• Articolo pubblicato il 16 Luglio 2014
Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) e l’Istituto nazionale di statistica (Istat) presentano la seconda edizione del “Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile” (Bes 2014) che riprende l’analisi degli elementi fondanti del benessere e del progresso in Italia e nei suoi territori. Nella sua continuità, il Bes aspira a diventare un punto di riferimento per i cittadini, la società civile, i media e la politica, al fine di avere un quadro complessivo dei principali fenomeni sociali, economici e ambientali che caratterizzano il nostro Paese.
Il quadro di analisi proposto è frutto di un lungo lavoro svolto tra il 2011 e il 2013 da rappresentanti delle parti sociali e dell’associazionismo riunite nel Comitato d’Indirizzo, e dalla comunità scientifica, coinvolta nella Commissione Scientifica. Negli anni sono stati anche ampiamente consultati i cittadini al fine di ottenere osservazioni e suggerimenti tramite un’indagine campionaria, raccogliendo opinioni sul sito, e durante decine di incontri territoriali.
Tra la presentazione del primo rapporto ed oggi il dialogo con i cittadini non si è concluso: si sono tenuti oltre 100 incontri pubblici durante i quali abbiamo continuato a mettere insieme critiche, commenti, suggerimenti, in modo da poter affinare ulteriormente gli indicatori proposti e le analisi di essi.
Il rapporto Bes2014 si basa sull’analisi dei 12 domini del benessere in Italia attraverso 134 indicatori. E’ proprio dalla lettura complessiva di questi che è possibile capire dove sta andando il nostro Paese, quali sono le principali criticità e quali le potenzialità, e anche le dinamiche positive in atto. Ogni capitolo propone una lettura dei fenomeni nel tempo e nei diversi territori del Paese per evidenziare non solo se il benessere sta aumentando o diminuendo ma anche che cosa succede delle disuguaglianze, se si ampliano o diminuiscono. In maniera sistematica, infatti, si guarda alle differenze esistenti per quanto riguarda il genere, l’età e il territorio. Dominio per dominio la ricchezza delle informazioni consente un esame dei mutamenti della qualità della vita in Italia vista da 12 punti di vista differenti.
Il Bes è stato l’occasione per il miglioramento dell’informazione statistica. Numerosi indicatori sono stati affinati, alcuni sono stati di nuovo rilevati a distanza di anni (indice di stato fisico e indice di stato psicologico per la salute), altri riportati a rilevazione annuale (rete potenziale di supporto, percezione di sicurezza da parte dei cittadini), altri ancora inseriti ex novo (percezione del rischio di perdere il lavoro e soddisfazione del lavoro). Il tutto per garantire la produzione di indicatori condivisi che permettano di capire come evolve la situazione di benessere del nostro Paese.
Clicca qui per scaricare il rapporto BES 2014
  • Articolo pubblicato il 15 Luglio 2014

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Roma, 14 luglio – Il Dipartimento Servizi Educativi e Scolastici, Giovani e Pari Opportunità ha pubblicato il bando di gara per l’affidamento del progetto “Sorridi in ospedale” che mira a promuovere, incentivare e consolidare le attività di clownterapia all’interno dei reparti pediatrici degli maggiori ospedali romani. “Sono molto contenta- ha dichiarato l’assessore capitolino Alessandra Cattoi – che abbiamo potuto reperire le risorse per continuare con il progetto “Sorridi in ospedale” che si propone di migliorare la qualità della vita delle bambine e dei bambini ricoverati. L’esperienza della clownterapia, oltre ad attenuare il trauma dell’ospedalizzazione per i piccoli pazienti, rende più agevole il compito del personale sanitario e contribuisce a sostenere le famiglie nella loro difficile opera di assistenza”.www.pass4suresale.com

Da alcuni anni Roma Capitale ha avviato il programma di clownterapia che punta a rendere meno “pesante” per i piccoli l’esperienza del ricovero in ospedale assicurando loro momenti di socializzazione, distensione e distrazione.
“Questo progetto – ha spiegato l’Assessore – nasce dalla convinzione che, nel percorso terapeutico delle bambine e dei bambini, è di fondamentale importanza affiancare alle migliori cure momenti dedicati allo svago e al gioco. Le strutture ospedaliere a cui è stato proposto il progetto hanno infatti accolto l’iniziativa con grande favore e disponibilità”.
Il progetto di clownterapia “Sorridi in ospedale” coinvolge sei nosocomi romani: Sant’Eugenio, Policlino Tor Vergata, San Camillo Forlanini, Sant’Andrea, Policlinico Gemelli, Policlinico Umberto I.
Il bando di gara per l’affidamento si espleta mediante procedura ristretta accelerata. L’importo totale è di 203.580 euro. La scadenza per la presentazione delle domande è il 29 luglio.642-832

Il bando è pubblicato integralmente nelle pagine del Dipartimento Servizi Educativi e Scolastici, Giovani e Pari Opportunità.

Fonte: comune.roma.it

  • Articolo pubblicato il 15 Luglio 2014
Apre a Milano WorkCoffee, un bar con prodotti a chilometro zero, che non offre solo servizi gastronomici ma anche assistenza e consulenza a chi cerca lavoroworkcafe

Non solo co-working ma anche co-job hunting, ovvero ricerca del lavoro condivisa. È quello che promette WorkCoffee, il primo bar a Milano che mette al centro proprio il lavoro. Appena inaugurato nella centralissima via Torino, Workcoffee infatti non è solo un caffè dove sedersi a colazione, è anche uno spazio che ha saputo interpretare il bisogno di fare rete dei nostri tempi, come spiega bene Luigi Ronda, coordinatore nazionale della catena WorkCoffee (che ha già aperto a Bergamo, Piacenza e Tolmezzo, in provincia di Udine), “Cercare occupazione è spesso un’esperienza solitaria e frustrante, in uffici grigi e poco accoglienti, con centinaia di curricula inviati senza ricevere risposta o freddi colloqui in qualche agenzia interinale”. Come racconta Ronda è proprio il fattore solitudine ad aumentare il tasso di abbandono della ricerca di lavoro attiva, da qui nasce l’idea del bar in cui andare per cercare lavoro . “Con WorkCoffee vogliamo rendere la ricerca del lavoro un’attività piacevole e condivisa.” Nel bar, oltre alla rete wi-fi è possibile accedere a due computer, alle bacheche con annunci Cerco/Offro Lavoro, ai, giornali, ai libri e ai testi sempre dedicati alle tematiche del lavoro. Tra il personale che lavora nel caffè, non solo baristi ma anche esperti di servizi al lavoro, che offrono gratuitamente colloqui individuali di accoglienza e orientamento e Job Point collettivi a cadenza settimanale in cui si affrontano temi diversi, dalla redazione di un curriculum efficace alla simulazione di colloqui di selezione. Ogni settimana poi è organizzato un fitto calendario di eventi, tutti a tema lavoro.  E se un lavoro già l’avete, Workcoffee non vi deluderà, il bar offre infatti un ricco menù per gustare piatti a chilometro zero, birre artigianali e vini del territorio.

Fonte: vita.it

  • Articolo pubblicato il 15 Luglio 2014

Expo, in collaborazione con Padiglione Italia, lancia un concorso per valorizzare l’impegno e la capacità progettuale delle donne in vista di Expo Milano 2015 e che premierà idee di start up al femminile ed è riservato ad imprenditrici e aspiranti tali.

L’iniziativa “WE – Progetti delle donne” intende valorizzare il talento femminile e sostenere l’iniziativa, l’intraprendenza, la creatività e l’imprenditorialità delle donne tramite la promozione e premiazione di progetti di start up di imprese femminili.

SOGGETTI PARTECIPANTI E CONDIZIONI DI AMMISSIBILITÁ

Il presente Concorso è aperto a tutte le imprese femminili in via di costituzione o di nuova costituzione, cioè che non abbiano ancora conseguito ricavi alla data di presentazione della domanda di partecipazione, aventi la propria sede, legale o principale, in Italia. Le imprese in via di costituzione devono essere costituite entro la scadenza del termine per presentare la domanda di partecipazione. Sono ammesse le titolari di P.IVA registrate in Italia, che abbiano conseguito ricavi, su base annua, non superiori al valore del premio più basso del presente Concorso (pari a 10.000 €).
Si definiscono imprese femminili tutte le società cooperative e le società di persone, costituite in misura non inferiore al 60 per cento da donne, le società di capitali le cui quote di partecipazione spettino in misura non inferiore ai due terzi a donne e i cui organi di amministrazione siano costituiti per almeno i due terzi da donne, nonché le imprese individuali gestite da donne, che operino nei settori dell’industria, dell’artigianato, dell’agricoltura, del commercio, del turismo e dei servizi.
Le imprese, come sopra definite, devono introdurre elementi d’innovazione nei settori attinenti al tema di Expo Milano 2015.

Settori di riferimento :

a ) Ricerca scientifica e applicata
b) Laboratori e tecnologie di controllo di qualità
c) Farmaceutica
d) Dietetica
e) Agrofarmaci e fertilizzanti
f) Ingredientistica specializzata (gli additivi alimentari, gli aromi e gli enzimi)
g) Medicinali veterinari
h) Agroalimentare (produzione, trasformazione e confezionamento)
i) Zootecnia e prodotti derivati
j) Meccanica agricola
k) Packaging
l) Trasporto e logistica
m) Grande distribuzione e commercio al dettaglio
n) Utensileria e prodotti per la cucina
o) Ristorazione e alberghiero
p) Bio-tecnologie
q) Riciclo delle Acque
r) Trattamento rifiuti
s) Risparmio energetico e energie alternative
t) Tecnologie di protezione ambientale
u) Agenzie di formazione / educazione
v) Cooperazione alimentare no-profit
w) Costruzioni, edilizia e infrastrutture
y) Sistemi fieristici e congressuali
x) Benessere e fitness
z) Attività sportive
aa) Eno – gastronomia
bb) Turismo
cc) Eventi culturali

Ciascuna partecipante, sia in forma individuale, che associata o raggruppata, potrà partecipare al Concorso presentando o contribuendo a presentare una sola domanda di partecipazione e un solo progetto.
Tutte le concorrenti dovranno dichiarare, ai sensi e per gli effetti del d.p.r. 445/2000, sotto la propria responsabilità ed a pena di esclusione, l’originalità del progetto proposto e l’inesistenza di diritti di anteriorità in capo a terzi.

PREMI

Ai primi due progetti imprenditoriali individuati, a giudizio insindacabile della Commissione di valutazione, verrà assegnato un premio in denaro, a fondo perduto, del valore di 40.000,00 € per il primo classificato e di 30.000,00 € per il secondo classificato.
Altresì, al progetto imprenditoriale ritenuto a giudizio insindacabile della Commissione di valutazione come il migliore proposto dai partecipanti con età inferiore a 35 anni, verrà assegnato un premio in denaro, a fondo perduto, di 10.000,00 € (“Premio Vivaio”).
I premi si intendono al lordo delle ritenute fiscali, ove applicabili.
I premi in denaro di cui sopra sono incompatibili con altri premi o sovvenzioni già ricevute, dai partecipanti eventualmente selezionati come vincitori, in altri concorsi. Pertanto, tutte le concorrenti dovranno dichiarare, ai sensi e per gli effetti del d.p.r. 445/2000, sotto la propria responsabilità ed a pena di esclusione che il progetto presentato non ha già ricevuto altri premi in denaro o sovvenzioni in altri concorsi.
I progetti selezionati come vincitori avranno un momento di visibilità nell’ambito della programmazione del palinsesto e del calendario degli eventi del Padiglione Italia e secondo le disponibilità del medesimo, che consisterà, nello specifico, in un evento di presentazione dei progetti medesimi.

MODALITÁ DI PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA DI PARTECIPAZIONE

Le candidature in forma singola o associata, dovranno essere inviate, a pena di esclusione, a partire dalle ore 12.00 del 4 luglio entro e non oltre le ore 18 del 31 ottobre 2014, tramite compilazione del formulario di adesione disponibile online, sul seguente sito: http://wepadiglioneitalia.ideatre60.it/
Saranno escluse dal Concorso, le candidate le cui domande di partecipazione perverranno dopo la data del 31 ottobre 2014 o che presenteranno documentazione incompleta.
Tutte le candidate (o il capofila in caso di partecipanti plurisoggettive), riceveranno una mail di avvenuta ricezione della candidatura.

Fonte: synagosrl.com

  • Articolo pubblicato il 8 Luglio 2014

La Rete Fattorie Sociali insieme al ForAgri, organizza un corso di formazione gratuito sull’agricoltura sociale e le sue prospettive alla luce della programmazione comunitaria 2014/2020 e della Legge Nazionale in discussione in Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati.
Il corso è articolato in due livelli: la prima parte della formazione si svolgerà in 2 giornate nell’autunno 2014, con date da definire in accordo con i corsisti.

I corsisti riceveranno un attestato di frequenza e potranno accedere alla seconda parte della formazione che prevede l’organizzazione di visite a fattorie sociali innovative in Italia e/o all’Estero.
Il corso è gratuito, le iscrizioni devono avvenire ENTRO IL 10 LUGLIO. Le imprese interessate (di qualsiasi settore) sia per i titolari che per i dipendenti dovranno aderire gratuitamente al fondo per la formazione interprofessionale FOR.AGRI (consultare la brochure).
Di seguito il programma dettagliato dell’iniziativa.

PROGRAMMA:

  1. Cos’è l’agricoltura sociale: storia, caratteristiche, tipologie e modelli (durata: 2 ore)
  2. Normativa Europea, Nazionale, Regionale (durata: 2 ore)
  3. Agricoltura sociale dal punto di vista dell’impresa agricola (durata: 2 ore)
  4. Aspetti socio educativi dell’agricoltura sociale: diversi percorsi per diversi beneficiari (durata: 2 ore)
  5. Creazione di una rete territoriale: la costruzione del network di progetto fra servizi alla persona e impresa (durata: 2 ore)
  6. Progettare interventi integrati di agricoltura sociale – buone prassi, criticità ed elementi per la progettazione (durata: 2 ore)
  7. La valutazione dei progetti di agricoltura sociale fra produzione di benessere e produzione di lavoro (durata: 1 ora)
  8. Esercitazione: la costruzione di un progetto di agricoltura sociale all’interno di una rete territoriale (durata: 3 ore)
  9. Presentazione dei progetti (durata: 1 ora)
  10. Conclusioni del percorso (durata: 1 ora)

Per maggiori informazioni contattate:
La Rete delle Fattorie Sociali

Tel.3482564595 – 3922147160

  • Articolo pubblicato il 8 Luglio 2014

LUCI SUL LAVORO “Immagini, musica e parole che raccontano il Lavoro” si terrà nei giorni 10, 11  e 12 luglio p.v. presso la Fortezza di Montepulciano.
La manifestazione, dedicata al mondo del lavoro, è nata come un festival creativo di cortometraggi, ma da subito si è caratterizzata come momento di analisi, riflessione e approfondimento sul mercato del lavoro.
Convegni, laboratori, aree sportive, workshop, spettacoli: il Lavoro rappresentato con un approccio multidisciplinare.

L’edizione 2014 ospita incontri e dibattiti sui temi della vecchia e nuova programmazione FSE e sarà l’evento nazionale dei PON Governance e Azioni di Sistema, del PON Garanzia Giovani del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Scarica il programma dettagliato.

Per ulteriori informazioni clicca qui

  • Articolo pubblicato il 8 Luglio 2014

La Regione Lazio, in linea con gli orientamenti europei relativamente alle imprese creative, con l’art. 7 della L.R. n.13 del 2013, ha istituito un fondo, denominato “Fondo della creatività per il sostegno e lo sviluppo di imprese nel settore delle attività culturali e creative”, per il sostegno a nuova imprenditorialità in questi settori e, in particolare, nel settore dell’audiovisivo, delle tecnologie applicate ai beni culturali, dell’artigianato artistico, del design, dell’architettura e della musica.  Con il presente Avviso Pubblico, la Regione Lazio intende sostenere la nascita e/o lo sviluppo di start up innovative, operanti nel settore delle attività culturali e creative, cofinanziandone i costi di avvio e di primo investimento.

Sono invitate a presentare proposte progettuali i seguenti soggetti:

1) le Micro, Piccole e Medie Imprese:
– costituite da non oltre 6 (sei) mesi alla data di pubblicazione del presente Avviso sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio (BURL);
– aventi sede legale ed almeno una sede operativa nella Regione Lazio, risultante da apposita iscrizione nel Registro delle Imprese di una delle Camere di Commercio del territorio laziale ed in regola con il pagamento dei diritti camerali.

2) Promotori di nuove iniziative imprenditoriali da attivarsi mediante la costituzione di Micro, Piccole e Medie Imprese ad alto contenuto innovativo e creativo:
– che avranno la sede legale ed almeno una sede operativa nella Regione Lazio;
– il cui promotore – necessariamente persona fisica – risulti essere o il titolare dell’impresa o un suo familiare oppure socio e componente degli organi di amministrazione.

Possono partecipare alla selezione di proposte progettuali esclusivamente le imprese che operano o che prevedono di operare ed effettivamente opereranno in uno o più dei seguenti settori di interesse:

  • Arti e Beni culturali – Arte, Restauro, Artigianato artistico (di elevata qualità artistica, di continuità con le tradizioni locali o a servizio degli altri settori ammissibili), Tecnologie applicate ai beni culturali, Fotografia;
  • Architettura e Design – Architettura, Design, Disegno industriale (prototipazione e produzione in piccola scala di oggetti ingegneristici ed artigianali), Design della Moda;
  • Spettacolo dal vivo e musica;
  • Audiovisivo;
  • Editoria.

Contributi
Il limite massimo del predetto aiuto sarà pari all’80% dell’investimento ritenuto congruo ed ammissibile e sarà comunque contenuto, in valore assoluto, nel limite di € 30.000,00.

Termine
30/09/2014

Fonte: synagosrl.com

  • Articolo pubblicato il 3 Luglio 2014
Ipsos: solo il 27% degli intervistati è contrario. Il consumo collaborativo non è solo per nerd

La crisi ha fatto il suo, ma dietro la sharing economy, la condivisione di beni e servizi, c’è qualcosa in più del bisogno di risparmiare per arrivare a fine mese. C’è la voglia di conoscere nuove persone e viaggiare, c’è la tecnologia che crea nuovi ponti e soprattutto c’è la consapevolezza che uno stile di vita improntato solo sul possesso personale non potrà funzionare ancora a lungo. Se ne sono accorti anche gli italiani se, come si legge da un’indagine commissionata a Ipsos da Airbnb e Blablacar, il 31% è interessato a utilizzare auto, case e spazi di lavoro in condivisione, l’11% lo fa già e solo il 27% è contrario.

Anche in Italia il consumo collaborativo non è più solo un affare da nerd, insomma. Sulla base di mille interviste condotte online nella fascia d’età 18-64 anni e due focus group tra Milano e Napoli, dall’indagine Ipsos è venuto fuori che il 75% degli intervistati ha sentito parlare di sharing economy. La fase dei pionieri è finita e le piattaforme italiane hanno ormai superato la soglia dei 250. «C’è un enorme potenziale di crescita», dive Fabio Era, che ha guidato la ricerca per Ipsos, «la maggior parte degli intervistati pensa che saranno pratiche che cresceranno in futuro».

sharing

La crisi economica
Una delle spinte è venuta certo dalla crisi economica, che ha «abilitato la condivisione di beni che già esistevano prima». Con i portafogli che si assottigliano, cambiano anche i comportamenti di consumo. Lo dichiarano l’86% degli intervistati, che nel 63% dei casi hanno ridotto o modificato le spese, soprattutto per l’auto, i consumi energetici, l’abbigliamento e il cibo. Il 12% degli intervistati, per esempio, almeno una volta al mese utilizza i gruppi di acquisto solidali e il ride sharing, mentre il 9% lo fa con il car e il bike sharing. Il ragionamento è semplice: non ho bisogno di una macchina o una bici tutta mia, ho bisogno solo di un passaggio.

Dalla proprietà privata alla condivisione, però, il percorso non è affatto lineare. L’ostacolo maggiore è la sfiducia verso uno sconosciuto da cui si accetta un passaggio o a cui si affida la propria casa per qualche giorno. Per questo «esistono tappe progressive», dice Era, «si passa prima attraverso circuiti protetti che sfruttano la fiducia ma anche il controllo esercitato dal micro circolo sociale. Un passo avanti sono i circuiti allargati attraverso un’esperienza con estranei, fino all’approdo al brand, come “facilitatore” che offre una modalità di contatto e una garanzia». Dal bisogno di risparmio come conseguenza della crisi, «viene fuori così un’alternativa al modello economico, con l’aggiunta di una dimensione valoriale, per cui scelgo la sharing economy anche perché penso che sia giusto».

La condizione economica, a guardare i profili degli affezionati, in effetti non è decisiva. I maggiori sostenitori del consumo collaborativo hanno tra i 18 e i 34 anni, vengono soprattutto dal Centro Sud, sono lavoratori autonomi, laureati e con un reddito mensile medio-alto (si va quindi oltre il bisogno economico). Dall’altra parte ci sono invece i detrattori, che provengono per lo più dal Nord Ovest, hanno un’età tra i 55 e i 64 anni e un reddito mensile medio basso.

sostenitori

Blablacar
«Le spese per la macchina sono spesso anche le più alte, per cui condividere la propria auto per molti è il primo passo per l’apertura al consumo collaborativo», racconta Olivier Bremer, country manager per l’Italia e la Germania di Blablacar, uno dei principali brand della sharing economy, che dal 2006 ha collezionato 8 milioni di iscritti in tutta Europa che così mettono a disposizione la propria macchina per condividere le spese di viaggio. La maggior parte degli utenti della piattaforma è composta da persone che si spostano molto in lungo e in largo, e che nel 96% dei casi usano l’automobile con una media di 4,8 volte alla settimana. «È una percentuale elevatissima», spiega Bremer, «che unita al fatto che in media ogni auto viaggia con 2,5 posti liberi, dimostra quanto sia significativo il potenziale del ride sharing in Italia». Gli italiani che accettano un passaggio online tramite Blablacar hanno tra i 30 e i 44 anni, sono nella maggior parte dei casi uomini e lavoratori dipendenti. Oltre agli utenti, i i più propensi a usare il servizio sono i giovani del Sud e delle isole rispetto ai ragazzi del Nord. Non a caso, tratte come Roma-Bari sono ormai tra le più popolari su Blablacar, con una partenza ogni pochi minuti. Le donne, in particolare, non vedono di buon occhio condividere l’auto con uno sconosciuto perché pensano che sia pericoloso. Molto distanti restano anche gli over 55 e, a sorpresa, i residenti nel Nord Italia.

Airbnb
Se l’auto è la prima cosa che gli italiani mettono in condivisione, l’altro bene per eccellenza resta la casa. La californiana Airbnb anche in Italia ha messo a disposizione la sua piattaforma per tutti coloro che vogliono condividere il proprio appartamento o prenotare un alloggio in tutto il mondo. In pochi anni per la società di San Francisco il mercato italiano è diventato il terzo a livello mondiale dopo Stati Uniti e Francia con 65mila annunci e una media di 12mila persone che ogni giorno soggiornano tramite Airbnb. Il vantaggio economico resta la motivazione principale (per 89% degli intervistati) dietro la scelta di un alloggio in condivisione. «Ma anche l’idea di alloggiare in quartieri che di solito non offrono servizi e alberghi», spiega Matteo Stifanelli, country manager per l’Italia, «è una motivazione importante. C’è il valore aggiunto di guardare una città con gli occhi di chi vive in quel posto».

Il profilo degli utilizzatori rispecchia quello degli utenti di Blablacar: giovani, lavoratori indipendenti e laureati. Anche in questo caso, tra quelli che si dicono propensi, prevalgono i meridionali rispetto ai settentrionali. «Quelli che non sono interessati», continua Matteo, «ne fanno soprattutto una questione di fiducia: pensano che la condivisione della propria casa o di terzi non sia sicura. Il meccanismo del feeddback, per questo motivo, è di primaria importanza. Proprio per evitare il double blind, cioè il vincolo di dover lasciare una recensione positiva per evitare che poi l’altro lasci per te una recensione negativa, abbiamo dato la possibilità di scrivere la recensione 15 giorni dopo il soggiorno in modo da avere review più veritiere».

Il valore economico della sharing e le regole da scrivere
Condivisione sì, ma il consumo collaborativo è anche un bacino economico in via di sviluppo. Il valore di Airbnb, ad esempio, avrebbe già raggiunto i 10 miliardi di dollari. E con la crescita del valore economico crescono anche le polemiche, esplose soprattutto attorno alla app Uber, in particolare dopo il lancio a Milano del servizio low cost Uberpop, che permette a chiunque abbia un’auto di diventare un autista.

«Che oltre alla condivisione ci sia anche un guadagno da parte delle piattaforme è un dato di fatto», dice Stifanelli, «altrimenti non si parlerebbe di sharing economy». «Il problema non è il guadagno da parte della piattaforma», aggiunge Bremer, «ma nel caso di Uberpop è il guadagno per chi guida. Una cosa è la condivisione delle spese di un viaggio che devo fare, un’altra è che ci siano persone che viaggiano solo per caricare altre persone».

Tirare le fila di un mondo così variegato e ancora in fase di definizione è difficile, soprattutto se vogliamo inquadrare queste piattaforme con leggi e norme scritte quando social e smartphone erano ancora fantascienza. Le critiche, da parte di corporazioni e associazioni di categoria tradizionali, restano la questione fiscale e il rispetto delle regole. Anche Airbnb più volte è finita nel mirino di albergatori ed enti locali di tutta Europa, che hanno accusato la piattaforma di concorrenza sleale. «Noi diciamo ai nostri utenti di pagare le tasse su quello che guadagnano», ripete Stifanelli, «ma di certo non possiamo fare controlli fiscali. Per questo chiediamo alle istituzioni che si arrivi a delle linee guida di modo che il cittadino che affitta per un breve periodo la sua casa sappia in maniera semplice come comportarsi».

Fonte: linkiesta.it

  • Articolo pubblicato il 1 Luglio 2014
In Italia la crisi pesa soprattutto verso il basso, verso le fasce più deboli, i giovani in particolare. L’OCSE, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, fa sapere che la forbice tra ricchi e poveri si allarga sempre più nel nostro Paese.

Gli italiani più ricchi guadagnano sempre di più, ma in egual misura aumenta la povertà. Il 10% della popolazione più ricca detiene almeno dieci volte di più di quello che ha il 10% della popolazione più povera.
Negli ultimi decenni è anche diminuito il rischio povertà per gli anziani, e questo è un altro dato molto significativo, perchè coincide con l’aumento del rischio povertà per le fasce più giovani della popolazione in questi ultimi anni di crisi economica.
Un italiano su dieci (nel 2007 il rapporto era di 1 a 9) detiene un quinto della ricchezza complessiva, esattamente il 10% più ricco della popolazione detiene il 24,4% del reddito nazionale disponibile. Insomma crescono le diseguaglianze, si moltiplicano, così i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
I dati non sono in sincronia, ma in linea tendenziale con quelli forniti dalla Banca d’Italia. Lo studio Ocse fa riferimento agli anni 2011 e 2012. Secondo l’’indagine di Bankitalia il 10% delle famiglie più ricche possiede il 46,6% della ricchezza netta totale (45,7% nel 2010). La quota di famiglie con “ricchezza negativa” è invece aumentata al 4,1% dal 2,8% del 2010. La concentrazione della ricchezza è pari al 64%.
Secondo l’Ocse il 10% della popolazione più povera detiene solo il 2,4% del reddito nazionale, ricordando il 24,4% del 10% dei più ricchi. Il divario e’ elevato, oltre 30 punti percentuali, anche tra il 20% piu’ ricco, che nel periodo esaminato ha incamerato il 39,3% del reddito nazionale disponibile, e il 30% piu’ povero, che si e’ fermato al 7,1%.
Aumenta anche la percentuale dei nuclei familiari che vivono con meno della meta’ del reddito medio nazionale. Nel 2007 era all’11,9%, e negli anni centralidella crisi e’ salita, toccando nel 2010 un picco del 13%, per poi ridiscendere leggermente, al 12,6%, nel 2011.
Negli anni Ottanta, il rischio massimo di povertà era per gli anziani (tasso di povertà era oltre 180% di quello medio nazionale), mentre i giovani erano a 104,4% (under 18) e 90,4% (18-25 anni).
Nel 2007 abbiamo un tasso di povertà a 130% della media generale per i giovanissimi, 105% per i giovani e 124% per gli over 75.
Nel 2011 il tasso di poverta’ tra gli anziani è appena oltre l’80% di quello medio, mentre quello di under 18 e under 25 è salito rispettivamente a 137,5% e 104,4%.
Infine gli ultimi dati di Eurostat indicano l’Italia come seconda nell’Unione Europea per aumento delle tasse nel 2012. Tra il 2011 e il 2012 l’Italia è in Europa il paese che, dopo l’Ungheria, ha conosciuto l’aumento maggiore della tassazione rispetto al pil, passando dal 42,4% al 44%.
L’Italia è al sesto posto nell’Unione Europea della classifica dell’imposizione fiscale. (Regioni.it 2521 – 20/06/2014)

Fonte: confinionline.it

  • Articolo pubblicato il 1 Luglio 2014
Si intitola “Azzardo: non chiamiamolo gioco” la mostra, a cui hanno collaborato noti vignettisti chiamati dal movimento No Slot. La presentazione a Milano, in occasione della Giornata mondiale contro le droghe, lo scorso giovedì 26 giugno. Perazzoli
www.pass4suresale.com

LPerazzolli Pierpaolo  Slota mostra e la relativa Campagna di educazione contro il gioco d’azzardo è stata illustrata alla Scuola del Collegio S. Carlo di Milano (c.so Magenta 71), in un incontro (dalle ore 12) a cui sono intervenuti, fra gli altri: Don Antonio Mazzi -Presidente Fondazione Exodus; Simone Feder – Coordinatore Comunità Casa del Giovane – Movimento No Slot; Marco Dotti, giornalista;  Giovanni Beduschi – Cartoonist; Pierfranco Maffè – Presidente Dipartimento Istruzione ANCI Lombardia.
Il collegio S. Carlo di Milano è stata la prima tappa della mostra che sarà in tour in tutta Italia, in Comuni e scuole.
Fondazione Exodus è uno dei partners dell’iniziativa, insieme a Casa del Giovane, Movimento no slot, Magazine Vita, Unilab. Don Antonio Mazzi, a VITA spiega perché è importante una campagna contro il gioco d’azzardo e perché proprio ora.
«È urgente. Sta esplodendo tutto. Alla Fondazione ogni giorno riceviamo decine di chiamate, dal 70 enne al sedicenne. Persone che si stanno rovinando. Sono aumentati i suicidi».
«Partiamo dalla scuola perché è un formidabile volano. Ci rivolgiamo ai bambini, agli insegnanti, ai genitori. L’anno scolastico è terminato, ma lanciamo la campagna ora per iniziare a informare gli istituti e da settembre cominceremo a lavorare a tappeto».
«Dobbiamo educare al gioco. Ma l’azzardo non è gioco. Non usiamo quella parola. È una dipendenza, come la droga».
Beduschi Giovanni  Slot«La campagna si rivolge anche agli amministratori locali. Quando sono interpellati, pare non se ne siano accorti della situazione. Per un bar con le slot machine che chiude, uno apre. Questa campagna deve essere un’onda d’urto forte e decisa. Per fare cambiare finalmente le cose».
Fra le firme: Barchetti Giorgio (BOLD), Beduschi Giovanni, Bersani Andrea, Biondi Enrico, Campaner Angelo, Caratto Luciano, Cardelli Giacomo (GIAC), Careghi Athos, Congiu Mariano, Lele Corvi, Dotti Francesco, Loiacono Filippo (FRAGO), Mantovani Carlo (PIRELLONE), Galavotti Roberto (BEKKO), Mellana Claudio, Pani Fabrizio (PANIF), Pierazzoli Pierpaolo (EDYPERAZZ).
070-684

Giovanni Beduschi

L’allestimento è a disposizione di Istituti Scolastici e Comuni che la possono richiedere gratuitamente.

Fonte: vita.it