Innovatori sociali, venite a vedere cosa combinano in Portogallo

Maria do Carmo Marques Pinto è alla testa del Banco de Inovaçao Social e sta facendo del Portogallo lo stato bandiera dell’economia civile. Ora il governo l’ha scelta come partner per gestire un fondo da 122 milioni di euro.
Schermata 2014 10 29 alle 11.07.50La santa Casa della Misericordia è il più grande e antico istituto di carità del Portogallo. Gestisce la Lotteria Nazionale e con i proventi (più di 250 milioni all’anno) finanzia i servizi sociali e sanitari della città. È un pilastro del welfare state di Lisbona ed è di fatto un istituto parastatale. Il suo presidente, è un ex primo ministro nominato dal governo, tanto per capire l’importanza strategica che la Casa ha nel sistema portoghese.  A prima vista sembrerebbe un’istituzione votata per necessità alla conservazione, tanto delicato è il suo ruolo. Invece quella che è la più grande organizzazione storica del sociale è stata capace di diventare un motore di innovazione creando al proprio interno un corpo estraneo, che ne mette in discussione la tradizione con tutto il suo bagaglio di pratiche consolidate. Il corpo estraneo risponde al nome di BIS, cioè Banco de Inovaçao Social. È stato lanciato il 30 aprile di quest’anno ed è un’alleanza tra 27 delle più importanti organizzazioni sociali e finanziarie del Paese, alle quali si stanno associando via via anche dei Comuni. I partner agiscono secondo un protocollo d’intesa che non prevede alcuna forma ulteriore di burocrazia, nell’ottica di una governance informale.A seconda del progetto mettono a disposizioni risorse e competenze. Inoltre il contributo dei partner è soltanto in parte finanziario. BIS è di fatto una banca che riconosce la pluralità dei valori, proprio come vorrebbe la filosofia dell’innovazione sociale, troppo spesso dimenticata dai suoi stessi promotori. Anzi, forse la risorsa più importante di BIS è il network di professionisti in pensione che prestano il proprio tempo e le proprie competenze su base volontaria. Con una tale posizione strategica l’obiettivo di BIS è di reinventare l’economia del sociale trasformando il modello tradizionale di welfare centralizzato e top-down che rende i cittadini soggetti passivi recettori di servizi, in una nuova partnership tra istituzioni e cittadini che restituisca a questi ultimi il controllo e la responsabilità del proprio destino.

Al cuore di questo processo di innovazione c’è una donna, Maria Do Carmo Pinto presidente del Consiglio operativo della Banca di Innovazione Sociale ed ex direttore del dipartimento per l’Imprenditoria e l’economia sociale della Santa Casa da Misericórdia di Lisbona. Parla correntemente cinque lingue, è simpatica e dinamica e non nasconde certo le ambizioni del progetto lanciato ad aprile. Maria Do Carmo Pinto è stata ospite a Milano all’incontro del Semestre europeo a guida italiana dedicato alla Partecipazione civica (qui)

«Il BIS nasce per cambiare il modello – politico, economico e sociale – ereditato da Bretton Woods», spiega a Vita. «È un modello che è andato in pezzi in seguito alla crisi finanziaria originata dal Sancta Sanctorum del capitalismo speculativo di Wall Street. Il nostro obiettivo è che ci imitino il più possibile». Quando le chiediamo di definire bene il BIS, risponde con chiarezza, pur lasciando i contorni aperti. «È un progetto open source per scambiare conoscenze e idee», spiega. «Non siamo una banca in senso tecnico. Siamo una piattaforma informale senza personalità giuridica, un sistema di governance in cui abbiamo coinvolto tutti i partner che crediamo siano importanti per rivoluzionare il sistema.

Il BIS crea un sistema orizzontale e non verticale. Oggi i problemi sono così complessi che le istituzioni non hanno gli strumenti neanche per comprenderli». «La Casa della Misericordia ha un patrimonio di 1,8 milioni di immobili, dunque una grandissima influenza. Ma l’80% di queste sono vuote», interviene Indy Johar, innovatore istituzionale responsabile del Westmister Hub, e chiamato da Maria Do Carmo a sviluppare il progetto del Banco. «Esistono dunque gli attivi ma non viene dato loro un valore sociale ed in un certo senso questi beni sono come “addormentati”, non c’è un afflusso di capitale. Il BIS è nato per ripensare situazioni come queste: progettare a livello federale assieme al governo il modo migliore per ottimizzare risorse, costi e benefici sociali».

Fonte: vita.it

  • Articolo pubblicato il 3 Novembre 2014