Resistere alla crisi. Agli immigrati riesce meglio

XXII Dossier Statistico Immigrazione 2012: dati e le statistiche su lavoro, presenze, famiglie e scuola. Con un avvertenza: “Non sono numeri”, ma persone

 

Sono più di 5 milioni, in crescita rispetto all’anno precedente nonostante la crisi. È questo il primo dato che salta all’occhio del Dossier Statistico immigrazione 2012, realizzato per la ventiduesima volta da Caritas e Fondazione Migrantes. Con un avviso: gli immigrati “Non sono numeri”. Questa la frase scelta come slogan prendendo spunto dal messaggio di Benedetto XVI: «Milioni di persone sono coinvolte nel fenomeno delle migrazioni, ma esse non sono numeri! Sono uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace».
Come sempre ricco di numeri il Dossier – presentato lo scorso 30 ottobre in contemporanea a Roma, a Milano e nei principali capoluoghi italiani – fotografa flussi e presenze degli immigranti che continuano a scegliere, nonostante la peggiore crisi economica del dopoguerrra, il nostro Paese. Gli immigrati dunque crescono di numero, erano 4.968.000 a fine 2010, per attestarsi al 2011 a 5.011.000. Sanno anche adattarsi meglio degli italiani alle nuove condizioni del mercato del lavoro. Ancora una volta la Lombardia si conferma la prima regione per numero di immigrati (oltre un milione), ricchezza prodotta e inviata nei paesi d’origine, oltre che per la concentrazione di stranieri titolari di impresa.

Il Dossier, edito da Idos, ci dice anche che l’incidenza media degli immigrati sui residenti europei è al 6,6% e che l’Ue insieme al Nord America è il principale polo immigratorio al mondo. Per arrivare ai dati italiani si registra un dato in crescita, anche se leggero, sul fronte dei permessi di soggiorno +2,9% e da questo dato è stata elaborata la stima dei migranti comunitari che sono 1 milione 373mila per l’87% provenienti dai nuovi 12 stati membri (le nazionalità maggiori sono nell’ordine Romania con 997mila presenze, seguite da Polonia 112mila, Bulgaria, Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna per finire con i Paesi Bassi 9mila presenze). Tra comunitari e non l’Europa è l’area geografica da cui giunge la maggioranza degli immigrati (27,4% Ue – 23,4% non Ue) a seguire l’Africa (22,1%), l’Asia (18,8%) e l’America (8,3%). Andando a guardare la nazionalità tra gli europei non comunitari (1.171.163) i più numerosi sono gli albanesi (491mila), seguiti da ucraini e moldavi. Per quanto riguarda il continente africano i marocchini sono la collettività più numerosa con oltre 500mila presenze, nel Dossier si sottolinea che sono anche il gruppo più numeroso tra tutti i non comunitari. Le altre grandi collettività provengono da Tunisia, Egitto, Senegal, Nigeria, Ghana, a seguire Algeria e Costa d’Avorio, in totale i presenti dall’Africa sono 1.105.826. Per le altre provenienze, si fa notare che l’Italia è lo stato dell’Ue che accoglie le comunità più numerose provenienti da Cina (277.570 soggiornanti nel 2011), filippini (152mila), bangladesi e srilankesi, mentre è il secondo stato per quanto riguarda indiani e pakistani. I peruviani con 107847 presenze sono la principale nazionalità proveniente dal continente americano, seguiti dall’Ecuador e dal Brasile.

Il mondo del lavoro
Sebbene il tasso di disoccupazione tra gli stranieri sia del 12,1%, quattro punti in più rispetto alla media degli italiani, nel corso del 2011 gli occupati nati all’estero sono aumentati di 170mila unità, a fronte di una diminuzione degli occupati nati in Italia di 75mila unità. La lettura dei dati porta a dire che se gli immigrati perdono il lavoro più facilmente degli italiani, allo stesso tempo sono in grado di ritrovarlo con altrettanta facilità. Gli immigrati sono concentrati nelle fasce più basse del mercato del lavoro: tra gli italiani gli operai sono il 40%, percentuale che sale all’83% tra gli immigrati comunitari e al 90% tra gli extracomunitari. Gli immigrati anche stimolati dalla necessità di tutela sono l’8% dei lavoratori sindacalizzati: oltre un milione, infatti, quelli iscritti a un sindacato. A guardare le categorie i collaboratori familiari (poco più di 750mila quelli nati all’estero assicurati Inps) rappresentano la più numerosa, mentre il settore agricolo è stato il solo a registrare per gli immigrati un saldo occupazionale positivo. Fondamentale poi il contributo degli immigrati per settori come l’edilizia, i trasporti, e in generale i lavori a forte manovalanza.
Stabile la quantità di ricchezza destinata alle famiglie nei paesi di origine degli immigrati. Le rimesse partite dall’Italia, leggermente diminuite nel 2010 (6,6 miliardi di euro), sono tornate a crescere nel 2011 (7,4 miliardi di euro). Identica tendenza si riscontra in Lombardia dove si concentra il 21,3% di tale somma (1,6 miliardi), va anche detto che gli occupati immigrati sul totale dei lavoratori si è mantenuto stabile in Lombardia, passando dal 16,1% del 2010 al 16,3% del 2011.

Italia luogo per far crescere i propri figli
Un indicatore che aiuta a comprendere come la crisi non pare aver avuto un impatto negativo sui progetti migratori degli stranieri è l’andamento della popolazione scolastica. In Italia le iscrizioni degli alunni stranieri sono aumentate oltre il 6% rispetto all’anno 2010/11, oltre il 30% rispetto all’anno pre-crisi 2007-2008. In Lombardia, dove già studiano un quarto degli alunni stranieri che frequenta le scuole italiane (il 24,4%), le iscrizioni hanno avuto un incremento rispetto all’anno precedente simile alla media nazionale, anzi leggermente superiore, pari a quasi il 7%, seppure più contenuto se confrontato con gli anni passati. Segno di una stabilizzazione del fenomeno, ma non di un’inversione di tendenza.
Inoltre sempre in Lombardia, ormai quasi l’80% degli stranieri coniugati vive con il partner. Un dato interessante è quello fornito su Milano: un residente su sei è straniero e una famiglia su cinque ha almeno un componente nato all’estero. Fuori dai numeri del dossier, dunque, quando si parla di immigrati occorre pensare a famiglie alle prese con problemi ordinari come casa, scuola, figli e rapporti coni vicini.

«Gli stranieri dimostrano di reggere anche alla prova della crisi economica più dura che abbiamo conosciuto. Dunque, dobbiamo riconoscere che le migrazioni sono ormai un fenomeno inevitabile, destinato a cambiare il volto del nostro Paese e in particolare della Lombardia che continua a essere l’avanguardia della nuova e ormai sempre più definita società plurale», ha osservato don Roberto Davanzo, direttore della Caritas Ambrosiana che a questa prima considerazione ne accosta una seconda: «Gli stranieri sono sempre di più famiglie. E dal momento che accoglierle è anche nel nostro interesse, dovremmo favorire i ricongiungimenti familiari per chi dimostra di voler integrarsi e cambiare la legge sulla cittadinanza, riconoscendo che i bambini nati in Italia anche da genitori stranieri sono italiani a tutti gli effetti».

Caritas e Migrantes, nell’introduzione al Dossier, pongono in evidenza che il quadro socio-statistico sollecita l’adozione di misure in grado di raggiungere obiettivi quali il recupero dal sommerso, la qualificazione dei nuovi cittadini, la stabilizzazione del loro soggiorno (nel 2011 sono stati soggetti a rinnovo 850mila permessi di soggiorno), la semplificazione della burocrazia e il potenziamento delle misure di inserimento (le famiglie immigrate sono maggiormente soggette al rischio di povertà), senza trascurare l’accoglienza delle persone che si spostano per esigenze di carattere umanitario e hanno bisogno di protezione.

Fonte: vita.it

  • Articolo pubblicato il 31 Ottobre 2012