Le mafie invadono il nord: presentato l’Atlante

cover-120x120_cPresentato a Roma dell’Atlante delle mafie, progetto editoriale pubblicato da Rubbettino con il contributo della Fondazione Unipolis. “Abbiamo ragionato sul successo delle mafie, su come superare la visione che individua nel meridione la diffusione del fenomeno mafioso, perché ora la ‘ndrangheta al nord non è infiltrata ma è radicata”: Francesco Forgione, ex presidente della Commissione parlamentare Antimafia e curatore dell’Atlante. “Al nord le mafie hanno occupato spazi economici, sociali, culturali, di relazioni politiche e istituzionali”, ha detto. “Dietro alla costruzione della paura verso i migranti, si è nascosta ‘ndrangheta a cui sono state consegnate le Asl, e una parte del sistema di imprese”, ha sottolineato: “Gli uomini delle cosche che agiscono in Lombardia oggi, come emerge anche dall’inchiesta “Crimine Infinito”, sono gli stessi nomi che ritroviamo nei processi degli anni ’80 e ’90, istruiti da Armando Spataro”, “semplicemente la politica e le istituzioni hanno fatto finta di non vedere e di non sentire”. “Mentre la ‘ndrangheta mangiava pezzi delle istituzioni, la politica gli consegnava le Asl e intere fette di mercato elettorale”.

Il presidente di Unipol Pierluigi Stefanini ha ribadito che l’Atlante, “che analizza la sofisticazione del fenomeno mafioso” è un contributo “per contrastare l’idea superficiale che la mafia esista solo in alcune parti del paese”, e rafforza “la consapevolezza della necessità di un intervento in particolare in ambito economico. Si può fare come mostrano le cooperative che lavorano sui beni confiscati”.

Isaia Sales, tra i curatori del volume, ha voluto sottolineare il ruolo della criminalità organizzata come “coadiuvante dei meccanismi sociali dell’Italia che si è formata”: “Hanno avuto collegamenti con le mafie 7 Presidenti Consiglio, 3 Ministri dell’Interno, 2 capi della Polizia, 2 Presidenti della Repubblica”.”Nel G8 almeno 5 paesi hanno avuto rapporti con le mafie”, ha detto citando Usa, Francia, Germania, Giappone, oltre all’Italia. “Non è un problema di arretratezza, ha aggiunto, faceva comodo ignorare il ruolo economico delle mafie”.

“Una parte delle organizzazioni mafiose hanno la capacità di emergere nella società in modo legale e pulito, non solo nel riciclaggio, in modo tale che è difficile aggredire i capitali”, ha detto l’altro Enzo Ciconte, terzo curatore del volume, affermando come sia necessario “guardare alla capacità di adattamento dell’organizzazione mafiosa”: “Dopo le stragi eccellenti dei primi ’90 , è finito l’allarme sociale”.

La mafia nella legge

“La legislazione per combattere la mafia è di settore, ma l’Atlante delle Mafie mostra che la criminalità organizzata ha saltato il confine”. Così Rosi Bindi, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, è intervenuta alla presentazione della seconda edizione del volume che mappa la criminalità organizzata, edito da Rubbettino con il contributo della Fondazione Unipolis, lo scorso 30 settembre alla Camera dei Deputati. Per la presidente della Commissione Parlamentare Antimafia la criminalità organizzata si è inserita sempre più nel lavoro, che è “il tema caldo del paese” oggi. “La mafia che si fa addirittura impresa pubblica”, ha sottolineato ricordando la vicenda Italgas, “società pubblica che è oggi in amministrazione giudiziaria per aver fatto lavorare le imprese Ciancimino per fare la rete gas del Paese”, “e tuttavia non se ne vuole parlare”. “Siamo deboli su corruzione, riciclaggio, contratti e appalti”, ha detto, “sono queste le leggi che stiamo aspettando”. Grave per la presidente della Commissione Antimafia “calcolare nel Pil quanto viene dall’economia criminale”: “È una forma di cedimento culturale dell’Europa nei confronti dell’espansione dell’economia criminale”. Bindi ha infine fatto un appello all’utilizzo di codici etici nelle elezioni amministrative, auspicando che candidati rinviati a giudizio per reati con aggravante mafiosa e reati spia, dovrebbero essere esclusi.

Giuseppe Pignatone, attuale procuratore di Roma ed ex procuratore capo di Palermo e di Reggio Calabria, che ha contribuito con un saggio su mafia e ‘ndrangheta alla scrittura dell’Atlante delle Mafie, ha evidenziato la similitudine del comportamento mafioso usato a Roma con quello del meridione: “Dagli atti del processo di Ostia emerge la preoccupazione del fatto di essere rispettati solo per paura”, ha sottolineato il magistrato “la stessa preoccupazione si trova anche in Sicilia, dove si vuole essere rispettati a prescindere dal timore che si incute”. “Vedere le mafie come strutture chiuse, rigide e autonome, secondo il magistrato impedisce di comprendere “il loro punto di forza che è la commistione con la politica e gli affari”.

Redazione (Fonte: Redattore Sociale)

Fonte: nelpaese.it

  • Articolo pubblicato il 6 Ottobre 2014