Rapporto sull’invecchiamento a livello mondiale dell’Unfpa. 35,6 milioni di persone soffrono di demenza senile: il numero raddoppierà ogni 20 anni per arrivare a 65,7 milioni nel 2030. Un decalogo per massimizzare le opportunità per gli over 60
ROMA – A livello mondiale, oltre il 46 per cento delle persone di 60 anni o più ha un handicap, oltre 250 milioni di persone soffrono di disabilità moderate o gravi. Il numero di persone colpite da demenza senile nel mondo è stimato a 35,6 milioni e si ritiene che raddoppierà quasi ogni vent’anni per arrivare a 65,7 milioni di persone nel 2030. Nel 2050 per la prima volta ci saranno più persone anziane che ragazzi sotto i 15 anni. Nel 2000 c’erano già più persone di sessant’anni o più che bambini sotto i cinque anni. “L’invecchiamento della popolazione rappresenta una sfida per i governi e le società, ma non deve essere considerato una crisi. La risposta all’invecchiamento può e deve essere pianificata per trasformare questa sfida in un’opportunità.”. Lo dice il Rapporto sull’invecchiamento nel XXI secolo dell’Unfpa.
Lo studio espone una serie di ragioni a favore di investimenti che garantiscano una buona qualità di vita al momento dell’invecchiamento e suggerisce soluzioni positive, realizzabili anche nei paesi più poveri. Gli anziani intervistati dai ricercatori ribadiscono la necessità della sicurezza del reddito, la possibilità di un lavoro flessibile, cure mediche e medicine economicamente accessibili, alloggi e trasporti a misura di anziano e eliminazione di discriminazione, violenza e maltrattamenti nei loro confronti. Gli anziani sottolineano ancora una volta, la loro volontà di rimanere membri attivi e rispettati della società. Un dato fondamentale riguarda la produttività e i contributi dati dai sessantenni come collaboratori familiari, elettori, volontari, imprenditori ecc. Il rapporto mostra anche che l’adozione di misure ad hoc per garantire cure mediche, un reddito regolare, reti di rapporti sociali e assistenza legale, genererà vantaggi legati alla longevità i cui frutti saranno raccolti in tutto il mondo da questa generazione e da quelle a venire. Il rapporto sostiene l’idea che i governi nazionali e locali, le organizzazioni internazionali, le comunità e la società civile “debbano impegnarsi al massimo in uno sforzo comune per far sì che la società del 21esimo secolo si adatti alla realtà della demografia del 21esimo secolo”.
Nel rapporto viene anche presentato un decalogo per massimizzare le opportunità a favore delle persone anziane. In primo luogo si sottolinea che bisogna riconoscere l’inevitabilità dell’invecchiamento della popolazione e la necessità di preparare adeguatamente tutte le parti in causa (governi, società civile, settore privato, comunità e famiglie) all’aumento del numero di persone anziane. Garantire che tutte le persone anziane vivano in condizioni di dignità e sicurezza, che abbiano accesso ai servizi sociali e alle cure mediche di base e che abbiano un reddito minimo grazie all’attuazione di piattaforme nazionali di protezione sociale e altri investimenti di natura sociale volti ad aumentare l’autonomia e l’indipendenza delle persone anziane; prevenire l’impoverimento nella terza età e contribuire ad un invecchiamento in migliori condizioni di salute. Tali azioni dovrebbero essere basate su una visione a lungo termine, sostenute da un impegno politico forte e da fondi sicuri che possano prevenire impatti negativi in tempo di crisi o cambi di governo. In terzo luogo c’è la necessità di sostenere le comunità e le famiglie per sviluppare un sistema di sostegno allo scopo di garantire alle persone anziane più fragili le cure a loro necessarie sul lungo periodo e promuovere a livello locale un invecchiamento attivo e in buone condizioni di salute per favorire l’invecchiare nella propria comunità. Ma anche investire nelle giovani generazioni, attraverso la promozione di comportamenti sani e garantendo istruzione e opportunità lavorative, accesso ai servizi sanitari e copertura previdenziale per tutti. Sostenere gli sforzi nazionali e internazionali per sviluppare ricerche comparative sull’invecchiamento, e fare in modo che i dati e i risultati di questa ricerca, sensibili alle questioni culturali e di genere, siano disponibili per la definizione delle politiche. Integrare l’invecchiamento in tutte le politiche di genere e le questioni di genere nelle politiche di invecchiamento, prendendo in considerazione le diverse esigenze di uomini e donne anziani. Garantire l’inclusione dell’invecchiamento e delle esigenze degli anziani in tutte le politiche e i programmi di sviluppo nazionali; negli interventi umanitari nazionali, nei piani di attenuazione e adeguamento ai cambiamenti climatici e nei programmi di gestione e preparazione alle catastrofi. Assicurarsi che i problemi legati all’invecchiamento siano adeguatamente presi in considerazione nei programmi di sviluppo post 2015, anche attraverso lo sviluppo di obiettivi e indicatori specifici. Infine è necessario sviluppare una nuova cultura dell’invecchiamento basata sui diritti e un cambiamento di mentalità e atteggiamenti sociali nei riguardi delle persone anziane, perché da beneficiari dello stato sociale possano trasformarsi in cittadini attivi e partecipi.
Fonte: superabile.it