema portoghese. A prima vista sembrerebbe un’istituzione votata per necessità alla conservazione, tanto delicato è il suo ruolo. Invece quella che è la più grande organizzazione storica del sociale è stata capace di diventare un motore di innovazione creando al proprio interno un corpo estraneo, che ne mette in discussione la tradizione con tutto il suo bagaglio di pratiche consolidate. Il corpo estraneo risponde al nome di BIS, cioè Banco de Inovaçao Social. È stato lanciato il 30 aprile di quest’anno ed è un’alleanza tra 27 delle più importanti organizzazioni sociali e finanziarie del Paese, alle quali si stanno associando via via anche dei Comuni. I partner agiscono secondo un protocollo d’intesa che non prevede alcuna forma ulteriore di burocrazia, nell’ottica di una governance informale.A seconda del progetto mettono a disposizioni risorse e competenze. Inoltre il contributo dei partner è soltanto in parte finanziario. BIS è di fatto una banca che riconosce la pluralità dei valori, proprio come vorrebbe la filosofia dell’innovazione sociale, troppo spesso dimenticata dai suoi stessi promotori. Anzi, forse la risorsa più importante di BIS è il network di professionisti in pensione che prestano il proprio tempo e le proprie competenze su base volontaria. Con una tale posizione strategica l’obiettivo di BIS è di reinventare l’economia del sociale trasformando il modello tradizionale di welfare centralizzato e top-down che rende i cittadini soggetti passivi recettori di servizi, in una nuova partnership tra istituzioni e cittadini che restituisca a questi ultimi il controllo e la responsabilità del proprio destino.