Mamme fragili in uscita dalle case famiglia: con “Mam&Co” saranno meno sole

La cooperativa sociale romana La Nuova Arca ospita una struttura di accoglienza per donne con bambini e coltiva un orto biologico che rifornisce i Gas. Un impegno che da qualche mese si arricchisce di un progetto per aiutare 50 madri in difficoltà

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ROMA – Nell’agro romano, alle porte della città eterna, la cooperativa sociale La Nuova Arca coltiva, accanto ai prodotti agricoli biologici destinati ai gruppi di acquisto solidali (Gas) della capitale, relazioni sociali basate su un modello diverso – e per certi versi utopico – di consesso umano e civile.

Intorno alla casa famiglia “La tenda di Abramo” per donne con bambini in difficoltà ruota infatti una rete di circa 50 famiglie: volontari che alla compassione preferiscono la convinzione che costruire reti e comunità vale più di qualsiasi assistenza concreta e sussidio in denaro. E che prestano parte del loro tempo libero a quei nuclei familiari composti solo da madri e figli, facendo attività pratiche come cucinare, seguendo i bambini nel loro percorso scolastico o accompagnandoli negli impegni pomeridiani che scandiscono le loro giornate. “La verità è che qui accogliamo la grande crisi cercando di ripristinare un sano rapporto di vicinato: una cosa fondamentale, ma di cui ci siamo abituati a fare a meno”, afferma Salvatore Carbone, ex manager di una multinazionale e perno, insieme a sua moglie Sara, dell’esperienza nata nella primavera del 2007 per volontà di 5 coppie di amici che, dopo aver condiviso percorsi spirituali, hanno scelto di provare a dare una risposta concreta ad alcuni dei problemi più scottanti del tempo presente: offrire alle persone più fragili i mezzi per ricostruirsi una vita all’interno di un tessuto sociale fatto di accoglienza e solidarietà.

Attualmente la casa famiglia ospita 4 donne e 5 bambini. Ma ci sono anche gli orti biologici che circondano la struttura, dove trovano lavoro con vari compiti 10 persone, tra cui due mamme e due rifugiati politici. E da qualche settimana il progetto Mam&Co che, nell’arco dei prossimi due anni, prevede di prendere in carico 50 madri segnalate dalle case famiglia romane e dai servizi sociali del territorio. “L’obiettivo è accompagnare il percorso sociale e di inserimento lavorativo delle madri che escono dalle case famiglia, dove possono restare per un periodo di tempo limitato”, spiega Antonio Finazzi Agrò, responsabile del progetto che la Nuova Arca sta portando avanti insieme al centro Borgo Ragazzi Don Bosco e l’associazione Oasi. “Il problema centrale di queste madri – prosegue Finazzi Agrò – è di non poter contare su una rete sociale e familiare. Si tratta di donne italiane e straniere che vivono una delle fasi più delicate della biografia di una donna, la maternità, all’interno di un percorso estremamente accidentato”.

Non è infatti la sola mancanza di risorse economiche a rendere difficile la vita delle mamme che approdano nelle circa 50 case famiglia romane, ma anche la solitudine e la rottura dei legami. Non solo non hanno un lavoro, ma spesso manca loro anche un compagno, una famiglia di riferimento, un tessuto sociale a cui chiedere aiuto. “Il nostro progetto riparte da qui – sottolinea il responsabile di Mam&Co –. Per noi è fondamentale ricostruire comunità ed elaborare un modello di intervento che agisca su tre ambiti distinti: la possibilità di avere una casa a costi sostenibili, l’accompagnamento al lavoro e la costruzione di una rete solidale informale composta da famiglie disposte ad aiutare le persone più fragili”.

Si tratta però di un aiuto da non confondere con la vecchia idea di assistenzialismo. Una parola, quest’ultima, che non rientra nel vocabolario de La Nuova arca: l’idea di fondo del progetto è quella di coniugare gratuità e impresa sociale sostenibile. Per questo tra gli obiettivi di Mam&Co c’è proprio l’analisi dettagliata del mercato del lavoro romano: al fine di capire quali percorsi di formazione attivare e in quale direzione dirigere gli sforzi per conquistare l’autonomia. Obiettivo ambizioso ma non impossibile per gli operatori e i volontari de La Nuova arca. Convinti dal primo momento che la forza di un tessuto sociale accogliente può nascere anche dalla somma di tante competenze e fragilità diverse. (Antonella Patete)

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Fonte: redattoresociale.it

  • Articolo pubblicato il 5 Maggio 2015