• Articolo pubblicato il 31 Gennaio 2013

Grazie a questa innovazione si possono conoscere le disponibilità del plasma in tempo reale.

In Toscana arriva il “Meteo del sangue”, un nuovo servizio attivato dal Centro regionale sangue (Crs) e rivolto alle associazioni dei donatori che, in questo modo, possono controllare “lo stato di salute” del sistema trasfusionale locale (cioè, il livello di disponibilità delle unità di sangue, divise per tipizzazione) e programmare meglio le chiamate dei donatori.

Sul sistema informativo gestito dal Crs, e accessibile a tutte le componenti del sistema trasfusionale e alle associazioni di donatori, viene inserito, per ciascun gruppo sanguigno, il livello di eccedenza, stabile, fragile, urgente, emergenza, a seconda delle disponibilità. Cliccando su ciascuna dicitura, si apre una casella che contiene il dettaglio dello stato e suggerisce anche le azioni da intraprendere.
L’aggiornamento del “Meteo del sangue” è a cura degli operatori del Crs: “Questo servizio – spiega Simona Carli, responsabile del Crs – va incontro alle sollecitazioni delle associazioni. Con questo nuovo strumento superiamo le difficoltà di interpretare e contestualizzare i semplici valori numerici finora visibili nella bacheca delle disponibilità, consentendo di ottimizzare sia le attività di chiamata del donatore che la programmazione delle trasfusioni”.

 

Fonte: ipasvi.it

  • Articolo pubblicato il 31 Gennaio 2013

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato, nella seduta del 20 dicembre, una risoluzione che esorta gli Stati Membri a “vietare tutte le pratiche dannose per donne e ragazze, in particolare le mutilazioni genitali femminili”. Il testo, presentato dai Paesi africani e co-patrocinato dall’Italia, è stato approvato senza discussione, né emendamenti. L’atto di indirizzo sollecita in particolare gli Stati Membri ad adottare “tutte le misure necessarie a proteggere donne e ragazze da queste pratiche” ed invita il Segretario Generale dell’Organizzazione a predisporre un rapporto completo sulla pratica delle mutilazioni genitali femminili, che ne approfondisca cause, diffusione e conseguenze.

“La pratica incontrollata delle mutilazioni colpisce le bambine in gran parte del continente africano – commenta il Garante dell’Infanzia e dell’adolescenza del Lazio Franco Alvaro – Si tratta di una pratica odiosa che ha trovato enormi resistenze dalla gran parte dei paesi di quel continente ma che ha registrato, in sede ONU, una sorprendente inversione di tendenza. Una inversione dovuta alla crescente reazione di molti paesi del mondo occidentale e di tutte le grandi organizzazioni mondiali che tutelano i diritti dell’Infanzia. Come dire: mai arrendersi, soprattutto quando la lotta sembra impossibile. Ci sarà da penare per ottenere d’ora in poi la puntuale ratifica da parte degli stati membri che hanno approvato la risoluzione.”

Nel corso della medesima seduta l’Assemblea Generale ha adottato anche una risoluzione che mira ad intensificare l’azione di contrasto a tutte le forme di violenza contro le donne – sollecitando gli Stati Membri ad elaborare politiche di intervento che prevedano un maggiore coinvolgimento del genere maschile e a tradurle in azioni concrete – ed una ulteriore risoluzione contro la pratica della tratta di donne e ragazze, in cui si chiede in particolare di destinare risorse a programmi di recupero e reinserimento delle vittime e di investire nell’alta formazione di agenti di polizia e dei servizi di immigrazione, personale dell’amministrazione giudiziaria e altri funzionari che partecipano all’attività di prevenzione e contrasto alla tratta degli esseri umani.

Fonte: garanteinfanzia.regione.lazio.it

  • Articolo pubblicato il 31 Gennaio 2013

Lo scorso 28 gennaio il Garante dell’Infanzia e dell’adolescenza della Regione Lazio Francesco Alvaro è stato riconfermato coordinatore della Conferenza dei Tutori e dei Garanti Regionali dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

L’insediamento della Conferenza era avvenuto tre anni fa, molto prima della nomina del Garante Nazionale, quindi l’attribuzione dell’incarico di coordinatore si è resa necessaria dopo la formale approvazione del Regolamento di funzionamento dell’Autority avvenuta di recente. La nomina è avvenuta all’unanimità dei componenti dell’organismo, aspetto particolarmente apprezzato dal Garante Alvaro.

Fanno parte della Consulta dei Garanti regionali, oltre al Garante del Lazio: il Pubblico Tutore del Friuli Venezia Giulia Luigina D’Orlando, il Pubblico Tutore del Veneto Aurea Dissegna, il Garante dell’Emilia Romagna Luigi Fadiga, il Garante della Calabria Marilina Intrieri, il Difensore civico e Garante della Liguria Francesco Lalla, il Garante della Provincia Autonoma di Bolzano Vera Nicolussi-Lech, il Garante della Puglia Rosy Paparella, il Garante della Campania Cesare Romano, il Difensore civico e Garante della Provincia Autonoma di Trento Raffaello Sampolesi, il Garante della Toscana Grazia Sestini e l’Ombudsman delle Marche Italo Tanoni.

Obiettivo principale della Conferenza è la promozione su tutto il territorio nazionale delle esperienze attuate con successo dai diversi organi di garanzia regionali. L’organismo si propone, inoltre, di sensibilizzare le realtà locali sul tema dei diritti dei minori attraverso l’istituzione e la nomina di Garanti regionali e di elaborare proposte e suggerimenti da sottoporre all’attenzione del Garante Nazionale.

Fonte: garanteinfanzia.regione.lazio.it

  • Articolo pubblicato il 31 Gennaio 2013

Sabato 26 gennaio il Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione Lazio Francesco Alvaro ha ricevuto dalla Consulta del Terzo Settore il Premio Formica d’Oro 2012.
“Si tratta di un riconoscimento che ogni anno viene assegnato agli organismi che operano nel ‘terzo settore’ per esperienze lodevoli e buone prassi” spiega il Garante Alvaro, che precisa di aver ricevuto il “graditissimo premio per il lavoro di monitoraggio della situazione dei minori che vivono fuori dalla famiglia e per aver potenziato la rete delle figure di tutela dell’infanzia in situazione di fragilità, avendo istituito l’elenco delle figure professionali dei Tutori civici volontari del Lazio”.
Ogni anno il premio – che con il suo caratteristico nome intende evocare ‘la laboriosità dei piccoli’ – viene assegnato ad organismi, rappresentanti del mondo della comunicazione, Enti locali o singole personalità che si mettono in luce per aver promosso o sostenuto progetti efficaci ed innovativi nei settori dell’educazione, dei servizi socio-sanitari, della cultura, dell’ambiente, dell’integrazione e, più in generale, delle ‘politiche tese al benessere sociale’.
Il riconoscimento ricevuto permette al Garante di entrare a far parte della Consulta delle Formiche d’Oro, organismo che riunisce tutti i premiati delle passate edizioni e ha l’obiettivo di promuovere e diffondere ogni utile iniziativa di integrazione dei servizi sui territori della nostra regione.

Fonte: garanteinfanzia.regione.lazio.it

  • Articolo pubblicato il 28 Gennaio 2013

Il 9 febbraio 2013 alle ore 9:00, si terrà a Roma presso l’Aula Magna, Clinica Ostetrica, Policlinico Umberto I, il convegno dal titolo “Crisi economica e condizione infantile”.

Il convegno è organizzato dall’Università La Sapienza, il Policlinico Umberto I e la Caritas Roma.

Programma:
09.00 – 09.30
Inizio dei lavori
S
aluto delle Autorità Accademiche e del Policlinico Umberto I
09.30 – 09.40
Con i nuovi Italiani oltre la crisi
Mons. E. Feroci
09.40 – 10.00
Conseguenze a lungo termine della privazione nei primi anni di vita
F. Peracchi
10.00 – 10.20
Il neonato a rischio sociale
M. De Curtis, R. Lucchini
10.20 – 10.40
Problematiche dell’area materno infantile nella Regione Lazio
D. Di Lallo
10.40 – 11.00
Il bambino immigrato. Quali tutele sanitarie?
S. Geraci
11.00 – 11.20
Impegno della Caritas verso le famiglie immigrate ed i minori stranieri
M. F. Posa
11.20 – 11.40
Infanzia e Società
M. D’Amato
11.40 – 12.00
Salute mentale dell’età evolutiva: proposte
G. Levi, M. Romani
12.00
Conclusione dei Lavori

Per scaricare la locandina clicca qui

  • Articolo pubblicato il 28 Gennaio 2013

Nell’anno scolastico 2011-2012 “sono stati circa 145 mila gli alunni con disabilità. Nella scuola primaria sono circa 81 mila (pari al 2,9% del totale), in quella secondaria di primo grado poco più di 63 mila (il 3,5% del totale). In ambedue i casi si rileva un aumento di 0,1 punti rispetto all’anno precedente, confermando la tendenza osservata negli ultimi dieci anni”. Lo rileva l’Istat.

In particolare, nelle scuole primarie “il 19,8 per cento degli alunni con disabilità non è autonomo in almeno una delle attività indagate (autonomia nel mangiare, nello spostarsi e nell’andare in bagno), mentre il 7,8 per cento non lo è in tutte e tre le attività. Nelle superiori di primo grado le percentuali sono del 14,5 per cento e del 5,4 per cento”. Per quanto riguarda i problemi che presentano gli alunni, tra i più frequenti, in entrambi gli ordini scolastici considerati, ci sono “il ritardo mentale, i disturbi del linguaggio, quelli dell’apprendimento e dell’attenzione”.

Per quanto riguarda il sostegno, l’Istat sottolinea che secondo i dati del ministero dell’Istruzione si contano “poco più di 65 mila insegnanti di sostegno. In entrambi gli ordini scolastici, essi svolgono attività di tipo didattico con l’80 per cento degli alunni con disabilità. Si conta, però, una quota degli alunni, che varia tra l’8,2% della scuola primaria e il 7,2 per cento della scuola secondaria, con cui l’insegnante di sostegno svolge prevalentemente attività di tipo assistenziale”. (DIRE)

Fonte: dirittiglobali.it

  • Articolo pubblicato il 24 Gennaio 2013

Secondo le stime dell’Onu nel 2075 la popolazione mondiale toccherà i 9,5 miliardi di persone, ovvero 3 miliardi di bocche in più da sfamare e da dissetare. Ecco perché come denuncia lo studio Global food, Waste not, Want not della britannica l’Institution of Mechanical Engineers (Ime), un’autorevole associazione di ingegneri, non possiamo più permettere che “La metà del cibo che viene prodotto nel mondo, circa due miliardi di tonnellate, finisca nella spazzatura, benché sia in gran parte ancora commestibile”. Le cifre non lasciano dubbi: tra il 30% e il 50% degli alimenti preparati per il consumo non arrivano mai nei piatti dei consumatori e questo a fronte di una sempre maggiore pressione sulle risorse naturali. Solo in Gran Bretagna ogni anno si sprecano 7 milioni di tonnellate di alimenti, per un valore totale di 10 miliardi di sterline, il che pesa nel portafogli di ciascuna famiglia per circa 600 sterline all’anno.

Ma come è stato possibile sostituire il nostro pane quotidiano con questo nostro spreco quotidiano? Nel dossier inglese emergono tra i fattori principali di questo immenso dispendio alimentare mondiale le pessime condizioni di conservazione, le rigide date di scadenza, le operazioni di marketing del tipo prendi tre paghi due e le esigenze dei consumatori che normalmente prediligono cibi esteticamente perfetti. “La quantità di cibo sprecato e perso in tutto il mondo è sconcertante – ha spiegato il responsabile del settore energia e ambiente dell’Ime, Tim Fox – e le ragioni di questa situazione risalgono principalmente alle pratiche tipiche della società consumistica, che spinge i consumatori a privilegiare la quantità e l’aspetto estetico piuttosto che la sostanza dei prodotti alimentari”.

Non è raro, si legge nel rapporto, che “Le numerose promozionei dei prodotti nei supermercati incoraggino i clienti ad acquistare quantità eccessive di beni, che, nel caso dei prodotti alimentari deperibili, inevitabilmente generano sprechi in casa”. Allo stesso tempo i “Grandi supermercati, per soddisfare le aspettative dei consumatori, spesso rifiutano i raccolti di frutta e verdura perfettamente commestibili già presso l’azienda agricola in quanto non conformi alle norme di commercializzazione e alle loro rigorose caratteristiche fisiche”. La situazione più grave in questi casi riguarda le verdure coltivate: “il 30 per cento di queste, infatti, non vengono neanche raccolte per via del loro aspetto non conforme agli standard proposti dal mercato”.

Non meno gravi, anche se di diversa natura, sono le problematiche dei paesi impoveriti, come quelli dell’Africa sub-sahariana e del Sud-Est asiatico, dove invece, “lo spreco si deve principalmente al sistema di distribuzione e di conservazione”. Qui una raccolta inefficiente, l’inadeguato trasporto locale e le scarse infrastrutture fanno si che i prodotti siano spesso trattati impropriamente e conservati in condizioni non idonee fin dall’origine della filiera alimentare.

Per tamponare lo spreco, in Italia Slow Food, al pari di molte altre associazioni territoriali, si è impegnata nella riduzione degli sprechi, collaborando attivamente in diverse Regioni italiane con la realizzazione di Last Minute Market, società spin-off dell’Università di Bologna che operano su tutto il territorio nazionale sviluppando progetti territoriali volti al recupero dei beni invenduti o non commercializzabili a favore di enti caritativi e con la pubblicazione di edizioni come quelle della collana Mangiamoli giusti (.pdf) con precise e utili indicazioni sullo spreco di cibo, lo smaltimento e i consigli per modificare in meglio le nostre abitudini alimentari.Ma per contrastare lo spreco mondiale di cibo queste piccole e lodevoli iniziative non bastano. “I Governi, le Agenzie per lo sviluppo e le Nazioni Unite devono lavorare insieme per aiutare le persone a cambiare mentalità in materia di rifiuti e sprechi – ha assicurato Tim Fox – scoraggiando le pratiche strutturali di spreco di contadini, produttori di cibo, supermercati e soprattutto di noi consumatori”. Una rivoluzione che potrebbe confermare il calo del 7% dei prezzi alimentari nell’indice Fao 2012 con “una inversione di tendenza sulla situazione che prevaleva nel luglio scorso, quando i prezzi in forte rialzo facevano temere una nuova crisi alimentare” e nuove speculazioni sul cibo e sulla fame. Materia degna dell’attenzione anche dell’Expo 2015. Alessandro Graziadei

Fonte: unimondo.org

  • Articolo pubblicato il 24 Gennaio 2013

Anche per il 2013 gli ultrasettantenni residenti a Roma potranno richiedere o rinnovare le tessere che consentono di viaggiare gratuitamente sui mezzi pubblici della Capitale. La Card Over 70 ha validità annuale ed è riservata a chi ha un reddito Isee non superiore a 15mila euro.

Rinnovo: chi è già in possesso della tessera Over 70, può rinnovarla nei punti di ricarica autorizzati (edicole o tabacchierie), o presso una delle biglietterie Atac presenti in metropolitana (Anagnina, Battistini, Cornelia, Lepanto e Ottaviano sulla metro A; Laurentina, Eur Fermi, Ponte Mammolo, Termini e Conca d’Oro sulla metro B).

Richiesta: chi ha i requisiti previsti (età 70 anni compiuti, residenza a Roma e reddito Isee pari o inferiori ai 15mila euro), può richiedere la tessera nelle biglietterie Atac di Anagnina, Battistini, Cornelia, Lepanto e Ottaviano nella metro A; Laurentina, Eur Fermi, Ponte Mammolo, Termini e Conca d’Oro nella metro B, compilando l’apposito modulo e presentando una fototessera, un documento d’identità e la certificazione del reddito Isee rilasciata da un CAF o altro ente autorizzato.

La card over 70 è valida su tutti i mezzi di trasporto Atac: bus e tram, linee A, B e B1 della metropolitana e ferrovie regionali Roma-Lido, Roma-Giardinetti, Roma Nord-Viterbo limitatamente al tratto urbano.
“Bene il rinnovo delle tessere gratuite per il trasporto pubblico locale dedicate ai cittadini con più di 70 anni” – ha dichiarato il vicesindaco di Roma Capitale, Sveva Belviso – “Si tratta di uno sforzo importante, che avviene in un momento di crisi economica globale e in un contesto di tagli che richiedono sacrifici ingenti per i cittadini, soprattutto i più fragili”.

Info: www.agenziamobilita.roma.it

Fonte: comune.roma.it

  • Articolo pubblicato il 23 Gennaio 2013

Roma – “La pensione fa paura”, soprattutto tra i giovani che hanno un lavoro precario e quindi un percorso pensionistico intermittente e anche tra i dipendenti pubblici. E’ quanto emerge dall’indagine del Censis per la Covip. I giovani lavoratori italiani (18-34 anni) credono che quando andranno in pensione riceveranno un assegno pari in media al 53,6% del loro reddito da lavoro.

E il 30%, riferisce il Censis, si aspetta una pensione di base inferiore alla metà del reddito attuale. Tra i giovani lavoratori non aderenti alla previdenza complementare il 36% è disposto a farlo, anche se ora preferisce aspettare.

“Quando si pensa alla pensione a prevalere è la paura”, sottolinea la ricerca. Paura di perdere il lavoro e non riuscire a versare i contributi (34,3%), o di diventare precari e quindi di poter versare i contributi solo in modo saltuario (32,7%). Già oggi il 39,4% dei giovani lavoratori ha un percorso contributivo discontinuo a causa di lavori precari o impieghi senza versamenti pensionistici. Solo il 23,5% dei lavoratori italiani ritiene che andrà in pensione all’età desiderata. Il 25% pensa che andrà in pensione dopo i 70 anni. Pensa che andrà in pensione tra i 67 e i 69 anni il 18,2% dei lavoratori. Ma solo il 5,2% dei maschi e il 3,4% delle donne vorrebbero andare in pensione dopo i 70 anni. Il 31,2% desidererebbe andare in pensione addirittura prima dei 60 anni (il 25,9% dei maschi e il 37,5% delle donne), il 46% tra 60 e 63 anni (il 46,5% dei maschi e il 45,6% delle donne) e solo il 10% degli autonomi vorrebbe andare in pensione dopo i 70 anni, così come il 2,5% dei dipendenti privati e il 2,1% degli impiegati pubblici.

Anche i dipendenti pubblici cominciano a temere. Pensando alla pensione futura, anche il 21,4% dei dipendenti pubblici teme di perdere il lavoro e di non riuscire a versare i contributi, il 24,1% di finire nel precariato e di poter versare i contributi solo in modo intermittente, il 21,3% ha paura di non avere abbastanza reddito per finanziare forme integrative della pensione pubblica. (DIRE)

Fonte: dirittiglobali.it

  • Articolo pubblicato il 23 Gennaio 2013

Giunto alla quinta edizione, Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo offre un’ampia e articolata produzione di indicatori aggiornati e puntuali, che riguardano aspetti economici, sociali, demografici e ambientali del nostro Paese. Attraverso confronti internazionali e territoriali essi consentono di valutare in modo comparativo la collocazione dell’Italia nel contesto europeo e di individuare le differenze regionali.

Gli indicatori, raccolti in 19 settori per un totale di 118 schede, si possono consultare in modo ragionato per settori e per singole schede, scaricare su un foglio elettronico, approfondire con i link presenti in ogni pagina.

Da quest’anno, inoltre, in occasione del rilascio della pubblicazione cartacea, saranno resi disponibili ulteriori formati di consultazione, quali ebook (nel formato e-pub) e App per smartphone; la versione inglese sarà disponibile per la prima volta con i grafici dinamici interattivi.

Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo

Fonte: istat.it