• Articolo pubblicato il 24 Febbraio 2014

La Basilica di San Lorenzo fuori le mura, in collaborazione con la cooperativa Fieri Potests.p.f. e grazie al sostegno economico della Provincia di Roma (Avviso pubblico “Prevenzione Mille 2012 – Bando della Fraternità”) sta realizzando un progetto denominato “Il tesoro di Lorenzo”. Esso consiste nell’elaborazione di curricula lavorativi di persone senza lavoro e in condizioni di disagio, che possono essere assunte attingendo alle agevolazioni contributive previste dalle leggi 68/99, 407/90 e 381/91. I curricula, archiviati in formato digitale e ordinati per mansione, sono destinati alle aziende del settore di competenza, operanti nel territorio di Roma e provincia. Nell’attuale momento di crisi economica,le condizioni sociali hanno portato alla nascita di nuove categorie di poveri, in particolare persone anziane con una storia professionale importante alle spalle, che per ragioni familiari si sono trovate senza casa e, di riflesso, senza lavoro. Agevolare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro costituisce un aiuto per i più bisognosi oltre che una risorsa per aziende e cooperative.

Per scaricare la locandina clicca qui

  • Articolo pubblicato il 24 Febbraio 2014

Slot machine gratis loccasione che stavamo aspettandoSono i dati della Consulta Nazionale Antiusura, presentati insieme all’allarme della Procura Antimafia che sottolinea come «lo Stato spenda più di quattro volte di quello che incassa».

Tra il 1994 e il 2013 il consumo di gioco d’azzardo per gli italiani ha segnato numeri record: da 7 miliardi (ai prezzi attuali) a oltre 90 miliardi come proiezione per l’anno in corso ovvero il 10% delle risorse che le famiglie italiane destinano ad acquisto di beni primari e secondari.

Questi alcuni dei risultati contenuti nella ricerca “Le dimensioni del gioco legale e illegale nelle province italiane e l’usura collegata” a cura della Consulta Nazionale Antiusura e dalla Fondazione “San Nicola e Santi Medici” di Bari che gestisce un Fondo di Solidarietà Antiusura.
Alla presenza di centinaia di studenti delle scuole medie baresi in una sala della Camera di Commercio di Bari il nesso tra gioco d’azzardo e il fenomeno dell’usura è stato illustrato nel corso di un convegno da don Alberto D’Urso, presidente della Fondazione, «l’usura – ha detto – ha tante cause, tra le principali e ricorrenti c’è l’azzardo che ha registrato una crescita galoppante: la raccolta del comparto giochi è aumentata del 220% , con rischi di dipendenze comportamentali per le persone vulnerabili e gravi problematiche sociali e finanziarie come sovra indebitamento, riciclaggio di denaro sporco, usura e fenomeni concatenati alla droga».

Nel corso dell’iniziativa si è fatto riferimento anche ai dati dell’attività svolta dalla Fondazione Antiusura con oltre 30mila famiglie ascoltate in 20 anni, 28 Fondazioni create nelle Diocesi italiane e con oltre 15mila famiglie direttamente assistite con le risorse del Fondo Antiusura.
È stato inoltre reso noto un messaggio inviato dal cardinale Angelo Bagnasco, cui si parla di «impressionanti introiti del gioco d’azzardo che, oltre ad arricchire alcuni, vanno a confluire nel denaro pubblico, si trasformano ben presto in un onere pesantissimo per curare dipendenze nuove che non possono essere sottovalutate da nessuno, tanto meno dai responsabili della cosa pubblica.
Scuotere le coscienze informandole sulla realtà è il primo passo per formarle nella verità». La nota poi si conclude con un richiamo «ai responsabili della politica affinché il problema sia affrontato non al ribasso ma con decisioni tempestive ed efficaci».

I dati della Procura Antimafia
Contestualmente è arrivata anche una denuncia clamorosa da parte della Procura Antimafia. Sette sono i miliardi incassati con le tasse, molto basse, su tutti i giochi. Trenta miliardi sono i costi sociali degli stessi giochi, dalle spese sanitarie per i giocatori patologici ai debiti delle famiglie, dai guadagni delle mafie alle spese delle amministrazioni per contrastarle, fino all’evasione fiscale. Sette miliardi contro trenta. Davvero un grande affare! Lo Stato spende più di quattro volte di quello che incassa.
Il bilancio negativo per altro potrebbe peggiorare. Come ricorda il sociologo Maurizio Fiasco, «la tassazione delle nuove scommesse su eventi sportivi virtuali sarà dello 0,2%, un terzo di quella già bassissima sulle scommesse online che è dello 0,6%». Mentre per giocare «gli italiani sprecano 488 milioni di ore all’anno, quasi 70 milioni di giornate lavorative gettate via».

Fonte: vita.it

  • Articolo pubblicato il 19 Febbraio 2014

Sono aperte le iscrizioni alla seconda edizione percorso formativo “Il cinema nella relazione educativa. Gli audiovisivi in contesti formativi, scolastici e nelle attività di gruppo” presso la sede del’Istituto degli Innocenti di Firenze. Il corso intende fornire strumenti teorici e pratici per favorire l’acquisizione di metodologie innovative nella costruzione di  percorsi educativi, contesti formativi e attività di gruppo, a  partire  da un uso consapevole ed efficace del cinema e dei racconti  per immagini. 
OBIETTIVI: Offrire conoscenze di base per consentire una lettura e un’interpretazione del film più consapevole, profonda e articolata; Delineare alcune prospettive metodologiche di utilizzo degli audiovisivi all’interno di setting formativi; Individuare e sperimentare alcuni metodi pratici per scegliere, girare, creare, montare sequenze; Fornire uno spazio di riflessione su esperienze dirette dei partecipanti.
Durata: 24 ore (3 moduli di 8 ore).
Scadenza iscrizioni: 7 marzo 2014.
Periodo di svolgimento 21 marzo – 5 aprile 2014.

Clicca qui per scaricare la brochure informativa e la scheda di iscrizione.

Fonte: http://www.formarsi.istitutodeglinnocenti.it/

  • Articolo pubblicato il 19 Febbraio 2014

Roma Capitale e la Fondazione Rodolfo Debenedetti cercano volontari per racCONTAMI 2014, il primo censimento completo dei senza dimora che vivono per le strade di Roma Capitale.
racCONTAMI 2014 quantificherà il fenomeno della povertà estrema ma soprattutto aiuterà a capirne le caratteristiche, le dinamiche e i percorsi tipici. L’indagine offrirà una fotografia delle marginalità della città e servirà per verificare l’efficacia delle politiche attuate sul territorio. Le informazioni raccolte saranno utili per adeguare l’offerta di servizi definendo nuove forme di intervento che possano essere più efficaci ed evitino cronicizzazione.
Per realizzare  questo progetto in una grande metropoli come Roma è fondamentale la partecipazione di molte realtà cittadine e soprattutto il contributo di un elevato numero di volontari con competenze diverse.
Di grande aiuto saranno tutti coloro che, dotati di buona volontà, si sentono predisposti al contatto con le persone che vivono in situazioni di forte disagio.
Cruciali per la gestione sul territorio dell’evento saranno i volontari con competenze di protezione civile.
Essenziale sarà la partecipazione di tutti coloro che, operando sul territorio, conoscono la realtà “di strada” in tutte le sue sfaccettature.
L’indagine verrà effettuata nelle ore notturne dei giorni 17, 18 e 19 marzo 2014. In particolare, le attività saranno così organizzate:

  • lunedì 17 marzo 2014, dalle 22.00 alle 2.00 circa, squadre di almeno tre volontari, si muoveranno per le strade all’interno di un perimetro assegnato contando tutte le persone senza fissa dimora che dormono in strada, in luoghi non preposti all’abitazione e nei dormitori, senza entrare in contatto diretto con loro.
  • martedì 18 marzo 2014, dalle 19.00 alle 24.00 circa, gruppi di volontari intervisteranno le persone accolte nei dormitori.
  • mercoledì 19 marzo 2014, dalle 19.00 alle 24.00 circa; squadre di due/tre volontari intervisteranno le persone che dormono in strada, sulla base dei risultati del conteggio e della mappatura della città.

Ai volontari è richiesta la partecipazione ad un incontro formativo della durata di circa due ore la settimana precedente la rilevazione (8 o 9 marzo).
Chiunque sia interessato a partecipare può iscriversi fino a venerdì 28 febbraio tramite il form online.
Per avere ulteriori informazioni si può consultare il sito www.frdb.org o la pagina Facebook Raccontami2014, dove è disponibile il form di iscrizione per partecipare alle operazioni di censimento.

Fonte: www.frdb.org

  • Articolo pubblicato il 17 Febbraio 2014

La Fondazione CON IL SUD sosterrà 12 progetti innovativi per le carceri del Mezzogiorno. Possono essere il punto di partenza per un Piano Nazionale? di Lorenzo Bandera, 12 febbraio 2014

Nei prossimi giorni il Parlamento dovrebbe finalmente approvare il cosiddetto decreto svuota-carceri, primo di una serie di interventi che nei mesi a venire permetteranno di affrontare i gravi problemi del nostro sistema penitenziario. In attesa che queste misure vengano implementate, la Fondazione CON IL SUD ha scelto di varare un piano per migliorare la situazione in alcuni penitenziari del Mezzogiorno, sostenendo progettualità innovative in un’ottica di reinserimento dei detenuti.
L’emergenza infinita delle carceri italiane

Negli ultimi anni l’Italia è stata condannata più volte dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo per i trattamenti “degradanti e inumani” cui sono sottoposti quotidianamente i detenuti reclusi all’interno delle nostre carceri. 
La maggior parte delle strutture sono infatti vecchie, fatiscenti e assolutamente inadeguate a rispondere agli elementari principi di rieducazione esplicitamente previsti dalla nostra Costituzione.

Tuttavia, al di là dei gravissimi problemi legati al sovraffollamento – a fronte di 45 mila posti disponibili, nelle prigioni italiane sono detenute più di 67 mila persone, con una media di 147 prigionieri ogni 100 posti – il nostro sistema detentivo pare principalmente incapace di garantire il reinserimento sociale di coloro che transitano all’interno delle carceri della Penisola.

Spesso i detenuti sono infatti obbligati ad un’inattività forzata che ne impedisce qual si voglia tentativo di reinserimento sociale. Da un lato questa situazione è causata da problemi strutturali, in primis l’assenza di spazi e strumenti adeguati allo sviluppo di attività formative e lavorative sia dentro che fuori le mura del carcere, ma anche da previsioni normative che limitano l’accesso a misure alternative alla detenzione. Queste condizioni, oltre a determinare una crescente alienazione umana dei reclusi, comportano una progressiva de-professionalizzazione del detenuto che contribuisce a ridurre le sue possibilità di reinserimento post-carcerario e di riabilitazione sociale.
I progetti sostenuti dalla Fondazione CON IL SUD

Di fronte a questi fatti la Fondazione CON IL SUD ha deciso di finanziare 12 nuovi progetti “speciali e innovativi”, sostenendo in particolare quelle iniziative che prevedono opportunità di reinserimento socio-lavorativo dei detenutie il mantenimento della relazionalità con le famiglie di origine. Queste iniziative coinvolgono più di 1.000 detenuti adulti (di cui il 60% stranieri) e 150 ragazzi provenienti da 40 istituti penitenziari e comunità per minori del Mezzogiorno. I progetti, sostenuti in media con 280 mila euro, interessano complessivamente 90 tra associazioni, cooperative sociali, enti pubblici, parrocchie ed imprese che prevedono interventi con al centro il lavoro e le relazioni sociali e familiari.

Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione CON IL SUD, nel corso della presentazione dell’iniziativa ha indicato come, insieme a sovraffollamento e degrado, il più grave problema del nostro sistema carcerario sia l’incapacità di garantire opportunità reali di reinserimento sociale. Ricalcando i principi di cui ci aveva parlato già alcuni mesi fa, Borgomeo ha sottolineato: “Crediamo che il lavoro, le relazioni umane, sociali e i rapporti familiari possano agire positivamente e rappresentare un forte veicolo di riscatto”. E ancora: “La sfida, dal forte valore simbolico e sociale, che abbiamo voluto lanciare è stata quella di portare innovazione su questo tema con un massiccio contributo di idee da parte della società civile meridionale: dai singoli cittadini alle realtà organizzate”.

L’iniziativa Carceri è stata lanciata nel 2013 dalla Fondazione CON IL SUD chiedendo a cittadini, organizzazioni del terzo settore e istituzioni pubbliche di proporre soluzioni innovative sul tema. Sono pervenute alla Fondazione circa 600 idee. Dopo un attento processo di verifica e valutazione le 62 più interessanti sono state trasformate in proposte più dettagliate. Queste ultime sono state nuovamente vagliate e valutate, e la Fondazione ne ha scelte 12 ritenute maggiormente in linea con lo spirito dell’iniziativa. Per la loro realizzazione sono stati stanziati 3,4 milioni di euro, 1 milione in più rispetto alla dotazione finanziaria prevista inizialmente.

Favorire il reinserimento per abbattere la recidiva

Il fattore più interessante legato allo svolgimento di adeguati progetti sociali, lavorativi e formativi dedicati ai carcerati è riscontrabile anzitutto nel crollo del tasso di recidiva. Secondo dati ufficiali del Ministero della Giustizia la percentuale di ex-detenuti che torna a delinque è attualmente pari al 68% (tuttavia solo il 21% dei reati denunciati si risolve con l’individuazione del colpevole, per questa ragione il tasso di recidiva “reale” si aggirerebbe addirittura intorno al 90%). Circa l’81% di chi commette nuovamente un reato è rappresentato da soggetti che non hanno avuto accesso ad alcuni tipo di progettualità nel corso della detenzione. Al contrario, chi nel periodo detentivo ha svolto continuativamente un’attività lavorativa e formativa difficilmente è tornato dietro le sbarre. Il tasso di recidiva di chi ha svolto un tirocinio guidato all’interno di un’azienda mentre scontava la pena, ad esempio, è pari ad appena il 2%.

Di fronte a questi dati appare dunque ancora più interessante l’iniziativa assunta dalla Fondazione CON IL SUD, che ha scelto di attivare ed integrare le risorse del territorio nel processo di reinserimento del condannato nel tessuto sociale e produttivo, consapevole dell’importante ruolo ricoperto dal terzo settore e dal volontariato per la soluzione dei problemi che quotidianamente affliggono i detenuti e le loro famiglie.

Guardare (anche) a Sud per sviluppare un Piano Nazionale per le carceri?

I provvedimenti attualmente al vaglio del Parlamento nell’immediato dovrebbero garantire una diminuzione del numero dei reclusi e migliorare la situazione di forte degrado in cui versano le nostre prigioni (allontanando tra l’altro lo spettro delle sanzioni economiche minacciate dalla Corte CEDU lo scorso anno). C’è tuttavia da chiedersi quale effetto avranno queste misure se non saranno supportate da altri provvedimenti volti non solo a rispondere all’emergenza ma anche a cambiare il funzionamento stesso del sistema penitenziario, che come detto appare oggi incapace di svolgere la propria funzione ri-educativa.

Le articolate iniziative della Fondazione CON IL SUD – insieme ad altre singole progettualità in fase di sviluppo in altre aree del Paese – potrebbero rappresentare in questo senso un buon punto di partenza per sviluppare su scala nazionale un Piano Carceri che incoraggi chi è recluso a non delinquere più perché dotato degli strumenti adeguati per reinserirsi positivamente nel tessuto sociale. Lo sviluppo di progettualità orientate al lavoro e alla formazione dietro le sbarre potrebbe rappresentare il primo passo per affrontare il problema carcerario in un’ottica di lungo periodo, permettendo di andare oltre misure votate unicamente a risolvere il problema del sovraffollamento ed avviare processi che possano modificare l’impostazione del sistema detentivo nel suo complesso.

“Educare” (dal latino educere, “condurre fuori”, “tirar fuori da”) indica la capacità di aiutare gli individui a crescere e formarsi, valorizzando le loro attitudini e propensioni in modo che possano essere utili a loro stessi e alla società nel suo insieme. Oggi più che mai la ri-educazione appare quindi fondamentale per aiutare chi è detenuto a tirarsi fuori dalla propria situazione di marginalità, favorendone l’uscita dal carcere in un’ottica di pieno reinserimento all’interno del tessuto sociale. Più prosaicamente, una vera rieducazione dei detenuti, sviluppabile anche attraverso le progettualità sopra indicate, potrebbe permetterci di condurre il nostro sistema carcerario fuori da una situazione che, spesso definita emergenziale, rappresenta una consuetudine consolidata da ormai troppo tempo.

Fonte: www.secondowelafre.it

  • Articolo pubblicato il 17 Febbraio 2014

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha emanato la circolare di attuazione per la concessione e l’erogazione del contributo della “Nuova Sabatini”, che prevede incentivi alle Pmi per l’acquisto o il leasing di macchinari e impianti.
Le Pmi potranno presentare le domande, in formato elettronico, a partire dalle 9:00 del 31 marzo 2014.
I moduli saranno disponibili per la compilazione entro il 10 marzo 2014 sul sito del Ministero.
Sono finanziabili gli investimenti (anche mediante operazioni di leasing finanziario) in macchinari, impianti, beni strumentali di impresa e attrezzature nuovi di fabbrica ad uso produttivo, nonché investimenti in hardware, software e tecnologie digitali.
Gli investimenti ammissibili possono riguardare strutture produttive esistenti o da impiantare, da avviare successivamente alla richiesta di finanziamento e conclusi entro il periodo di pre-ammortamento (o pre-locazione) di massimo 12 mesi. Non sono ammissibili investimenti di importo inferiore a 500 euro Iva esclusa.
L’intervento, finalizzato ad agevolare l’accesso al credito, consiste nella concessione di finanziamenti agevolati fino al 100% dei costi ammissibili e di importo compreso tra 20.000 e 2 milioni di euro.
Il contributo in favore delle Pmi è pari all’ammontare degli interessi, calcolati su un piano di ammortamento convenzionale con rate semestrali, al tasso del  2,75% annuo per massimo cinque anni.
I finanziamenti potranno essere concessi dagli istituti di credito convenzionati, fino al 31 dicembre 2016.
Inoltre, le Pmi avranno la possibilità di beneficiare –con priorità d’accesso– della garanzia del “Fondo Centrale”, fino alla misura massima dell’80% dell’ammontare del finanziamento.
L’erogazione del contributo è prevista al completamento dell’investimento auto certificato dall’impresa ed è effettuata in quote annuali secondo il piano di erogazioni riportato nel provvedimento di concessione.

Fonte: synagosrl.com

  • Articolo pubblicato il 13 Febbraio 2014

Pubblicato l’invito a presentare le manifestazioni di interesse
Trecento ettari di terreno di proprietà pubblica, centocinquantamila euro come primo stanziamento per l’avvio del credito di conduzione, cinquecentomila euro per l’attivazione di un fondo di garanzia, concordato con il sistema bancario attraverso il Confidi, destinato a fungere da moltiplicatore per gli investimenti.

Sono questi gli ingredienti che formeranno la base del primo bando pubblico che la Regione Lazio, tramite Arsial, intende lanciare a breve per la valorizzazione del proprio patrimonio immobiliare, andando incontro così ad una richiesta diffusa di nuova occupazione e di nuova imprenditorialità. Ma anche, come dice il Presidente Zingaretti in apertura di conferenza stampa, per rispettare gli impegni presi a inizio consigliatura per la valorizzazione dell’immenso patrimonio pubblico a disposizione.
“Partiamo con questa sperimentazione – esordisce Sonia Ricci, assessore all’agricoltura della Regione Lazio – consapevoli che si tratta di una sfida ardua ma non impossibile. Il patrimonio agricolo che è nelle nostre mani va messo a disposizione di quei giovani che intendono cimentarsi in questo settore. Dobbiamo assegnare loro i terreni, ma soprattutto accompagnarli nel difficile cammino per diventare imprenditori”.
“Dopo 45 anni di silenzio, sottolinea Antonio Rosati Commissario straordinario Arsial, viene lanciato nel Lazio un bando per la valorizzazione delle terre pubbliche. Un appello rivolto al mondo agricolo in generale, ma soprattutto alla sua componente giovanile che godrà di un percorso preferenziale, per promuovere nuove iniziative imprenditoriali nel settore primario”. Si partirà, già dalla settimana prossima, con un avviso pubblico per acquisire le manifestazioni di interesse sui terreni messi a disposizione da Arsial. Seguirà poi una fase di concertazione per la messa a punto di un bando che, una volta pubblicato, permetterà di procedere alla selezione delle candidature e dei progetti imprenditoriali e alla definitiva assegnazione dei terreni, tramite concessioni rinnovabili della durata di 15 anni. (Fonte: Arsial 10/02/2014)

Scade il 27 febbraio il termine ultimo entro cui far pervenire ad Arsial le manifestazioni di interesse. Per chi fosse interessato a partecipare, la documentazione completa è disponibile sulla home page del sito Arsial alla voce “Gare Esiti Avvisi” – Avvisi Pubblici”

Fonte: arsialweb.it

  • Articolo pubblicato il 13 Febbraio 2014

A pieno ritmo le attività del progetto AMAR – Agenzia di Mediazione Abitativa di Roma, finanziato dalla Commissione Europea e dal Ministero dell’Interno nell’ambito del Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di Paesi terzi AP 2012. Le attività degli sportelli, iniziate a novembre, vedono ad oggi buoni risultati e un grande riscontro in termini di gradimento da parte della stampa.
Questi alcuni dei numeri di AMAR:
46 sono gli accessi ai due sportelli di orientamento presenti nel 7° Municipio, presso il Centro cittadino per le migrazioni, l’asilo e l’integrazione sociale di Roma Capitale, e nel 2° Municipio in via Goito, 35.
6 le famiglie che hanno potuto richiedere ed ottenere assistenza legale.
4 le consulenze per l’accesso al microcredito ed uno il prestito già erogato da PerMicro.

Per quanto riguarda le attività di formazione, il 1° Corso rivolto agli Amministratori di condominio vede la partecipazione di 16 persone. Restano aperte le iscrizioni agli altri 2 Corsi per Amministratori di condominio.
Il 1° Corso sulle Regole condominiali e la comunicazione interculturale partito il 6 febbraio, vede la partecipazione di 32 iscritti tra cittadini italiani e stranieri. Aperte ancora le iscrizioni al 2° Corso che partità il 25 febbraio.
Il Corso per migranti ‘Servizi bancari e gestione del risparmio’: quali sono, come accedere, uso responsabile’ che si avvierà il 17 febbraio ha già ricevuto numerose adesioni ed è ancora aperto a nuove iscrizioni.

Per informazioni:
Programma integra
Sara Nicu, Andrea Minuta 0678850299
[email protected]
www.programmaintegra.it

  • Articolo pubblicato il 10 Febbraio 2014

Il documento dà un assetto compiuto ai prìncipi cardine della libertà di movimento e indica gli interventi necessari per renderla effettiva. Un testo importante, da leggere per intero: mette nero su bianco concetti che sono stati rimossi per anni e che quasi non si riusciva più a pensare. Il commento di Lorenzo Guadagnucci

La Carta di Lampedusa è un testo importante, messo a punto dopo un lungo lavoro da un gruppo largo di associazioni e attivisti. È un testo che va letto per intero, in modo da apprezzare lo sforzo compiuto per definire, da un lato, i princìpi chiave legati al diritto a muoversi dal proprio luogo d’origine per farsi una vita altrove (ma anche il diritto a restare a casa propria senza dover fuggire da persecuzioni o altre forme di oppressione), e dall’altro lato le scelte da compiere per rendere effettivo quel diritto.
Impossibile sintetizzare tutti i punti toccati dalla Carta, che è un testo lungo e concepito con l’intento – anche – di fare il punto su qual è la realtà concreta dei migranti ma più in generale dei diritti umani: non ne esce un bel quadro. Mi limito a richiamare l’attenzione su alcuni aspetti, segnalando al contempo che la parte propositiva è senza dubbio (necessariamente) radicale: si propone fra l’altro di chiudere tutti i centri di detenzione, di eliminare tutti i programmi di controllo delle frontiere e delle persone (Eurosur, Frontex, Mare Nostrum etc) e delle normative che condizionano pesantemente la libertà di movimento, dal Trattato di Schengen al Regolamento di Dublino. Non sono obiettivi raggiungibili facilmente e in tempi brevi, ma averli bene in mente è importante per orientare l’azione nella giusta direzione: troppo spesso l’attenzione si è concentrata su punti sbagliati e non centrali.
Il primo aspetto che mi pare importante, è che la Carta di Lampedusa afferma solennemete il diritto alla libertà di movimento, che in tutti questi anni di grande discussione attorno al tema delle migrazioni non si è mai osato affrontare. Anche in ambito progressista, è stata accettata come un dato di fatto l’idea che gli spostamenti, e quindi gli ingressi nei vari paesi, debbano essere limitati e sottoposti a un vaglio legato per lo più a valutazioni di convenienza economica.
Il diritto a muoversi è in realtà riconosciuto a certe fasce di persone in virtù del passaporto posseduto (cioè ai cittadini dei Paesi più ricchi) e poi affievolito, fino ad annullarsi, a seconda dell’origine nazionale e del censo. E’ vero che da sempre esistono regole all’accesso alla residenza e alla cittadinanza, ma queste dovrebbero essere coordinate con il diritto umano alla libertà di movimento, tanto più in un mondo che si fa sempre più piccolo in virtù della crescente facilità di spostamento.
Il secondo aspetto importante, legato al primo, è la richiesta contenuta nella Carta di Lampedusa di svincolare la libertà di restare nel paese di arrivo “allo svolgimento di un’attività lavorativa e autorizzata sulla base delle necessità del mercato del lavoro” locale. In altre parole si tratta di applicare un principio sacrosanto e cioè che un diritto importante, come la libertà di scegliere dove vivere, non sia subordinato al mercato. Un principio che finora si è stentato non solo ad affermare, ma anche a pensare.
Terzo punto degno di speciale attenzione: la Carta rivendica l’applicazione dello ius soli in tutta Europa, come criterio per l’attribuzione della cittadinanza. Ma va poi più in là suggerendo “la necessità di elaborare nuove modalità di relazione fra istituzioni e persone, basandole sulla residenza e non più sull’appartenza nazionale”. Quando questo avverrà, potremo davvero di un importante progresso collettivo.

Fonte: altraeconomia.it

  • Articolo pubblicato il 6 Febbraio 2014

ROMA  – In Italia la povertà è in aumento ma, ed è una fortuna, esiste e si rafforza anche la solidarietà. Sabato 8 febbraio torna la “Giornata della raccolta del Farmaco”, giunta all’edizione numero 14.  All’iniziativa, realizzata dalla Fondazione Banco Farmaceutico Onlus, in collaborazione con Federfarma e Cdo Opere Sociali, hanno aderito quest’anno 3400 farmacie distribuite in 94 province e in più di 1.200 comuni, presso le quali sarà possibile acquistare farmaci da automedicazione che verranno destinati alle persone in stato di povertà su tutto il territorio nazionale. Circa 14mila volontari accoglieranno i cittadini che vorranno dare il loro contributo.

A Roma più di 100 farmacie, circa 800 volontari pronti a lavorare per tutta la giornata per cercare di aiutare tutti coloro che si presenteranno per donare farmaci riservati ai più bisognosi. Numeri importanti, quindi, per Roma in vista della Giornata per la raccolta del farmaco che si terrà sabato in tutta Italia. Come spiega il delegato Maurizio Pasquali, infatti, nella Capitale “hanno aderito 134 farmacie, numero che potrebbe poi salire -dice all’agenzia Dire- Mentre saranno invece 800 i volontari impegnati. Ogni farmacia avrà un proprio elenco piuttosto ampio e sarà collegata ad un Ente: questo per evitare che tutti prendano le stesse cose”. Gli Enti che usufruiranno della donazione sono alcune decine, 29 in tutto: si va dal Centro Astalli alla Caritas, alla Comunità di Sant’Egidio”. Il meteo non è clemente, “ma noi speriamo in una buona risposta della gente -continua- Facendo un riscontro con gli anni scorsi è evidente che la sensibilità della gente cresce. Il problema però è l’aumento della povertà, quindi la richiesta, il fabbisogno aumenta ancora di più. Tanto che l’offerta non riesce a soddisfare le richieste. Di aiuto”.

IL RUOLO DELLE FARMACIE  –  “Per le farmacie -dice Annarosa Racca, presidente di Federfarma (Federazione nazionale dei titolari di farmacia italiani), intervistata dalla Dire -si tratta di una giornata importante perché si ha l’occasione di dimostrare a tutti il loro ruolo sociale. I veri protagonisti rimangono in ogni caso i cittadini, i quali, anche in un grande momento di difficoltà come questo, partecipano attivamente all’evento con l’acquisto di farmaci”.
Molti farmaci vengono spesso buttati via, qual è il suo appello ai cittadini? “Io non lo so se i farmaci vengono buttati via -risponde Annarosa Racca- il Banco Farmaceutico sta intanto organizzando in tutta Italia la raccolta di quelli che non vengono più utilizzati e che non sono scaduti. Penso comunque che sia i medici sia i cittadini prendano i farmaci secondo il proprio fabbisogno, non è più come una volta. Bisogna non abusare del farmaco e acquistarlo con la ricetta medica in maniera corretta, per utilizzarlo quando serve e se serve”.

Nasce il tavolo Federfarma e Sifo sulla distribuzione diretta: di cosa si tratta? “Di una collaborazione molto importante -risponde Racca- che vedrà la collaborazione tra professionisti, in particolare tra farmacisti che lavorano in ospedale e farmacisti che lavorano nelle farmacie del territorio. Credo che le esperienze possano e debbano essere unite e confrontate. Si è sempre parlato dei farmaci che vengono distribuiti soltanto nelle strutture ospedaliere: allora ecco, finalmente dopo tanti anni di inutilizzo in ospedale, questi farmaci possono essere distribuiti anche nelle farmacie territoriali. Questo è un modo -conclude il presidente di Federfarma- di portare risparmio al sistema sanitario nazionale e naturalmente di rendere più semplice l’approvvigionamento per i cittadini, che non devono più andare nelle Asl o negli ospedali, ma solo nella farmacia sotto casa”.
Quello appena trascorso è stato un anno difficile per le farmacie. Molte attività hanno infatti registrato problemi di sussistenza, a causa di una grandissima diminuzione della spesa farmaceutica territoriale. Il 2013, però, è stato anche un anno in cui si sono consolidate le basi della farmacia, perché sia a livello nazionale sia a livello europeo è stato stabilito, così come accade in tutti i Paesi del mondo, che il farmaco con ricetta debba essere dispensato soltanto in farmacia. Tra i problemi più urgenti, come sottolinea la presidente di Federfarma, quello dei farmaci irreperibili, un fenomeno nato su una norma che risale al 2006 e alla quale Federfarma fece immediatamente opposizione. “È chiaro- spiega Racca- che, costando i farmaci qui in Italia molto di meno rispetto a tanti Paesi, soprattutto del nord Europa, purtroppo avviene una esportazione: i farmaci vengono infatti presi in Italia, dove costano di meno, e portati all’estero dove vengono venduti a maggior prezzo. E questo interessa tutti i tipi di farmaci”.
Cosa fate per contrastare il fenomeno? “Abbiamo continui contatti all’interno della filiera -risponde il presidente di Federfarma- cioè della distribuzione intermedia delle aziende farmaceutiche, abbiamo poi naturalmente contatti con il Ministero della Salute, l’Aifa, i Nas e anche con le Regioni, perché sono proprio loro a dare le autorizzazioni per le esportazioni. Siamo una delle più grandi potenze del mondo -aggiunge- quindi il farmaco può essere esportato ma solo dopo che è stato garantito il fabbisogno ai cittadini italiani”.

Fonte: Agenzia Dire