Imprese sociali più forti della recessione

I dipendenti sono raddoppiati negli ultimi 10 anni. Il piccolo boom di cooperative, onlus e no-profit: e gli assunti hanno profili alti
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Mentre l’occupazione in Italia continua a rappresentare un’emergenza, qualche segnale di ottimismo arriva dal settore delle imprese sociali: in 10 anni il numero e i dipendenti di queste aziende sono raddoppiati e il saldo occupazionale resta comunque migliore rispetto alle aspettative del complesso dell’imprenditoria italiana.

È quanto emerge dall’indagine Excelsior di Unioncamere sul settore, che evidenzia anche come siano in particolare le figure di alto profilo e il personale con elevato livello di istruzione e di esperienza i lavoratori sui quali queste imprese puntino maggiormente per sostenere la crescita.

«Le imprese sociali si confermano un soggetto di rilievo nel tessuto produttivo del nostro Paese. Perché costituiscono un modello di impresa che crea maggiore occupazione e produce innovazione sociale», ha spiegato il segretario generale di Unioncamere Claudio Gagliardi, presentando l’indagine nel corso delle Giornate di Bertinoro per l’economia civile, promosse dall’Aiccon – Un modello che dimostra di saper combinare la crescita economica con il benessere sociale, con una sempre stretta integrazione tra imprese “non profit” e imprese “profit”».

Tra il 2003 e il 2012 – evidenzia l’indagine -, il numero di imprese sociali è passato in termini assoluti da circa 8.500 a circa 17.600 unità, con una crescita più marcata nel Mezzogiorno (+136%). Il numero dei dipendenti è aumentato del 114%, arrivando a sfiorare le 474.000 unità. Forse anche per questo andamento in controtendenza rispetto al resto del mercato del lavoro, gli imprenditori sociali si mostrano più ottimisti per il 2014, prevedendo di effettuare 31.550 assunzioni, a fronte di 35.240 uscite: il saldo resta negativo dello 0,8% ma è comunque migliore alla media nazionale (-1,5%).

In particolare, la domanda di lavoro di profili «high skill» (professioni intellettuali, scientifiche e tecniche) passa dal 29% del 2008 al 33% nel 2014, mentre tende a decrescere la quota delle figure operaie (appena 3% che nel 2014). Inoltre, per il 2014 oltre il 62% delle assunzioni previste riguarderà persone in possesso di laurea o diploma. In queste aziende, infine, porte aperte all’inclusione sociale: la domanda di lavoratori immigrati, pur diminuendo, si mantiene più elevata rispetto alle altre imprese (16% contro 14% delle assunzioni programmate); il part time dovrebbe rappresentare oltre la metà delle assunzioni previste nel 2014 (a fronte di un valore medio nazionale del 26%); per la grande maggioranza delle assunzioni i due generi sono ritenuti indifferenti, e quando viene effettuata una scelta vengono nettamente preferite le donne (24%) agli uomini (6%).

da lastampa.it e vita

  • Articolo pubblicato il 17 Ottobre 2014