Nel 2011 nate 26 mila nuove imprese straniere

In totale sono 454 mila e rappresentano il 7,4% delle imprese attive (6 milioni). L’aumento è in contrasto con il calo di 28 mila aziende italiane. I dati della Fondazione Moressa di Mestre

Le aziende a gestione straniera in Italia arrivano a quota 454mila: sul totale dei 6 milioni di imprese attive nel 2011, rappresentano il 7,4%. Nel corso dell’anno le nuove realtà nate da stranieri sono state 26mila, un saldo positivo che contrasta con quello di segno opposto registrato dalle imprese gestite da italiani (-28 mila). Sono le stime diffuse dalla Fondazione Leone Moressa di Mestre, che ha analizzato i dati in possesso delle Camere di Commercio. I settori preferiti dagli imprenditori stranieri sono il commercio (oltre 156mila, 34,4%), le costruzioni (quasi 125mila, 27,5%) e i servizi (oltre 89mila, 19,7%). Ma è nell’edilizia che la presenza straniera si fa più marcata: su 100 imprese del settore, quasi 14 sono condotte da imprenditori nati all’estero. Nel commercio la percentuale scende al 10,1%, seguita da alberghi e ristoranti (7,7%) e dalla manifattura (6,3%). Il maggior numero di imprese straniere si concentra in Lombardia (85mila, 18,9% del totale), Lazio (11,2%) e Toscana (10%). Ma è in Toscana che si registra la maggior incidenza, con il 10,9% di attività gestite da immigrati. Seguono il Friuli Venezia Giulia (9,5%) e la Liguria (9,4%). Sempre a livello regionale, in Liguria è presente un maggior dinamismo in termini di sviluppo imprenditoriale straniero (8,2%), seguito da Campania e il Lazio (8,1%). I settori ai quali il 2011 ha sorriso maggiormente sono il commercio (+6.600 aziende straniere, -40 mila italiane) e le costruzioni (+4.399 imprese straniere, -17.561 italiane). “I dati mostrano, nonostante la crisi, una realtà vivace e in evoluzione” commentano i ricercatori della Fondazione Moressa, che sottolineano come “la conduzione manageriale di queste imprese sia di solito affidata esclusivamente a stranieri, dato che indica la scarsa propensione a mettersi in affari con italiani o viceversa”. Ma, avvertono, “è ipotizzabile un’inversione di tendenza in futuro, quando buoni livelli di integrazione saranno raggiunti anche a livello imprenditoriale, favorendo la formazione di aziende a conduzione mista”.

Fonte : dirittiglobali.it

  • Articolo pubblicato il 4 Settembre 2012