IX Rapporto sugli indici di integrazione degli immigrati in Italia

Curato dall’ONC/CNEL in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – DG Immigrazione e Politiche di Integrazione, il IX Rapporto sugli indici di integrazione degli immigrati in Italia riporta i dati annuali relativi al livello di inserimento sociale e occupazionale degli immigrati su base nazionale e locale, nonché al grado di attrattività che province, regioni e grandi aree nazionali esercitano sulla popolazione straniera presente in Italia. Hanno partecipato all’evento il Vice Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Cecilia Guerra oltre al Presidente del Cnel, Antonio Marzano, e al Presidente Delegato ONC-CNEL, Giorgio Alessandrini. L’illustrazione della ricerca è stata affidata a Luca Di Sciullo, del Centro Studi e Ricerche IDOS.

Alcuni dati
E’ il Piemonte la regione italiana a più alto potenziale di integrazione degli immigrati. Al livello provinciale lo stesso primato è detenuto da Macerata, nell’ambito di un “generale e diffuso peggioramento” del quadro nazionale, dovuto in larga parte agli effetti della crisi economica.
La ricerca compara con quelli del 2009 i dati del 2011 relativi al livello di inserimento sociale e occupazionale degli immigrati su base nazionale e locale. Fatto 100 il potenziale massimo di integrazione dei territori italiani, la regione Piemonte è in testa alla classifica con un punteggio di 62,8 inferiore di ben 8 punti a quello (70,6) che nel 2009 consentiva al Friuli Venezia Giulia di guidare la stessa graduatoria. Il Rapporto – illustrato da Luca Di Sciullo, del Centro Studi e Ricerche Idos – ne deduce “alle soglie del 2012, un generale indebolimento delle condizioni socio occupazionali che rendono strutturalmente possibili l’avvio e la riuscita dei processi di integrazione in Italia”.
Significativamente – evidenzia la ricerca – nessuna regione italiana detiene un potenziale di integrazione tale che la inserisca in fascia massima (valori dell’indice da 80,1 a 100,0).
Per esempio, il Friuli V.G. si colloca al 4° posto, con un indice (60,8) sceso di circa 10 punti rispetto al 2009, ed è preceduto – oltre che dal Piemonte – anche dall’Emilia Romagna (2a regione italiana a più elevato potenziale di integrazione, con un indice – 61,7 – calato di appena 1,4 punti rispetto al 2009) e dalla Liguria (3a con 60,9). L’Abruzzo e le Marche, rispettivamente al 5° e 6° (60,2 e 60,1), completano il gruppo delle regioni di fascia alta nella graduatoria (quelle con valori dell’indice compresi tra 60,1 e 80,0 su scala 1-100).
Sono, invece, due le sole regioni in fascia bassa: la Puglia con 39,8 punti e la Calabria, con 36,8. Una situazione analoga si rileva tra le province: Macerata, Mantova e Imperia guidano – nell’ordine – la relativa graduatoria, sostituendo rispettivamente Trieste, Prato e Reggio Emilia, che avevano i potenziali di integrazione più alti d’Italia nel 2009. Ma se Trieste primeggiava, allora, con un valore di 71,9 (mentre Prato e Reggio Emilia le tenevano dietro rispettivamente con 69,0 e 68,4), all’inizio del 2012 Macerata segna il primato con un indice di 66,4,inferiore di 5,5 punti centesimali rispetto a quello di punta del 2009). In coda alla classifica Potenza (42,3), Crotone (42), Ragusa (41,7) e Foggia (40,6).
 
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  • Articolo pubblicato il 25 Luglio 2013