Agricoltura Sociale: analisi dagli studi di fattibilità del Ministero dello Sviluppo Economico

Il Ministero ha pubblicato 8 studi di fattibilità per lo sviluppo di progetti di cooperative sociali. Largo spazio trovano il settore dell’agricoltura sociale e i progetti di inserimento lavorativo.

Dagli studi di fattibilità del Ministero dello Sviluppo Economico emerge molta attenzione verso l'agricoltura socialeIl Ministero dello Sviluppo Economico ha finanziato otto studi di fattibilità per lo sviluppo di nuovi progetti integrati e di filiera tra le imprese cooperative in ambiti innovativi. L’obiettivo è quello di accompagnare e supportare le imprese sociali in percorsi di crescita e consolidamento sul mercato. Rilevante attenzione ha ricevuto il settore dell’agricoltura sociale. In particolare, lo Studio di fattibilità per un’agricoltura sociale ed ecosostenibile riporta il caso di un progetto di coltura con tecnica acquaponica presentato dal Consorzio Nazionale Meuccio Ruini. Lo studio riporta una breve analisi del settore dell’agricoltura sociale in questo momento, che riportiamo di seguito.

Secondo la ricerca pubblicata dal Ministero, recentemente è molto cresciuto il valore dell’agricoltura sociale, portando beneficio a tutto il settore primario, in particolare nel Sud d’Italia. La sinergia fra due mondi apparentemente distanti, l’agricoltura e il sociale, funziona ed è una realtà in costante crescita e sta producendo risultati importanti sul piano economico e su quello socio-sanitario. In Italia sono oltre tremila le esperienze di agricoltura sociale che danno lavoro a circa 30.000 addetti e sviluppano un fatturato superiore ai 200 milioni di euro. In un certo modo è stato valorizzato e reso moderno quel grande e storico patrimonio di esperienza delle nostre famiglie contadine che da sempre hanno dato occupazione alle persone svantaggiate appartenenti alla famiglia o provenienti dalla cerchia di amici e conoscenti delle fattorie e del paese vicino. Sicuramente, sovente lo scopo era di “nascondere” in qualche modo queste persone con disagi fisici e psichici, nella realtà facendole sentire utili e non di peso per la comunità. In altre parole era l’agricoltura sociale delle mezzadrie e delle affittanze rurali.

Sono nati così alcuni modelli d’eccellenza. Aziende agricole dove si coltiva, spesso con metodi biologici, si allevano animali, si producono conserve alimentari. Il comune denominatore è la presenza di persone svantaggiate. Soggetti con disagi fisici o psichici, con problemi di dipendenza da alcol o stupefacenti, detenuti ed ex detenuti, adulti che hanno perso il lavoro e giovani che non lo trovano. A titolo di esempio, riportiamo tre casi di eccellenza tra i più significativi. La Cascina Biblioteca vicino a Milano che si occupa dell’inclusione degli svantaggiati anche attraverso l’ippoterapia. Nella Terra dei Fuochi, la fattoria sociale “Fuori di zucca” ha riconvertito le aree dell’ex ospedale psichiatrico di Aversa in un’azienda biologica multi colturale. Infine, l’Agricoltura Capodarco a Grottaferrata (Rm) che impiega persone con disagio psichico nella produzione florovivaistica in serra.

Anche la politica si è interessata a queste esperienze. Nell’agosto 2015 il Parlamento è riuscito, dopo un iter lungo e travagliato, ad approvare la legge 141 che regolamenta il settore. Fissando le linee guida di un comparto in larga espansione e che ha la possibilità di attingere anche a fondi UE. Circostanza che consentirebbe di confrontarsi su questo tema con altri paesi europei e far circolare le best practice. Un nodo ancora da sciogliere è il rapporto fra il mondo della cooperazione sociale e quello agricolo. Per evitare squilibri tra i due mondi coinvolti e per favorire un rapporto di collaborazione reciproca.

Il terzo settore, ed in particolare il sistema delle imprese sociali, così come normato dalla Legge 381/91, recentemente integrata dalla Legge 193/00 (cosiddetta “Legge Smuraglia”), interpreta un importante ruolo nella realizzazione di politiche attive per l’integrazione degli svantaggiati, in base alla definizione dell’art. 4 della legge 381/1991. Molte cooperative socio-assistenziali o propriamente cooperative di inserimento socio-lavorativo si basano sul presupposto che il lavoro nel settore agricolo può essere un ambito privilegiato per l’inclusione sociale e l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, pur consentendo all’azienda di mantenere una buona redditività aziendale.

Approfondimenti:
Gli studi di fattibilità pubblicati sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico.
Studio di fattibilità per un’agricoltura sociale ed ecosostenibile: la relazione integrale.