Onu: “Sud del mondo in ascesa senza precedenti, crolla la povertà estrema

Presentato il Rapporto sullo sviluppo umano 2013 pubblicato dal Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo (Undp). Poveri estremi passati dal 43% al 22%, ma il divario tra redditi è ancora elevato
ROMA – Sud del mondo in ascesa “senza precedenti per rapidità e scala”, diminuiscono la povertà estrema  e le disuguaglianze su salute e istruzione accrescendo nel mondo la classe media, ma il divario tra i redditi resta ancora elevato. È questo il quadro globale tracciato dal Rapporto sullo sviluppo umano 2013 pubblicato dal Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo (Unidet nations development programme, Undp). Il rapporto descrive in modo dettagliato l’ascesa delle economie in via di sviluppo, in particolare Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico, Sud Africa e Turchia, anche se notevoli progressi sono stati realizzati in economie più piccole, come quelle di Bangladesh, Cile, Ghana, Mauritius, Ruanda, Thailandia e Tunisia.

Progressi economici, spiega il rapporto, che hanno avuto importanti conseguenze sullo sviluppo umano. Secondo l’Undp, infatti, “più di 40 paesi in via di sviluppo hanno realizzato negli ultimi decenni progressi nello sviluppo umano maggiori di quanto sarebbe stato possibile prevedere. Questi risultati  sono in larga parte da attribuire agli investimenti sostenuti per l’istruzione, l’assistenza sanitaria e i programmi sociali, e a un aperto impegno con un mondo sempre più interconnesso”. Per l’Undp, gli standard di vita sono aumentati in gran parte del Sud e la percentuale di persone che nel mondo intero vive in condizioni di estrema povertà di reddito è crollata dal 43% del 1990 al 22% del 2008. Un dato, spiega l’Undp, che da solo dimostra come l’obiettivo di estirpare la povertà fissato dai Millennium Development Goals, che chiedevano che la percentuale di persone che vive con meno di 1,25 dollari al giorno fosse ridotta della metà tra il 1990 e il 2015, sia stato già raggiunto. Tuttavia, spiega il rapporto “la povertà rimane un pesante problema in gran parte del mondo in via di sviluppo. Si stima che 1,57 miliardi di persone, oltre il 30% della popolazione delle 104 nazioni analizzate, vive in quella che viene definita povertà multidimensionale”. 

Il Sud del mondo, spiega il rapporto, è sempre più “interdipendente e interconnesso”, grazie anche alle nuove tecnologie. “Brasile, Cina, India, Indonesia e Messico hanno attualmente un traffico quotidiano sui social media superiore a quello di qualunque altra nazione eccetto gli Stati Uniti”. Ma le interconnessioni non sono solo virtuali. “Le migrazioni fra i paesi in via di sviluppo – spiega il rapporto – recentemente hanno sorpassato le migrazioni da Sud a Nord”. Tuttavia, nonostante alcune delle disuguaglianze siano diminuite, “i fatto, tutti gli studi concordano sul fatto che la disuguaglianza nel reddito globale è elevata, anche se non c’è un consenso sulle tendenze recenti”.

Ascesa delle economie in sviluppo dimostrata dai dati, soprattutto per Brasile, Cina e India. “Per la prima volta in 150 anni la produzione combinata delle tre economie è quasi pari al Pil aggregato delle potenze industriali di vecchia data del Nord, ossia Canada, Francia, Germania, Italia, Regno unito e Usa”. E le previsioni per il futuro sono altrettanto rosee. Secondo le  proiezioni contenute nel Rapporto, entro il 2050 Brasile, Cina e India insieme varranno il 40% della produzione globale, superando di molto la produzione combinata prevista per il blocco costituito dall’attuale Gruppo dei Sette. Secondo il rapporto, i paesi in via di sviluppo hanno raddoppiato la propria quota degli scambi mondiali di merci, passando dal 25% al 47% tra il 1980 e il 2010 e gli scambi all’interno del Sud sono stati il principale fattore in questa espansione, passando negli ultimi 30 anni da meno del 10% a più del 25% di tutti i commerci mondiali, mentre gli scambi tra le nazioni sviluppate sono passati dal 46% a meno del 30%.

Un “ribilanciamento” epocale che potrebbe persino accelerare nei prossimi anni e che presto entrerà anche nei palazzi delle organizzazioni sovranazionali. Le istituzioni globali non hanno ancora compreso questo storico cambiamento – spiega il rapporto -. La Cina, con la seconda più grande economia mondiale e le maggiori riserve in valuta estera, ha solo una quota del 3,3% nella Banca Mondiale, meno del 4,3% della Francia. L’India, che presto sorpasserà la Cina come nazione più popolosa del pianeta, non ha un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu. E l’Africa, con un miliardo di persone in 54 nazioni sovrane, è sottorappresentata in praticamente tutte le istituzioni internazionali”. Al Sud  una maggior rappresentatività nella governance globale, chiede infine l’Undp che incita a convocare una nuova “Commissione Sud” nella quale i paesi in via di sviluppo possano assumere un ruolo di primo piano nel suggerire nuovi approcci costruttivi per una governance globale. (ga)

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Fonte: www.dirittiglobali.it

  • Articolo pubblicato il 18 Marzo 2013