• Articolo pubblicato il 17 Marzo 2015

percorso-0-6-grafica

L’educazione per la prima infanzia è un servizio imprescindibile che, fornito a tutta la popolazione infantile, favorisce la formazione globale del cittadino. L’educazione per l’infanzia di qualità, realizza interventi precoci di inclusione sociale e di sviluppo riducendo le disuguaglianze di partenza: è quindi un servizio indispensabile per “spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale”
(Raccomandazione europea 20.02.2013)

La proposta

Il seminario intende fornire uno spazio di scambio di idee, pratiche e proposte, al fine di contribuire allo sviluppo di linee programmatiche e “buone prassi” per l’infanzia.
Si intende, altresì far emergere l’originalità dell’esperienza educativa italiana a partire dai nidi e dalle scuole dell’infanzia, internazionalmente riconosciuti come istituzioni educative di qualità.
Per una nuova prospettiva dello zero-sei: dall’erogazione di un servizio a domanda individuale alla garanzia di un diritto socialmente riconosciuto

Condizioni irrinunciabili

  • serve un servizio educativo adeguato alle diverse età e fasi (senza artificiosi anticipi che stravolgono il ciclo naturale di vita così come la psicologia dello sviluppo e le scienze umane hanno declinato nell’arco di oltre un secolo di ricerche comparate);
  • serve un raccordo e una continuità educativa fra servizi/scuole calibrando accuratamente analogie e differenze di contesti, la loro organizzazione spaziale e scansione temporale, i passaggi, curando la stabilità affettiva e l’esplorazione ma altresì la varietà e la novità;
  • fondamentale è la formazione delle professionalità e la ‘mescolanza’ di competenze fra operatori dei diversi ambiti di intervento (socio educativi, scolastici, neuropsichiatrici…) per il raccordo e la coerenza fra i diversi stili e modelli educativi; anche la formazione deve essere rivolta a gruppi eterogenei di educatori/trici e insegnanti, accudienti, collaboratrici; va decisamente superata la divaricazione della formazione iniziale che separa le due professionalità riservando la laurea solo alle insegnanti di scuola dell’infanzia, condizionando scelte e parità di funzioni e dignità, pur nella necessaria discontinuità di interventi.

SABATO 18 APRILE 2015
Teatro Arcobaleno – v. Francesco Redi 1, Roma
h. 9,30-17:00 È preferibile dare un’adesione via mail: [email protected]
È richiesta una quota di partecipazione di € 5,00 da versare all’accoglienza e sarà rilasciato attestato di partecipazione.
Per ulteriori informazioni: scarica il programma dell’evento – PROGRAMMA SEMINARIO MCE
Il documento dei perché dell’evento – PERCHÈ UN PERCORSO ZEROSEI MCE

Fonte: gruppodiinfanzia.it

  • Articolo pubblicato il 16 Marzo 2015
Si chiama Rub & Stub, un ristorante dove ogni eccedenza diventa un piatto. Nella cucina due chef preparano menu diversi ogni giorno a seconda del cibo in surplus che viene donato dai fornitori.

rub-og-stub

È nel cuore di Copenhagen il primo ristorante in Europa che combatte lo spreco alimentare, cucinando i pasti con  il cibo in eccedenza dell’industria alimentare. Si chiama Rub & Stub, che si traduce “tutto, senza eccezioni”. Ed è proprio questa la filosofia del ristorante: utilizzare tutto il cibo, senza sprecare nulla. Nella cucina due chef preparano menu diversi ogni giorno a seconda del cibo in surplus che viene donato dai fornitori.  Accanto a loro una squadra di più di 100 volontari gestisce il locale, affiancati da solo quattro persone stipendiate: oltre agli chef, un capo del personale e un coordinatore del progetto. Ristorante non profit aperto nel 2013, da Gennaio 2015  Rub & Stub è diventato un progetto gestito dal Danish Refugee Council «per incoraggiare il lavoro volontario innovativo». Sophie Sales, co-fondatrice e volontaria di Rub & Stub, nato all’interno del primo e più grande centro culturale di tutta la Danimarca, Huset, spiega come funziona questo ristorante che coniuga gastronomia a sostenibilità.

– Da dove arriva il cibo in eccedenza che utilizzate?

Ci riforniamo dai  piccoli  negozi di zona, dagli agricoltori, dai produttori, dalle panetterie del quartiere.  Ci  rivolgiamo  meno ai supermarket: penso che  i piccoli negozi e i produttori, dato che hanno fatto personalmente molto lavoro per produrre il cibo, trovino più difficile buttarlo via  di quanto non lo sia per i supermarket.

– Che tipo di cibo vi viene donato?

Sia  il cibo che è vicino alla scadenza e che i produttori o i negozi non vendono, anche se è ancora commestibile,  sia  frutta e verdura  che non possono essere venduti per motivi estetici: perché hanno la forma, la dimensione, o il colore “sbagliato”.

– Come fanno gli chef ad organizzare i pasti ogni giorno senza potere pianificare i piatti con anticipo?

Devono essere molto creativi nel preparare i piatti con gli ingredienti che hanno a disposizione, che sono sempre diversi ogni giorno. Poi, oltre al cibo che riceviamo, dobbiamo comprare alcuni  prodotti per completare i piatti, come le spezie per esempio. È importante  anche comunicare e insegnare molto ai nostri clienti: spesso un piatto sul nostro menu è “sold out”. Sarebbe spiacevole in un ristorante “normale”, da noi è esattamente il contrario, per cui diciamo ai clienti: « Grazie mille e complimenti per averci aiutato a  finire tutto il cibo in eccedenza: ora possiamo portare gli altri piatti!». Lavoriamo molto usando l’ironia e il  gioco a Rub & Stub.

– Chi sono i volontari che lavorano da Rub & Stub?

La maggior parte sono giovani studenti danesi, ma ci sono anche studenti che vengono da tutto il mondo. Alcune persone fanno volontariato  per imparare a cucinare in un modo più flessibile. In cucina ci sono persone di diverse età che trovano il lavoro nel ristorante un bel modo per rilassarsi. L’atmosfera da Rub & Stub è molto calda e divertente e possiamo dire con orgoglio che  i membri del nostro staff sono i più gentili di Copenhagen!

– Che tipo di scambio avete con Huset, il centro culturale in cui siete nati?  

Huset è il primo e  più  grande centro culturale di tutta la Danimarca. Su ogni piano del centro  trovano  espressione diverse culture alternative, underground. A volte collaboriamo  per degli eventi. Quando trasmettono nel loro cinema  film su tematiche come la sostenibilità o lo spreco alimentare facciamo un biglietto unico con il quale si può sia andare al cinema sia cenare da noi. Facciamo anche campagne per sensibilizzare  su progetti che hanno bisogno di supporto finanziario, vendendo biglietti per cena e spettacolo da Rub & Stub. Il  ricavato va a sostegno di questi progetti.

– Rub & Stub è un progetto promosso  dal Danish Refugee Council…

Da Gennaio 2015, Rub & Stub fa parte dei progetti solidali sostenuti dal Danish Refugee Council, come il Sundhedscafeen, un progetto per i rifugiati che sono appena arrivati a Horsens. È il Danish Refugee Council ad avere sottoscritto il contratto con  Huset – KBH per il recupero delle eccedenze. Penso che il Danish Refugee Council  voglia  vedere come motiviamo e organizziamo i  volontari per utilizzare il concetto in altri  progetti  simili – come bar, ristoranti-  che hanno sviluppato in tutta la Danimarca, gestiti da rifugiati volontari. E credo che noi possiamo lavorare assieme e aiutarli per ispirarli: si aprono ora  nuove possibilità per Rub & Stub, per fare qualcosa di più grande.

– Qual è lo scopo del progetto?

In primo luogo  far sì che la gente rifletta su come agisce nella vita di tutti i giorni.  Poi aiutarla ad essere creativa e a imparare a cucinare con quello che ha nella maniera migliore. Se vogliamo guardare allo scopo ultimo del progetto, dovrebbe essere chiudere la nostra attività perché non esiste più  cibo in eccedenza!

Fonte: vita.it

  • Articolo pubblicato il 16 Marzo 2015
Lazio Innova Spa: Voucher per la promozione, il consolidamento e lo sviluppo dell’ecosistema delle startup innovative

lazio_innova

SOGGETTI AMMESSI

Sono invitati a presentare domanda di contributo per iniziative di promozione di un ecosistema favorevole alla nascita di startup innovative i seguenti soggetti:

a. Acceleratori di impresa

b. Incubatori

c. Incubatori universitari/centri di ricerca

d. Business Angels e associazioni di Business Angels

e. Investitori professionali

f. Incubatori universitari/centri di ricerca

g. Fondazioni

h. Associazioni con una missione compatibile con le finalità del presente Avviso pubblico

i. Portali di crowdfunding

I soggetti ammessi devono dimostrare di aver svolto, negli ultimi 3 anni, o minor periodo qualora la formale costituzione sia avvenuta successivamente, dalla data di pubblicazione del presente Avviso pubblico, attività attinenti alla proposta presentata. Ciascun soggetto potrà presentare fino ad un massimo di tre proposte annue, per un importo massimo totale annuo di 10.000 euro.

Sono escluse iniziative nei seguenti ambiti: produzione di armi e munizioni; equipaggiamenti ed infrastrutture militari e di polizia nonché equipaggiamenti o infrastrutture che portino a limitare i diritti e le libertà individuali delle persone o che violano i diritti umani; gioco d’azzardo e attrezzature correlate; attività che implichino l’utilizzo di animali vivi ai fini scientifici e sperimentali nella misura in cui non si possa garantire la conformità alla convenzione del Consiglio d’Europa sulla protezione degli animali vertebrati utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici; attività non etiche e/o moralmente discutibili o proibiti dalla normativa nazionale (ad es.: pornografia, clonazione umana), industria del tabacco; attività di puro sviluppo immobiliare; attività di natura puramente finanziaria (ad es.: commercio di strumenti finanziari); attività ambientalmente non sostenibili.

INIZIATIVE AMMISSIBILI

Obiettivo della presente Manifestazione di interesse è quello di selezionare e finanziare iniziative finalizzate a promuovere attività di sostegno, promozione e animazione dell’ecosistema delle startup innovative, quali Hackathon, Meetup, Venture Forum, Investment Pitch, B2B matching, Challenges e iniziative di Open innovation, workshop, seminari, convegni, tavole rotonde promossi da parte degli attori dell’ecosistema delle startup innovative. Si intende così contribuire allo sviluppo di una nuova cultura imprenditoriale e alla creazione di un contesto maggiormente favorevole all’innovazione.

Possono essere presentate le iniziative a partire dai 3 mesi antecedenti la pubblicazione del presente Avviso.

Le proposte progettuali dovranno rispettare le seguenti prescrizioni:

– le attività previste nell’ambito delle iniziative devono essere condotte nel rispetto di quanto disposto dagli articoli da 25 a 32 del decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179 convertito con modificazioni dalla L. 17 dicembre 2012, n. 221;

– l’iniziativa deve garantire la coerenza del programma di attività proposte rispetto agli obiettivi e le finalità individuate dall’art. 6 e 6 bis della LR 13/2013.

AMMONTARE DEL CONTRIBUTO

Lazio Innova contribuirà alla realizzazione delle iniziative approvate ed ammesse a finanziamento nel limite del 50% del valore delle spese ritenute ammissibili, fino a € 5.000,00 per singola iniziativa, fermo restando quanto previsto all’art. 3 comma 2 dell’avviso.

Le iniziative non potranno in nessun modo generare profitti per il proponente.

PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA

Le proposte potranno essere presentate a partire dal giorno 11/03/2015. La presentazione delle proposte sarà possibile fino ad esaurimento delle risorse stanziate.

 *****

CLICCA QUI per visionare il servizio settimanale “InfoBandi” realizzato da Synago Srl ed essere sempre informato sui Bandi e Contributi Regionali, Nazionali ed Europei in pubblicazione, direttamente sul Tuo indirizzo di posta elettronica.

A cura di Synago Srl

  • Articolo pubblicato il 10 Marzo 2015
Il cibo non si butta! La piattaforma Last Minute Sotto Casa mette in relazione diretta commercianti e cittadini per recuperare alimenti freschi

All’interno del Focus patrocinato da Expo 2015 abbiamo approfondito il ruolo sempre più significativo assunto dalla tecnologia nel contrasto allo spreco e alla povertà alimentare. Negli ultimi mesi si sono infatti moltiplicate app, piattaforme online e altre idee innovative che mirano a contrastare lo spreco generato sia da privati cittadini che da esercizi commerciali, sviluppando nuove strade per il recupero di eccedenze alimentari che altrimenti andrebbero al macero. In questo orizzonte rientra senza dubbio anche LMSC – Last Minute Sotto Casa, una piattaforma online che, mettendo in diretto contatto cittadini ed esercenti, si prefigge di evitare inutili sprechi, favorire il risparmio delle famiglie e tutelare l’ambiente. Lo strumento, concepito grazie all’incubatore di startup del Politecnico di Torino, per circa un anno è stato dapprima sperimentato nel capoluogo piemontese e poi in altre aree del Paese. Ora si appresta al grande salto a livello nazionale attraverso un tour di presentazione nelle grandi città.

Evitare lo spreco favorendo il recupero degli alimenti freschi

Il presupposto da cui parte Last Minute Sotto Casa è molto semplice: ogni giorno in Italia centinaia di tonnellate di cibo vengono gettate nella spazzatura mentre milioni di persone denunciano difficoltà ad accedere al cibo necessario al proprio sostentamento quotidiano. Uno spreco assurdo che tuttavia, principalmente per motivi di comunicazione e di networking, è spesso impossibile da evitare. Come noto gli sprechi lungo la filiera di produzione, distribuzione e consumo sono molteplici, ma LMSC ha deciso di concentrarsi sull’ultima parte della stessa, cioè nel segmento della vendita al dettaglio.

Arrivati verso l’ora di chiusura molti negozianti si vedono costretti a gettare via prodotti freschi che, seppur buoni e perfettamente commestibili, il giorno seguente per legge non potranno rimettere in vendita. Allo stesso tempo, complice la crisi-che-non-passa, un numero crescente cittadini, intervenendo sia sulla quantità che sulla qualità dei prodotti, evitano determinati acquisti alimentari per far quadrare i conti di casa. Porre in relazione il commerciante che non vuole gettare via il cibo avanzato e il cittadino che lo vorrebbe acquistare a un prezzo più conveniente è l’obiettivo del progetto LMSC.

Ma come è possibile mettere in contatto domanda e offerte alimentari di questo genere in tempi che, per ovvi motivi, risultano molto risicati e inadatti agli strumenti di marketing normalmente utilizzati per favorire la vendita? Anche in questo caso, la tecnologia ha permesso di superare problematiche che prima risultavano di difficile soluzione.

Una vetrina digitale: come funziona LMSC

Il meccanismo su cui si basa Last Minute Sotto Casa è molto semplice. Registrandosi su www.lastminutesottocasa.it i commercianti possono segnalare quei prodotti freschi che dovrebbero essere buttati via a fine giornata, offrendoli ad un prezzo scontato rispetto a quello mantenuto nel corso della giornata.

I potenziali acquirenti al momento della registrazione indicano i prodotti a cui sono interessanti selezionando la tipologia di esercizi commerciali – negozi di alimentari, panetterie, fruttivendoli, macellerie e pescherie, ma anche ristoranti, bar, fast food, self service, pasticcerie e gelaterie – e indicando la distanza massima che sono disposti a percorrere per acquistare i prodotti. A questo punto, se ci sono offerte nell’area indicata, l’utente potrà visualizzarle sulla propria pagina personale oppure ricevere un email che indica le caratteristiche del prodotto. Recatosi all’esercizio commerciale potrà acquistare i prodotti a prezzo scontato comunicando un codice fornito dal sistema.

Il sito opera quindi come una sorta di grande vetrina digitale in cui i commercianti possono proporre i propri prodotti in eccedenza, che i cittadini possono pre-selezionare in base a tipologia e distanza ed acquistare a prezzi vantaggiosi. Un vantaggio economico per chi vende e chi compra, a cui si uniscono indubbi valori aggiunti sia sul piano sociale che ambientale.

Risultati e prospettive

Attualmente gli iscritti alla piattaforma sono circa 20.000. Poco più della metà dei quali residenti a Torino. Nell’anno di rodaggio il progetto ha dimostrato la propria bontà, permettendo di salvare dalla spazzatura diverse tonnellate di alimenti freschi perfettamente commestibili. Gli sviluppatori nei prossimi mesi contano di arrivare a quota 50.000 utenti complessivi grazie allo sbarco a Milano e Roma, che per popolazione e densità abitativa rappresentano senza dubbio due “mercati” ottimali. Vedremo come nei prossimi mesi, magari grazie alla complicità di Expo, commercianti e famiglie saranno in grado di sfruttare al meglio questo nuovo interessante strumento.

Fonte: secondowelfare.it

  • Articolo pubblicato il 10 Marzo 2015

I laureati italiani sono pochi. E con la crisi, la propensione a intraprendere gli studi universitari si è ridotta, soprattutto tra i giovani meridionali. Nello stesso tempo, le scelte di istruzione sono divenute sempre più mirate e selettive. Quanto pesano i vincoli finanziari delle famiglie.

LA DOMANDA DI ISTRUZIONE TERZIARIA

In Italia, la quota di laureati sulla popolazione è assai bassa rispetto agli altri paesi, ancor più nel Mezzogiorno; il divario è forte anche tra i più giovani (tavola 1). Alla base del fenomeno vi è il numero ridotto di persone che entrano nel percorso universitario; vi si aggiunge l’ampia quota di dropout, per cui il numero di chi completa gli studi risulta alla fine di molto inferiore al numero di chi li comincia.

Schermata 2015-03-05 alle 17.54.03

 

Fonte: Eurostat e Istat.

Con la crisi, nei principali paesi Ocse gli ingressi all’università sono aumentati (almeno fino al 2010; figura 1), mentre sono diminuiti in Italia. Il rapporto tra ciclo e domanda di istruzione è ambiguo, almeno dal punto di vista teorico. Da una parte, un prolungato periodo di crisi diminuisce il costo opportunità dell’istruzione, erodendo le opportunità immediate di lavoro e la loro remunerazione: in altre parole, lavorare è difficile e poco redditizio, per cui è meglio mettersi a studiare. Ma in senso opposto possono operare i costi e i vincoli finanziari delle famiglie, divenuti in Italia più stringenti negli ultimi anni.

 

Schermata 2015-03-05 alle 17.54.35

Fonte: Ocse, Education At A Glance 2014. (1) Il dato di UK include anche gli studenti stranieri.

IL CALO DELLE IMMATRICOLAZIONI

Dall’anno accademico 2007-08 al 2013-14, le immatricolazioni nelle università italiane sono scese di circa 40mila unità (-13,2 per cento). Il calo ha riguardato tutte le aree disciplinari (in quella scientifica la flessione è molto lieve) e soprattutto gli atenei più grandi ed è stato più accentuato per gli studenti già da tempo usciti dalla scuola superiore (con più di 20 anni). Questo è un aspetto di per sé preoccupante, in quanto l’Italia già sconta, nel confronto internazionale, una bassissima incidenza di studenti-lavoratori. Si è però ridotto anche il numero di immatricolati neodiplomati (-7,0 per cento), quasi esclusivamente tra gli studenti meridionali.
L’andamento delle iscrizioni dipende innanzitutto da fattori demografici. È soprattutto la dinamica della popolazione di riferimento che spiega le differenze tra Centro-Nord (dove è aumentata) e Mezzogiorno (dove invece è diminuita). Tuttavia, anche a parità di popolazione (e di diplomati), la propensione a immatricolarsi si è ridotta di più nel Mezzogiorno (figura 2a). E questo comincia ad avere effetti anche sul numero di laureati, se si guarda a quanto poco sia cresciuta al Sud la scolarizzazione terziaria dei 25-34enni tra il 2007 e il 2013 (tavola 1).

Schermata 2015-03-05 alle 17.55.17

Fonte: elaborazioni su dati Miur, Anagrafe nazionale degli studenti e Istat, Indagine 2011 sull’inserimento professionale dei laureati. I valori nella barra verde della figura di destra indicano la quota di giovani meridionali che si iscrivono negli atenei che si possono considerare come di migliore qualità.

Va segnalato un altro fenomeno: durante la crisi sono aumentate le migrazioni di studenti dal Sud verso il Centro-Nord e, al loro interno, soprattutto i flussi verso università che, tenendo conto delle chance occupazionali e reddituali dei laureati, si possono considerare come di qualità più elevata (figura 2b). Quando il mercato del lavoro diventa più selettivo, diminuisce il valore del “pezzo di carta” e aumenta quello delle effettive competenze; gli studenti più motivati (e con i mezzi per farlo) cercano di distinguersi, conseguendo titoli più spendibili sul mercato.

UNA POSSIBILE SPIEGAZIONE

Al Sud il calo delle immatricolazioni è stato più accentuato tra gli studenti più poveri: in base ai dati dell’Indagine sui consumi delle famiglie dell’Istat, i giovani meridionali provenienti dal quinto di famiglie con livelli di spesa più alti hanno una probabilità di essere iscritti all’università 2,3 volte superiore a quella dei giovani provenienti dal quinto di famiglie con livelli di spesa più bassi; il rapporto tra le due probabilità era più basso prima della crisi (tavola 2). Questo suggerisce che le scelte di istruzione al Sud siano state condizionate dai vincoli finanziari delle famiglie.
Potrebbe avervi inciso anche l’aumento delle rette universitarie: in base ai dati del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, dal 2007 al 2013, la retta mediana (a valori costanti) è passata da 702 a 769 euro. Tale tendenza ha accomunato le università di tutto il paese, anche se le rette restano inferiori al Sud, dove il tenore di vita è più basso. Inoltre, rispetto agli anni pre-crisi e anche per effetto dell’aumento delle rette, la spesa per istruzione, comprensiva di tasse universitarie e costi di mantenimento, è salita dal 7,5 al 9,4 per cento del totale per le famiglie con studenti universitari.

Schermata 2015-03-05 alle 17.55.38

 

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Indagine sui consumi delle famiglie. Le famiglie considerate sono quelle in cui vi siano giovani tra i 18 e i 29 anni con i titoli per accedere all’università.

In conclusione, con la crisi la propensione a iscriversi all’università nel nostro paese si è ridotta, soprattutto tra i giovani meridionali e le scelte di istruzione sono divenute al contempo sempre più mirate. I dati suggeriscono che a questa tendenza abbiano contribuito in modo rilevante i vincoli finanziari, che gravano soprattutto sulle famiglie meno abbienti.

Fonte: lavoce.info

  • Articolo pubblicato il 10 Marzo 2015
Agli onori delle cronaca un lascito solidale del valore di 5 milioni di euro. A sentire i notai oltre la metà di quelli fatti dagli italiani sono di 20mila euro. L’azione culturale del network Testamento solidale per diffondere questa pratica

testamento-solidale-faretestamentoÈ balzata agli onori della cronaca la notizia di un lascito di oltre 5 milioni di euro donati a favore di undici diversi enti benefici da un’anziana coppia di coniugi di Bergamo. Senza figli, prima di morire hanno scelto di stilare un testamento pubblico di fronte a un notaio e di aiutare con il proprio patrimonio istituti di ricerca, associazioni per la cura e l’assistenza di disabili e malati gravi. Tutte realtà presenti nel territorio bergamasco.
Si tratta di: Istituto Mario Negri, Fondazione Centro don Orione per l’assistenza domiciliare, Adb (Associazione disabili bergamaschi), Associazione “Paolo Belli – Lotta alla leucemia”, la Casa di riposo Piatti Venanzi di Palosco, le sedi bergamasche di Airc, Aisla, Aism, Uildm, Unione italiana ciechi, e infine la fondazione nazionale Telethon.

Certo il gesto compiuto dagli anziani coniugi bergamaschi è eccezionale per il valore della donazione, ma è qualcosa che tocca sempre più da vicino gli italiani. Basti pensare che negli ultimi 10 anni è cresciuto del 10% il numero di italiani che inseriscono un lascito solidale nelle loro ultime volontà. E a farlo sono soprattutto le donne (oltre il 60% dei casi). A rivelarlo un sondaggio sulle tendenze del lascito testamentario nel nostro Paese realizzato su un campione di 700 notai dal Comitato Testamento Solidale, in collaborazione con il Consiglio Nazionale del Notariato.

Il Comitato è stato promosso da sei grandi organizzazioni – ActionAidAilAism, Fondazione Don Gnocchi, Lega del Filo d’Oro e Save the Children – al quale oggi aderiscono: Aiuto alla Chiesa che soffre, Amref, Cesvi, Libera, Fondazione Operation Smile Italia Onlus, Fondazione Telethon, Fondazione Umberto Veronesi, Telefono Azzurro e Università Campus Bio-Medico di Roma.

Agli onori della cronaca giungono certo le storie che riguardano i lasciti di ingenti eredità, ma il fenomeno riguarda in larga parte donazioni di medie e piccole entità: in oltre il 50% dei casi, ci dicono i notai italiani, il valore del lascito è sotto i 20mila euro. Il 25% ammonta a una cifra compresa tra i 20mila e i 50mila euro. Il 18,1% di quanto viene destinato ha un valore economico importante che va dai 50mila ai 100mila euro, e una piccola fetta pari al 8,5% dei lasciti effettuati va oltre i 100mila euro.

«Gli italiani nella grande maggioranza dei casi scelgono di dare il proprio contributo con somme contenute» spiegaRossano Bartoli, portavoce del Network Testamento Solidale.  «Un atto di amore alla portata di tutti e che non lede i diritti dei propri familiari. I lasciti, anche i più piccoli, danno forza e continuità al lavoro che svolgono ogni giorno le nostre organizzazioni accanto a bambini, disabili, anziani, malati di gravi patologie come la sclerosi multipla, la leucemia e il cancro, negli interventi umanitari a fianco delle popolazioni più povere e nel sostegno alla ricerca scientifica più all’avanguardia. I lasciti solidali sostengono direttamente i nostri servizi socio-sanitari, una parte fondamentale del welfare del nostro Paese».

Tuttavia, in Italia c’è ancora tanto da fare per abbattere stereotipi e tabù. Secondo un’indagine GFK Eurisko-Testamento Solidale, gli over 55 hanno ancora una bassa propensione al testamento (15,8%), solo l’8% degli italiani over 55 ha già fatto testamento, mentre il 5% è intenzionato a farlo e il 6% è incerto.

Proprio per diffondere la cultura dei lasciti solidali e rispondere a quanti ancora non sanno a chi rivolgersi le organizzazioni promotrici del network hanno creato un sito www.testamentosolidale.org e l’omonima guida. Due strumenti che offrono una esaustiva panoramica sul tema del lascito, dalle tipologie di testamento (olografo, pubblico, segreto) alla quota “disponibile” di patrimonio che può essere destinata ad un lascito solidale (una qualsiasi somma di denaro, un bene mobile o immobile, la polizza vita, azioni o titoli d’investimento).

Fonte: vita.it

  • Articolo pubblicato il 6 Marzo 2015
Lo certificano i dati del Rapporto del Ministero del Lavoro sui minori fuori famiglia: nei cinque anni fra il 2007 e il 2012 gli affidi sono scesi del 16%. «Il sistema si sta spostando su un intervento tardo-riparativo con una contrazione della capacità quantitativa e qualitativa», sottolinea Marco Giordano, portavoce del Tavolo Nazionale Affido

childL’Italia sta perdendo la capacità di farsi carico dell’infanzia in difficoltà. Lo certificano i dati del Rapporto del Ministero del Lavoro sui minori fuori famiglia: nei cinque anni fra il 2007 e il 2012 (l’indagine purtroppo viene pubblicata solo ogni due anni, con uno scarto temporale molto lungo tra il momento della pubblicazione e quello fotografato) il numero dei minori fuori famiglia è sceso del 12%, gli affidi sono scesi del 16% e gli invii in comunità dell’8%.

Di certo il calo non è imputabile a un crollo del bisogno: in questi anni di crisi è inverosimile immaginare che le famiglie in difficoltà e i bambini che hanno bisogno di un aiuto siano scomparsi. Più ragionevole invece immaginare – come tante voci sul campo testimoniano da tempo – che siano finiti i soldi e che il nostro sistema di tutela e protezione dell’infanzia non sia più in grado di agire come dovrebbe. «Il sistema si sta spostando su un intervento tardo-riparativo e questi dati lo certificano. Il sistema di accoglienza dei minori sta riducendo la capacità quantitativa e qualitativa, tant’è che per la prima volta gli affidi che superano i quattro anni superano la soglia del 30%», spiega Marco Giordano, portavoce del Tavolo Nazionale Affido, che riunisce le principali 14 reti per l’affido d’Italia.

I minori fuori famiglia al 31 dicembre 2012 erano 28.449, di cui 14.194 in affidamento (6.750 affidati a parenti, 7.444 a terzi) e 14.255 in comunità residenziali. Nel quinquennio 2007/12 significa un -8% degli invii in servizi residenziali e un ancor più vistoso -16% degli affidamenti familiari. «Per gli invii in comunità i Comuni non hanno più soldi, in alcune regioni come la Campania e la Puglia gli invii in comunità sono calati del 30%. D’altra parte gli interventi di affido richiedono tempi lunghi e competenze che i servizi sociali stanno perdendo: i servizi ormai sono depotenziati, il personale che va in pensione non viene sostituto, chi è in servizio ha un carico di lavoro immane. E non mi dicano che è aumentata l’educativa a domicilio… Stiamo vedendo i risultati dei tagli ai fondi sociali», sospira Giordano.

Dall’affido all’adozione
Il commento di Giordano ai numeri dell’ultimo report sui minori fuori famiglia arriva in realtà a margine di un piccolo segno, che potrebbe essere una premessa per migliorare la qualità dei percorsi di affidamento familiare decisi dai giudici: si tratta del testo unificato del ddl Puglisi, presentato a novembre 2014 dalla Commissione Giustizia del Senato, che va a modificare la legge 184/83 per garantire ai bambini e delle bambine in affidamento il diritto alla continuità degli affetti. Le associazioni del Tavolo hanno analizzato le modifiche apportate al testo dalla Commissione e hanno redatto una nota di plauso: «Questo non è una legge per trasformare l’affido in adozione, come qualcuno ha detto, ma un punto di civiltà, per tutelare le relazioni significative maturate da un minore con la famiglia affidataria», spiega Giordano, auspicando che il ddl sia presto esaminato dal Senato.

Perché serve una revisione della legge
Quasi il 60% degli affidi ha una durata molto più lunga dei due anni previsti dalla legge: stando all’ultimo report, il 31,7% degli affidi dura più di 4 anni e il 25% da due a quattro. «L’ordinamento, parlando di interesse del minore, lascia intendere che si dovrebbe tutelare la continuità degli affetti maturati in questi anni di affidamento, ma nella prassi spesso non è così: molti giudici consigliano ai genitori adottivi di voltare pagina, tagliare i ponti con le famiglie affidatarie», spiega Giordano, che ha sperimentato sulla propria pelle, da genitore affidatario, il taglio netto nei rapporti con due bimbi andati poi in adozione. In futuro non sarà più così. Certo bisognerà evitare corto circuiti, dal momento che la famiglia affidataria a quel punto conoscerebbe sia la nuova famiglia adottiva sia quella d’origine: «bisognerà costruire percorsi, fare formazione, dare tutele ma senza interrompere le relazioni».

Nessuna “scorciatoia” per single e anziani
Tutelare le relazioni affettive del minore è senza dubbio un concetto positivo: nell’attuazione però si aprono possibilità differenti. Il Tavolo Affido «condivide pienamente la specifica che restringe l’applicazione delle nuove norme ai soli casi di “prolungato periodo di affidamento”. Significativa è una relazione che incrocia stabilità e durata, è ovvio che non si può fissare un lasso di tempo, perché per un bambino piccolo due anni sono tantissimi, per un adolescente meno». In particolare il Tavolo approva il fatto che nella nuova versione il passaggio dall’affido all’adozione potrebbe avvenire solo nei casi in cui la famiglia affidataria possieda i medesimi requisiti richiesti dalla legge alle famiglie adottive, a cominciare dalla convivenza e dalla differenza di età con il minore. Niente apertura a single e anziani, quindi. «Alcuni criticano questi paletti, noi invece li consideriamo fondamentali perché in questo modo non apri un varco per l’adozione da parte di chi non può adottare».

Fonte: vita.it

  • Articolo pubblicato il 6 Marzo 2015

La mia città solidaleSono aperte le iscrizioni – gratuite – per partecipare alla seconda edizione de “La mia città solidale”, concorso di fotografia sociale promosso da Roma Capitale – Assessorato Politiche sociali, salute, casa ed emergenza abitativa e Fondazione Roma Solidale onlus, in collaborazione con Anmil – Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi del Lavoro.

Il concorso, giunto alla sua seconda edizione, nasce con lo scopo di svelare e dare rappresentazione artistica alle Città dentro le Città. Le tante città che abitiamo e “ci abitano” esprimono diversità e gesti di ordinaria solidarietà: in questo senso, il concorso si propone di rappresentare storie, persone, vita quotidiana di una città solidale, positiva, vitale, che non si nasconde alle criticità e non nega le emergenze sociali, ma che sa rappresentarsi anche nell’altro, nell’altrove, ovunque ci sia una relazione.

Persone, oggetti, luoghi, sono dunque gli spazi dove liberare e generare convivenze positive, da valorizzare attraverso il concorso fotografico, per lasciar emergere e connettere quel capitale di azioni e relazioni che sono la struttura portante e silente della nostra comunità.

Le migliori foto pervenute in Fondazione verranno valutate da una commissione composta da soggetti e professionalità accreditate, in un percorso che condurrà alla consegna di quattro premi: Scatto Solidale 2015- Bianco e Nero Solidale 2015 – Colore Solidale 2015 e Premio Speciale della Giuria.

Per conoscere i termini e le modalità di partecipazione è possibile visitare il sito www.fondazioneromasolidale.it , oppure inviare un’email a [email protected]

Per informazioni
Fondazione Roma Solidale onlus
Borgo Pio, 10 – 00193 Roma
Tel. 06.37515922 – fax 06.3725622

Fonte: comune.roma.it

  • Articolo pubblicato il 3 Marzo 2015

Il Rapporto 2014-2015 di Amnesty International, pubblicato in Italia da Castelvecchi il 25 febbraio, nel giorno del 10° anniversario della scomparsa del suo fondatore Peter Benenson, documenta la situazione dei diritti umani in 160 paesi e territori nel corso del 2014.
cover-amnestyLo scorso anno sarà ricordato per i violenti conflitti e l’incapacità di tanti governi di proteggere i diritti e la sicurezza dei civili.
Un anno catastrofico per milioni di persone intrappolate nella violenza di stati e gruppi armati. Di fronte ad attacchi barbarici e repressione, la comunità internazionale è rimasta assente.
Ma il 2014 è stato anche un anno che ha visto significativi progressi nella difesa e nella garanzia di alcuni diritti umani.
Ha segnato date importanti, quali l’anniversario della fuoriuscita di gas a Bhopal nel 1984, la commemorazione del genocidio in Ruanda del 1994 e l’analisi, a 30 anni dalla sua adozione, della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. Ha visto l’entrata in vigore del Trattato sul commercio di armi.
Momenti che ci fanno riflettere sui passi avanti compiuti ma anche su quanto resti ancora da fare per garantire giustizia alle vittime di gravi violazioni.
Questo rapporto testimonia il coraggio e la determinazione di donne e uomini che si battono per difendere i diritti umani, spesso in circostanze difficili e rischiose. Ed è a queste donne e questi uomini che dedichiamo il nostro rapporto.

Naviga il rapporto

Fonte: www.rapportoannuale.amnesty.it

  • Articolo pubblicato il 3 Marzo 2015

carta identità donatore organiAl via in tutti i 15 Municipi romani la registrazione sulla carta d’identità – all’atto del rilascio o del rinnovo – del consenso alla donazione degli organi. Per dichiararsi donatore qualsiasi cittadino può far annotare sulla carta la dicitura “donatore di organi e tessuti”. La novità, sperimentata con successo nel Municipio di Roma Centro a partire da giugno 2014 (progetto Una scelta in Comune), è stata presentata dal sindaco Ignazio Marino, dalla presidente del I Municipio Sabrina Alfonsi, dal coordinatore dei presidenti di Municipio Maurizio Veloccia e dal direttore dell’Anagrafe capitolina, Angelo Ottavianelli.

 “Roma”, ha affermato il sindaco Marino, “è la prima città metropolitana che finalmente rende possibile questo servizio, per favorire un gesto che non costa nulla e che può cambiare la vita a molte persone”. Determinante ora, per Marino, sensibilizzare gli operatori di sportello “perché spendano un minuto in più per far capire ai cittadini l’importanza della loro volontà di donare”. E donare, ha detto, “non costa nulla perché l’alternativa è portarsi i propri organi nella tomba. Un gesto semplice, di pura generosità, assolutamente non legato a scambi di natura economica, a nessun titolo”.

Sempre il Sindaco ha detto di attendersi nel tempo un grande numero di adesioni. I dati confermano l’efficacia del “canale comunale” per acquisire i consensi: in quindici anni di registrazione presso le Asl si è arrivati a 2.254 donatori, in sette mesi di sperimentazione in I Municipio se ne contano 2.737 (dati Centro Nazionale Trapianti).

Fonte: comune.roma.it