Redditi insufficienti per una vita dignitosa

Uno studio dell’istituto di ricerca Eurispes dimostra il forte calo del tenore di vita delle famiglie italiane con la crisi economica. E il 35% dei lavoratori dipendenti è costretto a trovarsi un secondo lavoro (spesso in nero) per far quadrare i conti

Il Rapporto Italia 2012 dell’istituto privato di studi sociali, economici e politici Eurispes mette nero su bianco le difficoltà economiche delle famiglie italiane. Analizzando lo studio, emerge con evidenza che i redditi di una famiglia-tipo del Nord, Centro e Sud Italia non sono sufficienti a far fronte alle spese necessarie per condurre una vita dignitosa.

Il Rapporto dell’Eurispes indica come, con la crisi economica, sia cresciuto il divario tra ricchezza reale, redditi dichiarati e tenore di vita delle famiglie italiane. Un differenziale che, soprattutto al Sud, registra livelli significativamente elevati. L’osservazione dei dati su base regionale, secondo l’Eurispes, pone al primo posto la Puglia, dove la differenza tra ricchezza dichiarata e benessere reale si attesta a 54 punti base, seguita da Sicilia, Campania e Calabria (differenza rispettivamente di 53, 51 e 50 punti). Al contrario, lo squilibrio tra entrate e uscite di cassa – indice di una ricchezza familiare “non dichiarata” -, è minore nelle regioni del Centro Nord, in particolare in Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna dove il differenziale registra valori minimi: rispettivamente di 1, 11, 12, 13 e 16 punti base.

Gian Maria Fara, presidente dell’istituto di ricerca, parla di una “seconda economia”, parallela e in parte sommersa, che aiuta a smorzare il disagio sociale: “Se di fronte alla crisi economica e ad una pressione fiscale senza precedenti gli italiani non danno ancora vita a manifestazioni spontanee di forte dissenso è solo perché nel Paese è presente un’economia parallela che in mille modi e sotto diverse forme, va ad integrare i redditi delle famiglie. Una sorta di ammortizzatore sociale – prosegue Fara -, per milioni di italiani che sono quotidianamente, insieme e a turno, vittime dell’evasione ed evasori essi stessi”.

IL DOPPIO LAVORO E IL SOMMERSO – L’Eurispes ha considerato il numero di coloro che esercitano attività in nero a fianco di attività – parziali o a tempo pieno – inserite in un contesto istituzionalizzato e regolarizzato. Quindi, è stato ipotizzato che almeno il 35% dei lavoratori dipendenti sia ormai costretto ad effettuare un doppio lavoro per far quadrare i conti e arrivare alla fine del mese. Questo vuol dire che sono almeno 6 milioni i “doppiolavoristi” tra i dipendenti che, lavorando per circa 4 ore al giorno per 250 giorni, producono annualmente un sommerso di 90.956.250.000 euro.

Fonte: today.it

  • Articolo pubblicato il 4 Settembre 2012