L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato, nella seduta del 20 dicembre, una risoluzione che esorta gli Stati Membri a “vietare tutte le pratiche dannose per donne e ragazze, in particolare le mutilazioni genitali femminili”. Il testo, presentato dai Paesi africani e co-patrocinato dall’Italia, è stato approvato senza discussione, né emendamenti. L’atto di indirizzo sollecita in particolare gli Stati Membri ad adottare “tutte le misure necessarie a proteggere donne e ragazze da queste pratiche” ed invita il Segretario Generale dell’Organizzazione a predisporre un rapporto completo sulla pratica delle mutilazioni genitali femminili, che ne approfondisca cause, diffusione e conseguenze.
“La pratica incontrollata delle mutilazioni colpisce le bambine in gran parte del continente africano – commenta il Garante dell’Infanzia e dell’adolescenza del Lazio Franco Alvaro – Si tratta di una pratica odiosa che ha trovato enormi resistenze dalla gran parte dei paesi di quel continente ma che ha registrato, in sede ONU, una sorprendente inversione di tendenza. Una inversione dovuta alla crescente reazione di molti paesi del mondo occidentale e di tutte le grandi organizzazioni mondiali che tutelano i diritti dell’Infanzia. Come dire: mai arrendersi, soprattutto quando la lotta sembra impossibile. Ci sarà da penare per ottenere d’ora in poi la puntuale ratifica da parte degli stati membri che hanno approvato la risoluzione.”
Nel corso della medesima seduta l’Assemblea Generale ha adottato anche una risoluzione che mira ad intensificare l’azione di contrasto a tutte le forme di violenza contro le donne – sollecitando gli Stati Membri ad elaborare politiche di intervento che prevedano un maggiore coinvolgimento del genere maschile e a tradurle in azioni concrete – ed una ulteriore risoluzione contro la pratica della tratta di donne e ragazze, in cui si chiede in particolare di destinare risorse a programmi di recupero e reinserimento delle vittime e di investire nell’alta formazione di agenti di polizia e dei servizi di immigrazione, personale dell’amministrazione giudiziaria e altri funzionari che partecipano all’attività di prevenzione e contrasto alla tratta degli esseri umani.