Riforma del Terzo Settore: I decreti nelle mani della nuova, ignota, maggioranza

M5S e Lega avevano votato contro la legge di Riforma del Terzo Settore. Gli atti previsti dai decreti attuativi sono nelle mani di Di Maio e Salvini ora. La sorte delle norme su fiscalità e Registro Unico del Terzo Settore dipende da una maggioranza ancora indecifrabile

 

Riforma del Terzo Settore: i partiti di Di Maio e Salvini avevano votato contro. Ora da loro dipendono i decreti attuativi

Tra gli ambiti che aspettano con ansia la formazione di una nuova maggioranza, più che mai complessa, c’è il Terzo Settore. Quale sarà il destino di una riforma che ha cambiato la stessa definizione di Terzo Settore e le caratteristiche necessarie per essere un’impresa sociale?

 

Approvata la legge 106/2016 ed emanati i decreti attuativi, infatti, mancano ancora 37 dei 43 atti previsti per dare piena applicazione alla riforma. Secondo il prospetto pubblicato a fine febbraio dal Forum Terzo Settore, infatti, sono stati adottati solo 6 atti relativi al Codice del Terzo Settore.

 

Lo stallo politico dopo le elezioni del 4 marzo

Le forze politiche che sono uscite (relativamente) “vincitrici” dalle elezioni politiche del 4 marzo non hanno votato a favore della tanto attesa Riforma del Terzo Settore approvata nella passata legislatura, dopo un lungo e complesso lavoro di sintesi tra posizioni, esigenze e realtà diverse. E le concezioni stesse di Terzo Settore, che emergono dai programmi di M5S e Lega e dalle dichiarazioni dei rispettivi leader, sono contrastanti anche tra loro. Idee di sociale e welfare molto diverse anche rispetto a quelle di Centro-Sinistra e Forza Italia. Questo significa che qualsiasi maggioranza riuscirà a comporsi in Parlamento troverà grosse difficoltà nell’individuare una linea comune in merito al contributo che la società civile dà al benessere della comunità.

 

Se non verranno attuati la fiscalità e l’istituzione del registro nazionale in tempo utile sarà un disastro, perché vedremo buttati tre anni di lavoro” è il giudizio del riconfermato deputato PD Edoardo Patriarca, Presidente dell’Istituto Italiano della Donazione.

Contributi pubblicati da Buone Notizie del Corriere della Sera, Redattore Sociale e Vita Non Profit a ridosso delle elezioni ci aiutano a capire cosa potremmo aspettarci da questa legislatura.

 

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Di Maio: il ritorno del welfare pubblico. Ma attenzione ai partiti!

Cosa pensa Di Maio del Terzo SettoreIl privato deve avere il suo spazio di azione e sviluppo ma ci sono settori, [sanità e servizi sociali], in cui il pubblico deve assumersi le proprie responsabilità, senza ambiguità“. Così Luigi Di Maio spiega a Vita Non Profit il no del Movimento 5 Stella alla riforma. Un Terzo Settore che sia privato, ma non troppo. Infatti, al Corriere ribadisce più chiaramente che “lo Stato non deve arretrare con la scusa del principio di sussidarietà. Nel nostro programma è previsto un ritorno intelligente dello Stato nell’economia […], e il reddito di cittadinanza, che punta a reinserire nel mondo della formazione e del lavoro chi ne è rimasto escluso e non ha redditi sufficienti per vivere dignitosamente. Stato e Terzo settore, con noi, cammineranno insieme“.

 

Le paure/1: la “logica del profitto” e le reti associative

Ci sono timori sulla “prevalente logica profit”: “quello che non abbiamo condiviso – aggiunge il candidato premier su Vita – è stato il modo in cui è avvenuta la riorganizzazione. Ci preoccupa la possibilità che venga snaturato il terzo settore e che la logica del profitto diventi prevalente“.
Il leader politico dei 5 Stelle vede l’origine di questa preoccupazione nelle Reti associative, organizzazioni che associano tra di loro enti del Terzo Settore (almeno 100) o fondazioni (almeno 20) che svolgono un ruolo di controllo e rappresentanza. Le “grandi” reti associative, così le chiama Di Maio, sarebbero un pericolo per “le realtà del volontariato di dimensioni medio-piccole […] che rappresentano l’anima del comparto e la spina dorsale del mondo del volontariato“.

 

Le paure/2: i partiti

Ma il Terzo Settore, privato ma non troppo, dovrebbe essere anche pubblico ma non troppo. Un’altra preoccupazione di Luigi Di Maio è la “possibilità che vengano creati enti che risultino collegati, in modo diretto o indiretto, ad amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati“. Piuttosto, sarebbe il caso di  reintrodurre l’Agenzia del Terzo Settore, che avrebbe il compito di effettuare un monitoraggio e un controllo molto utile per garantire trasparenza.

 

Centro-Destra: diverse idee di Terzo Settore. Impresa sociale per Berlusconi, volontariato per Salvini

La formazione di destra si dimostra eterogenea anche in merito al sociale. Per Silvio Berlusconi, anche lui intervistato da Vita non Profit, “bisogna dare piena applicazione alla riforma del terzo settore, per la quale mancano ancora decine di decreti attuativi, per dare chiarezza e rendere operative le nuove regole. […] Penso in particolare alla parte delle nuove agevolazioni fiscali per chi investe nelle imprese sociali e dunque anche nelle cooperative“.
Un inaspettato endorsement al mondo del sociale arriva dal presidente di Forza Italia: “questa ‘tradizione italiana’ deve essere raccontata bene dai media, che spesso raccontano solo le poche eccezioni negative“. Sarebbe interessante, quindi, sapere come giudica le parole di Matteo Salvini al Corriere della Sera.

 

Per Salvini il Terzo Settore è solo volontariato?

Cosa pensa Salvini del Terzo SettoreDalle parole del leader della Lega traspare un mal celato pregiudizio negativo nei confronti di imprese e cooperative sociali. L’idea e la retorica del “business dei migranti” potrebbe avere ripercussioni su un settore che è molto più vasto e diversificato?
Salvini, interrogato in merito alla fine che farà il Terzo Settore, risponde “chi fa opera di volontariato non si aspetta niente in cambio e nutre il suo animo con gesti di solidarietà, assistenza e vicinanza ai più deboli. Persone a cui va tutta la nostra gratitudine“. Un punto di vista decisamente riduttivo, dato che il benessere delle persone richiede impegno costante e professionalità più che tempo libero e passione. Per centinaia di migliaia di persone in Italia il sociale è un lavoro, non un hobby.

 

Family Care Giver

Ma quando ammette che “un grazie non è sufficiente”, pensa a “Un contributo economico o un riconoscimento contributivo per il tempo dedicato all’accudimento [di un famigliare disabile]”.
Nello specifico, si parla di “un giusto assegno di invalidità a chi ne ha realmente diritto”. Sono previsti: un sostegno ai famigliari dei disabili con un riconoscimento economico e contributivo; il cambiamento delle norme Isee sull’ottenimento dei servizi assistenziali.

 

Il futuro della riforma del Terzo Settore

Sarà veramente difficile trovare una sintesi tra le forze politiche che comporranno una maggioranza che, al momento, non è neanche all’orizzonte. E sarà altrettanto difficile aspettarsi che la parte finale di questi 3 anni di lavoro sia coerente con la ratio della riforma.
La sensazione è che il Terzo Settore, almeno nella forma matura e professionale che differisce da quella riduttiva del volontariato, non sia una reale priorità delle forze politiche che possono dire di essere uscite vincitrici dalle elezioni 2018.

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  • Articolo pubblicato il 8 Marzo 2018