• Articolo pubblicato il 22 Gennaio 2014

Una descrizione sintetica dei contesti politico-ideologici nei confronti della “migrazione rom” sia nei paesi di origine (Bulgaria e Romania) che in quelli di destinazione (Italia, Spagna e Austria), e un’analisi critica delle politiche rivolte a tale popolazione nei paesi del partenariato. Questi sono i principali contenuti del secondo Report del progetto REdHNET ‘Roma migrants in five European Countries. Policy Context and National Integration Strategies’.

Ogni capitolo nazionale è suddiviso in due sezioni. La prima mira a introdurre il lettore al tema della “migrazione rom”, offrendo anche dati e riferimenti della più importante letteratura nazionale sull’argomento. La seconda sezione si concentra sulle Strategie Nazionali di Inclusione dei Rom e, ove possibile, anche sui diversi inserimenti dei “migranti rom” nei quadri legislativi.

Nel capitolo sulla Romania, la descrizione del contesto politico e ideologico è accompagnato da un’analisi della rappresentazione dei rom nei mass media di tale paese, i quali sembrano plasmare il rapporto con l’Unione Europea. Il capitolo spagnolo comprende alcuni risultati di uno studio inedito sui “migranti rom” nel Piano Generale per il popolo Rom in Catalogna, realizzato in collaborazione con il Gruppo di Ricerca EMIGRA, uno dei partner associati di REdHNET.

Leggi il Report!

Il report su ‘Integrazione Migranti’ un portale coordinato dalla Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

  • Articolo pubblicato il 19 Gennaio 2014

Anche per l’anno 2014 è possibile presentare domanda di contributo a valere sul bando del Ministero degli Esteri per la concessione di contributi alle ONG per la realizzazione dei progetti di informazione ed educazione allo sviluppo.

Beneficiari

ONG riconosciute idonee dal Ministero degli Affari esteri presentando domanda entro le ore 12.00 del 7 marzo 2014.

Iniziative ammissibili

La priorità verrà assegnata alle iniziative che affrontano i temi:

  • sicurezza alimentare,
  • nesso tra migrazioni e sviluppo,
  • disabilità.

Nell’ambito di queste aree tematiche, inoltre, dovrà essere prestata particolare attenzione alle questioni di genere e alla tutela dell’ambiente.

Infine, sarà riconosciuta priorità ai progetti:

  • presentati in corsorzio da più ONG;
  • che assicurino la partecipazione di altri soggetti istituzionali e la più ampia presenza sul territorio nazionale;
  • che garantiscano visibilità, anche attraverso il collegamento ad eventi di rilievo istituzionale;
  • che tengano in considerazione gli impegni dell’Italia nel campo della cooperazione allo sviluppo.

Contributi

La dotazione per il 2014 ammonta a un milione di euro. I progetti saranno approvati fino ad esaurimento della dotazione finanziaria disponibile.

Procedure e termini

Le Ong potranno presentare le domande di contributo, attraverso apposita piattaforma reperibile sul sito  http://bandiong.esteri.it:8080/  entro il giorno venerdì 07 marzo 2014 alle ore 12.00. Le eventuali richieste di assistenza potranno essere inviate alla casella di posta certificata [email protected].

Fonte: synagosrl.com

  • Articolo pubblicato il 14 Gennaio 2014

No cyberbullismoÈ stata approvata l’8 gennaio, durante la riunione tecnica dedicata a combattere il cyberbullismo, la prima bozza del Codice di Autoregolamentazione per la prevenzione e il contrasto del fenomeno. Intervento ritenuto necessario anche a seguito dei gravi fatti di cronaca che hanno visto alcuni giovanissimi arrivare a gesti estremi dopo essere stati oggetto di insulti e diffamazioni su Internet.

Al tavolo, presieduto dal Vice Ministro dello Sviluppo economico Antonio Catricalà, partecipano rappresentanti delle Istituzioni (Mise, Agcom, Polizia postale e delle comunicazioni, Direzione Centrale della Polizia Criminale, Autorità per la privacy, Garante per l’infanzia e Comitato media e minori), delle Associazioni (Confindustria digitale, Assoprovider ecc.) e degli operatori (Google, Microsoft ecc.).
Il Codice concordato viene messo per 45 giorni a consultazione pubblica per ottenere ulteriori suggerimenti dagli utenti del web.
Contributi e osservazioni possono quindi essere inviati entro il 24 febbraio 2014 all’indirizzo di posta elettronica [email protected].

Documenti
Bozza del Codice di Autoregolamentazione (pdf, 100 kb)

Per maggiori informazioni
Ministero dello Sviluppo economico
Segreteria Vice Ministro Antonio Catricalà
L.go Pietro di Brazzà 86 – 00187 Roma
Tel. 06 5444 9658

Fonte: sviluppoeconomico.gov.it

  • Articolo pubblicato il 11 Gennaio 2014

Pubblicato il rapporto annuale dell’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) con la lista dei 10 paesi in cui si vive più a lungo. Il rapporto evidenzia che per la prima volta nella storia l’aspettativa media della vita tra i paesi dell’Ocse supera gli 80 anni, aumentando di dieci anni rispetto al 1970. Ecco i vincitori:
10. Norvegia
La Norvegia è la seconda nazione al mondo per spesa pro capite per la sanità, dietro gli Stati Uniti. Nel 2011 i norvegesi fumatori erano solo il 17 per cento, quasi la metà rispetto al 1990: è il paese in cui si è registrata la maggior diminuzione di tabagismo tra quelli dell’Ocse.
9. Israele
Dei primi dieci paesi è quello con la spesa sanitaria pro capite minore, nonostante sia anche un paese molto giovane: gli abitanti sopra i 65 anni nel 2010 erano infatti solo il 9,9 per cento, contro il 15,1 per cento della media Ocse. Il consumo d’alcol è ancora uno dei più bassi del mondo ma tra il 1990 e il 2007 è aumentato del 33 per cento, uno dei tassi più alti.
8. Svezia
HelpAge International, un’organizzazione non profit che si occupa di aiutare le persone anziane, ha messo la Svezia al primo posto nella classifica delle nazioni migliori per gli anziani.
7. Australia
L’85,4 per cento degli australiani adulti ha dichiarato di essere in buona salute, nel 2011. Nonostante ciò l’Australia è la quarta nazione al mondo con il più alto tasso di obesità.
6. Francia
In Francia l’aspettativa di vita media per le donne è di 86 anni (primo posto con il Giappone), mentre quella degli uomini è di 78,7 anni (tredicesimo posto, e da qui il sesto posto complessivo).
5. Spagna
La Spagna ha solo 3,2 posti letto in ospedale ogni 1000 abitanti, contro i 4,8 della media Ocse e i 13,4 del Giappone. Si prevede inoltre che nel 2050 sarà la nazione più vecchia in Europa, con il 36 per cento di abitanti anziani.
4. Islanda
In Islanda solo il 3 per cento degli adulti tra i 20 e gli 80 anni è malato di diabete, il tasso più basso tra quelli registrati (negli Stati Uniti la percentuale è del 9,8 per cento).
3. Giappone
Il Giappone nel 2010 era la nazione più vecchia tra quelle OCSE, con il 23 per cento della popolazione sopra i 65 anni e il 6,4 per cento sopra gli 80. La mortalità causata da problemi cardiaci è di soltanto 39 persone su 100.000 abitanti, mentre solo il 4,1 per cento della popolazione adulta è obesa (negli Stati Uniti la percentuale è del 36,5 per cento).
2. Italia
In Italia la spesa per abitante per la sanità è circa 2.200 euro all’anno, meno di molti altri stati Ocse. Anche se il tasso di fumatori è sceso meno rispetto agli altri paesi, quello del consumo di alcolici è diminuito, contrariamente a quanto accaduto in molte altre nazioni. Solo il 10 per cento degli adulti è obeso, contro la media Ocse del 17,6 per cento.
1. Svizzera
L’aspettativa di vita alla nascita in Svizzera è la più alta tra i paesi studiati: 83 anni. La spesa sanitaria per abitante è invece la terza più alta.

Fonte: dirittisociali.org

  • Articolo pubblicato il 8 Gennaio 2014
In Inghilterra la prima scuola in cloud prevede l’intervento via Skype di insegnanti in pensione, mentre a Brescia si pensa a insegnanti volontari per le attività di supporto agli alunni in difficoltà con la lingua italiana

La scuola scopre il volontariato. Durante queste lunghissime vacanze scolastiche, sono circolate due notizie in questo senso, inedito e per certi versi sorprendente.

La prima è che in Inghilterra è nata la prima scuola in cloud. L’ha aperta Sugata Mitra all’interno della George Stephenson High School di Killingworth, in Inghilterra. È la prima esperienza di un progetto più ambizioso, quello che Sugata Mitra ha presentato al TED Prize l’anno scorso, vincendolo, che prevede un altro laboratorio nel Regno Unito e cinque in India. Il presupposto del nuovo laboratorio è l’innata capacità di apprendimento dei bambini, il metodo consiste nel solleticarli con domande intriganti. Fisicamente si tratta di un’aula piena di pouf colorati e touch screen. A Killingworth gli studenti hanno iniziato a lavorare sulla domanda: “Chi ha inventato l’algebra?”. A guidare la ricerca dei ragazzi c’è – ecco il punto – un ex insegnante in pensione, un volontario del Granny Cloud, che compare via Skype a grandezza naturale sui giganteschi schermi dell’aula: «un mediatore in linea dal “Granny Nube”», scrive il blog di TED, «non tanto per istruire gli studenti, ma per offrire loro incoraggiamento». I cinque laboratori di apprendimento in cloud saranno lanciati in

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India nel 2014, e il secondo laboratorio UK andrà in diretta in primavera. Queste esperienze saranno presentate pubblicamente a marzo in occasione della Conferenza annuale di TED a Vancouver.

La seconda notizia invece arriva dalla nostra Italia, per l’esattezza da Brescia. L’assessorato all’Istruzione del Comune di Brescia – ha scritto la Repubblica – ha messo in campo l’idea di coinvolgere docenti e professionisti in pensione interessati a offrire ai ragazzi le loro competenze, naturalmente come volontariato. «Una volta raccolte le adesioni al progetto, il Comune stilerà un elenco dal quale le singole scuole bresciane potranno attingere per dare sostegno a tutti quei progetti

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bloccati dalla mancanza di fondi», si è detto. «Quella di nominare docenti in pensione per collaborare alle attività scolastiche a titolo gratuito – ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief – è una deriva che trae origine dai tagli ai finanziamenti per le scuole. La carenza di soldi nelle scuole sta producendo delle soluzioni sempre più ingegnose. Ma che a volte sembrano oltrepassare il buon senso». Forse invece è un passo per organizzare in maniera più funzionale un mondo di generosità che già esiste nei vari dosposcuola e che se volontari e ufficio scolastico si parlano può diventare più fruttuoso. Stiamo parlando di progetti, non di ore curricolari. Voi che ne pensate? (di Sara De Carli)

Fonte: vita.it

  • Articolo pubblicato il 8 Gennaio 2014
A Sassari prende forma il progetto del condominio solidale

È ormai consolidata l’idea che la crisi si possa affrontare, almeno in parte, lavorando sulla comunità, recuperando le relazioni interpersonali, creando forme di collaborazione e mutuo sostegno tra individui. Da dove partire? Ovviamente da coloro che sono fisicamente “più vicini”, ad esempio dai vicini di casa, che condividono spazi e spesso abitudini. Ecco perché sono sempre più frequenti le proposte per la creazione di condomini solidali, tra cui “Vicini più vicini”, che sta prendendo vita a Sassari grazie al sostegno della Provincia, di numerose associazioni locali e di Fondazione CON IL SUD.

Il progetto nasce dall’esigenza di “ricercare una nuova consapevolezza del concetto di cittadinanza e di riscoprire il ruolo attivo e responsabile che possono svolgere i cittadini se stimolati a opporsi all’individualismo odierno”. L’idea è che così come i beni di consumo, anche le relazioni siano oggi consumate frettolosamente e superficialmente, perdendo il loro valore sociale nel momento in cui ognuno si rifugia dietro la propria porta. Il progetto è sfidante perché parte dal presupposto che invece “la casa debba, possa convivere con una casa più ampia, accogliente, divertente e di supporto”.Vicini più vicini ha quindi 4 finalità:

  • veicolare un messaggio culturale e valoriale che stimoli il “posso fare” e il “posso dare” del singolo cittadino, superando l’adesione astratta a valori come partecipazione, responsabilità, sussidiarietà, reciprocità, ecc.;
  • mettere in relazione le azioni delle singole persone, costruendo una rete di scambi che supporti il tessuto sociale, rendendolo più robusto e variamente ricamato. Questa azione di scambio deve riguardare sia i gesti quotidiani che gli oggetti che il singolo può mettere a disposizione della collettività (ad esempio, quanti trapani elettrici inutilizzati possiamo trovare in un condominio?);
  • conoscere, fare emergere, valorizzare e sostenere esperienze già in atto nei quartieri e nei condomini delle quali non si ha conoscenza. In questo senso può essere propedeutico ad una mappatura dei servizi informali già in essere;
  • coinvolgere altri quartieri e cittadini anche con la promozione del progetto e la sua diffusione attraverso il sito internet www.vicinipiuvicini.it, l’indirizzo e-mail [email protected] e i canali attivati sui principali social network: Facebook all’indirizzo www.facebook.com/pages/vicinipiuvicini, Twitter @vicinipiuvicini, Youtube www.youtube.com/vicinipiuvicini favorendo in questo modo la contaminazione di idee, riflessioni, esperienze e suggerimenti per la sperimentazione.

Il progetto in pratica: i 4 quartieri
L’idea del progetto è appunto quella di provare ad utilizzare il condominio come “unità di misura” per una sperimentazione di rapporti interpersonali improntata sulla teoria economico-sociale dei beni relazionali. Il progetto ambisce a generare azioni che senza uno stimolo ad hoc non verrebbero prodotte: si pensi che un recente sondaggio inglese ha calcolato che rispetto a 30 anni fa è raddoppiato il numero delle persone che non busserebbero mai alla porta del vicino. La sfida è quindi quella di creare occasioni per annodare /riannodare/ sostenere/ vivificare legami personali e interpersonali convinti che, in molti casi, manchi davvero poco per percorrere quel corridoio o quella strada e trovare un’inaspettata accoglienza.La sperimentazione prevede interventi in quattro quartieri-laboratorio di Sassari – molto diversi tra loro per caratteristiche sociali, economiche e urbanistiche – in cui, dopo una fase di sensibilizzazione, verranno realizzate attività di scambio con i condomini (attività di ginnastica di condominio, gruppi di camminata, eventi per la presentazione dei condomini, feste di compleanno, di quartiere, spazi-gioco per bambini con merenda o té di presentazione per i condomini, ecc.). In particolare, sono state scelte 4 associazioni, una per ogni quartiere, che svolgono il ruolo di passepartout per entrare nella vita del quartiere e in quella condominiale, cominciando così a creare la rete di scambi. Il progetto quindi non è calato dall’alto, dalle istituzioni, ma viene realizzato tramite associazioni che sono radicate nei territori di riferimento e a contatto quotidiano con i cittadini. Le attività sono coadiuvate da alcuni facilitatori, figure professionali (educatori, animatori, ecc.) messi a disposizione dal Comitato provinciale della UISP di Sassari con il compito di stimolare lo spirito di iniziativa e il coinvolgimento dei condomini e sostenere le attività che si mettono in campo. Il progetto prevede, infine, la presentazione dell’esperienza dei Quartieri-Laboratorio alla città e la modellizzazione dell’intervento.

I partner
Il progetto, che ha preso avvio lo scorso aprile, è stato realizzato rispondendo ad un bando del 2010 di Fondazione con il SUD relativo a “Progetti Innovativi”, ideato per il sostegno di progetti e interventi dal contenuto appunto innovativo e dal forte contenuto sociale che non potrebbero essere altrimenti sostenuti in quanto non ricadono nell’ambito dei bandi e degli inviti promossi dalla fondazione. La linea di intervento non prevede infatti orientamenti specifici di tipo tematico.
L’iniziativa è stata ideata dall’associazione Festina Lente in parternariato con la società Data Symposium Srl, il Comitato Provinciale UISP di Sassari e il Comune di Sassari, con il coinvolgimento delle quattro associazioni che operano nei quartieri: Associazione culturale di volontariato San Domenico, Associazione di promozione sociale Costia Russo di Latte Dolce, l’associazione Monserrato-Rizzeddu Auser 2 e quella sportiva dilettantistica San Giuseppe. Infine, il sostegno del Comune di Sassari e dei singoli cittadini.

Riferimenti
Il sito del progetto
Il comunicato stampa del Comune di Sassari
Il video del progetto

Fonte: secondowelfare.it

  • Articolo pubblicato il 7 Gennaio 2014
Il Rapporto “Famiglie e Lavoro” 2013 di Italia Lavoro
 

Lo scorso 30 dicembre Italia Lavoro ha pubblicato sul proprio sito web il rapporto annuale “Famiglie e Lavoro”, che fornisce una fotografia della condizione occupazionale dei membri delle famiglie italiane. Il rapporto annuale “Famiglie e Lavoro 2013”, redatto da Italia Lavoro nell’ambito del Programma Statistico Nazionale 2012-2013, analizza ed elabora le numerose indagini statistiche che hanno come riferimento il nucleo familiare – prima tra tutte la Rilevazione Continua sulle Forze Lavoro (RCFL) dell’Istat – per mettere in luce il rapporto dei componenti della famiglia con il mercato del lavoro, evidenziandone caratteristiche strutturali e criticità. La famiglia vista non solo come unità di analisi e neppure come mero “contenitore”, ma piuttosto come strumento strategico per affrontare i problemi del difficile processo di transizione scuola-lavoro, della discontinuità contrattuale e delle basse retribuzioni. Nonché attore cruciale nel sempre più difficile compito di accompagnare i giovani verso il raggiungimento dell’indipendenza. L’accesso al reddito – spiega infatti il Rapporto – avviene certamente attraverso la partecipazione diretta al mercato del lavoro, ma è anche mediato dall’appartenenza familiare. Negli ultimi anni si è registrato un generalizzato peggioramento della condizione occupazionale: la percentuale delle famiglie italiane in cui almeno un familiare è in cerca di lavoro è passata dal 7,8% del 2004 al 9,4% del 2012, con picchi regionali che talvolta superano il 14% come quelli di Calabria e Campania. L’81,3% delle 15.354.081 famiglie italiane con almeno un membro occupato comprende un lavoratore dipendente, mentre nel restante 18,7% dei casi si tratta di un lavoratore indipendente. Interessante notare poi la relazione tra tipologia lavorativa e presenza di figli: sono infatti le coppie senza figli a far registrare la percentuale più elevata di presenza di un componente con occupazione indipendente all’interno del nucleo (una percentuale che scende da 30,5% a 26,1% nel caso di più di due componenti). Per quanto riguarda la tipologia di contratto di lavoro, il 73,6% delle famiglie con almeno un occupato ha al suo interno almeno una persona che lavora con contratto a tempo indeterminato: il 52,5% ha un solo componente occupato a tempo indeterminato, il 19,6% ne ha due e l’1,5% più di due. 4.070.336 – pari al 26,4% del totale delle famiglie con almeno un lavoratore – sono le famiglie che non hanno nessun membro assunto a tempo indeterminato. Considerando infine i lavoratori part-time – il 23,7% delle famiglie ne ha almeno uno – le percentuali più alte si registrano in corrispondenza delle famiglie con più di due componenti, probabilmente per la necessità di contribuire alla gestione dei carichi familiari. Dopo aver trattato le principali dinamiche socio-demografiche, il rapporto presenta una serie di focus tematici. Il primo riguarda le famiglie in difficoltà: in aggiunta alle quasi 10 milioni di famiglie che nel 2012 erano prive di reddito da lavoro non si possono dimenticare i lavoratori in cassa integrazione e tutti coloro che non hanno un contratto stabile, continuativo e a tempo pieno. Una “fetta” di popolazione significativa, largamente composta da famiglie con figli a carico, e distribuita in maniera eterogenea sul territorio nazionale. Il secondo focus analizza il problema dei NEET, i giovani di età compresa tra 15 e 29 anni Not in Employment, Education and Training, fuori dai percorsi formativi e al tempo stesso privi di occupazione. Le dimensioni del fenomeno dei NEET sono in crescita: il 28,9% dei nuclei con un componente tra i 15 e i 29 anni ne ha infatti uno in famiglia, e ben il 12,7% ne ha addirittura più di uno. Nel 2012 i NEET erano 2.250.502 – per il 53,6% femmine e il 46,4% maschi – pari al 22,7% dei giovani di età compresa tra 15 e 29 anni. In aggiunta alla dimensione territoriale, il fenomeno risente di una forte polarizzazione di genere: tra i motivi che spingono all’inattività spiccano infatti quelli riconducibili agli oneri di cura della famiglia. Tra le donne, il 4,4% non lavora per la nascita di un figlio, e ben il 14,8% – contro lo 0,1% degli uomini – dichiara di prendersi cura dei bambini e/o di altre persone non autosufficienti. Il terzo focus si concentra sull’influenza della famiglia rispetto alle prospettive occupazionali dei giovani tra i 20 e 29 anni che ancora vivono a casa. La disoccupazione giovanile è più diffusa proprio nelle famiglie in cui la condizione occupazionale dei genitori renderebbe più impellente l’esigenza di un lavoro. “Nell’insieme – conclude il Rapporto – emerge un quadro familiare push dell’ingresso del mercato dei giovani condizionato dal reddito familiare; anche la scelta di studiare è influenzata positivamente dalla presenza in famiglia di redditi da lavoro”. L’ultimo focus mostra l’attaccamento al mercato del lavoro delle famiglie composte da cittadini stranieri. L’86,1% delle famiglie costituite da soli cittadini stranieri conta almeno un lavoratore, a fronte del 58,3% delle famiglie italiane. Scomponendo poi per tipologia di nucleo famigliare, si nota che se per le coppie con figli i valori sono analoghi, tra i cittadini comunitari ed extracomunitari le persone sole e le coppie senza figli partecipano al mercato del lavoro molto di più dei corrispettivi italiani. Bisogna tuttavia considerare la differente composizione anagrafica dei nuclei familiari, che nel caso di cittadini stranieri sono più “giovani”. Il Rapporto restituisce un quadro non certo incoraggiante, ma fornisce spunti di riflessione e possibili linee di intervento. L’attenzione posta sulla non sempre chiara relazione tra famiglia e mercato del lavoro, individuandone le tendenze e le differenziazioni interne, sembra suggerire la necessità di una migliore integrazione tra le politiche. I capitoli portano alla luce numerose questioni ormai cruciali come la frammentazione territoriale dei diritti, le differenze di genere e il “peso” della conciliazione famiglia-lavoro, ma anche le prospettive dei giovani e le potenzialità della componente immigrata.

Fonte: secondowelfare.it

  • Articolo pubblicato il 7 Gennaio 2014

L’Inail finanzia le spese sostenute per progetti di miglioramento dei livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
I destinatari degli incentivi sono le imprese, anche individuali, iscritte alla Camera di Commercio Industria, Artigianato ed Agricoltura.

Iniziative ammissibili
Sono ammessi a contributo progetti ricadenti in una delle seguenti tipologie:

  1. progetti di investimento;
  2. progetti di responsabilità sociale e per l’adozione di modelli organizzativi;
  3. progetti per la sostituzione o l’adeguamento di attrezzature di lavoro messe in servizio anteriormente al 21/9/1996 con attrezzature rispondenti ai requisiti di cui al Titolo III del d.lgs. 81/2008 s.m.i. e di ogni altra disposizione di legge applicabile in materia.

Le imprese possono presentare un solo progetto, per una sola unità produttiva, su tutto il territorio nazionale, riguardante una sola tipologia tra quelle sopra indicate. Per i progetti di tipologia 2 l’intervento richiesto può riguardare tutti i lavoratori facenti capo ad un unico datore di lavoro, anche se operanti in più sedi o più regioni.
Il contributo ammissibile è pari al 65% dell’investimento, per un massimo di 130.000 euro.

Le scadenze: dal 21 gennaio all’8 aprile 2014 si può inserire online il proprio progetto
Se le caratteristiche del progetto sono in linea con quelle richieste dal bando, è possibile partecipare alla fase successiva di invio telematico della domanda. I finanziamenti sono a fondo perduto e vengono assegnati fino a esaurimento, secondo l’ordine cronologico di invio. Sono cumulabili con benefici derivanti da interventi pubblici di garanzia sul credito (es. gestiti dal Fondo di garanzia delle PMI e da Ismea).

Come accedere ai finanziamenti
Le imprese, previa registrazione sul portale Inail, hanno a disposizione una procedura informatica per l’inserimento guidato della domanda di contributo con le modalità indicate negli Avvisi regionali, attraverso semplici passaggi operativi:

Fonte: synagosrl.com

  • Articolo pubblicato il 1 Gennaio 2014

Assistenza tecnica al Comune di Roma, Dipartimento Promozione dei Servizi Sociali e della Salute –  Area della Terza Età e Case di Riposo, nell’ambito della gestione delle Strutture Residenziali per Anziani e dei Centri Diurni per Malati di Alzheimer e altre demenze senili al fine, tra l’altro, di: (altro…)