Morti sul lavoro, i dati Eurostat. In Italia 718 nel 2010, in Spagna 338

Primato negativo per il nostro Paese, anche rispetto alla Germania (557 morti), che però detiene il record di infortuni non mortali: 930.447, contro i 437.821 dell’Italia. Bettoni (Anmil): “Preoccupanti i dati sugli infortuni in Italia, letti insieme a quelli sul calo occupazionale”

ROMA – “In Italia purtroppo, nonostante i miglioramenti degli ultimi anni, continuiamo a registrare il più alto numero di morti sul lavoro tra i paesi dell’Unione Europea”: è l’amara constatazione di Franco Bettoni, presidente dell’Anmil, alla luce dei dati Eurostat relativi al fenomeno infortunistico in ambito europeo, diffusi lo scorso 7 gennaio. “Nel 2010, al netto degli incidenti nel percorso casa-lavoro-casa (cosiddetti in itinere), in Italia sono state 718 le vittime, contro le 557 della Germania, 550 della Francia, 338 della Spagna – riferisce Bettoni. Certamente queste cifre vanno lette anche in relazione al numero degli occupati e delle ore lavorate, con un’analisi che tenga conto allo stesso tempo della diversa struttura produttiva; ma anche guardando a questi aspetti siamo ben lontani da quello che può essere per noi un punto di riferimento: in Germania il tasso di infortuni mortali rispetto a 100.000 occupati nel 2010 era pari allo 0,8, mentre in Italia all’1,6”.

Per quanto riguarda invece gli incidenti non mortali, il primato negativo spetta alla Germania, con 930.447 casi, sempre nel 2010, contro i 493.789 in Spagna, i 437.821 in Italia e i 358.205 in Francia. “Numeri, però, che sono influenzati anche dalla regolarità dei rapporti di lavoro – precisa Bettoni – in Italia l’Inail stima siano circa 165.000 gli infortuni non denunciati di cui sono vittima i lavoratori in nero, senza contare che l’appesantimento dei premi assicurativi in caso di infortuni è spesso causa di mancata denuncia di infortuni di minore gravità. Nel nostro Paese abbiamo dunque un gravissimo problema di sottodenuncia degli infortuni con esiti meno gravi, altrimenti non si spiegherebbe, d’altra parte, la contraddizione evidente guardando agli altri paesi al cui confronto noi abbiamo un numero sproporzionato di incidenti sul lavoro rispetto ai casi mortali”.

Per quanto riguarda la situazione italiana più recente, invece, Bettoni fa riferimento ai dati sull’aumento della disoccupazione e delle ore di cassa integrazione diffusi nei giorni scorsi dalla Cgia. “Letti insieme a quelli raccolti dalla Fillea-Cgil sul calo dell’occupazione nel comparto dell’edilizia (uno dei più rischiosi in termini di sicurezza sul lavoro) – sottolinea il Presidente dell’Anmil -gettano ulteriore preoccupazione sui dati dichiarati lo scorso 19 novembre dal ministro Fornero rispetto agli incidenti sul lavoro: 850 morti e 750.000 infortuni, numeri che a fronte del calo occupazionale lasciano pensare ad un rallentamento, se non addirittura ad un’inversione di tendenza, del trend positivo registrato negli ultimi anni (nel 2010 erano stati 920 i morti e 725.000 gli infortuni)”. Di qui, l’appello ai candidati premier, affinché nei rispettivi programmi affrontino con determinazione i “gravi problemi ancora sul tappeto, tra i quali: la mancata completa emanazione di tutti i provvedimenti di attuazione del Testo Unico a quattro anni dalla sua entrata in vigore; l’insoddisfacente coordinamento delle attività ispettive e di vigilanza sul territorio nazionale, per carenza di personale e per applicazione disomogenea della normativa di riferimento; la mancata previsione di norme di tutela ad hoc per alcuni settori molto importanti come ad esempio i trasporti e l’agricoltura; l’inadeguatezza della normativa sull’assicurazione delle vittime del lavoro, regolata ancora da una normativa del 1965 che non può tenere conto dei cambiamenti sociali intervenuti in quasi cinquant’anni”.

Fonte: superabile.it

  • Articolo pubblicato il 8 Gennaio 2013