L’ OCSE: l’istruzione è un’arma contro la crisi, ma le famiglie vanno sostenute

Gurria: preoccupano disparità sociali e crescita giovani “Neet”
Chi ha un livello di istruzione superiore si orienta meglio in un periodo di crisi e continua a guadagnare di più rispetto ai lavoratori meno istruiti. E cittadini più “titolati” costituiscono un ritorno economico anche per gli Stati: sono maggiori introiti in termini di tasse. Anche per questo gli Stati membri dell’ Ocse devono combattare quei divari sociali che impediscono ai più deboli, ancora oggi, di arrivare ai livelli più alti dell’ istruzione. Ma anche sostenere le famiglie su cui grava gran parte del carico dell’ istruzione dei figli. E poi devono fare i conti con quella generazione Neet, quella dei giovani che non studiano e non lavorano, che è in aumento.
Lo ricorda Angel Gurria, segretario generale dell’Ocse, nella sua nota introduttiva al Rapporto 2012 sull’Educazione (Education at a glance 2012 – Uno sguardo all’Educazione 2012) presentato nei giorni scorsi alla stampa. “Ѐ chiaro -spiega Gurria- che avere una maggiore istruzione ha aiutato i cittadini a mantenere o cambiare posto di lavoro durante la recessione. In tutti i paesi Ocse il tasso di disoccupazione nel 2010 è stato di circa un terzo in meno per gli uomini con istruzione universitaria rispetto a quelli con un’ istruzione secondaria superiore. Per le donne con il più alto grado di istruzione, è  stato di due quinti in meno”. Resta anche il divario negli stipendi che è “cresciuto” durante la crisi. “Nel 2008 un uomo con un’ istruzione di livello universitario poteva aspettarsi di guadagnare il 58% in più di uno con al massimo un’ istruzione secondaria superiore, nel 2010 questo divario è aumentato al 67%. Nel 2008, le donne con un’ istruzione superiore guadagnavano il 54% in più rispetto a quelle con una istruzione secondaria. Nel 2010 il divario è cresciuto al 59%”. In prospettiva chi ha un’ istruzione universitaria può mettere in conto, al netto delle spese sostenute, un guadagno di 160mila dollari superiore a quello che avrebbe fermandosi alle scuole superiori. Questo per un uomo. Per una donna si parla di 110mila dollari. L’Italia, in verità, è un pò in controtedenza. Ma restano ovunque eccessivi divari sociali che impediscono ai più deboli di arrivare al grado più alto dell’istruzione. Ad esempio, il Rapporto rileva che “le prestazioni di lettura degli studenti di origine migrante possono essere influenzate in modo negativo quando si frequentano scuole con un gran numero di alunni provenienti da famiglie con bassi livelli di istruzione. Allo stesso modo i politici farebbero bene a prendere atto dell’aumento del numero dei 15-29enni che non sono nè occupati nè studiano, i cosiddetti “Neet” che ormai sono in media il 16% e sono in crescita. Un dato che “riflette il disagio particolare” dei giovani in tempo di crisi. Giovani la cui disoccupazione ha raggiunto “livelli allarmanti”. Per questo “molti paesi Ocse devono fare di più per aumentare il loro accesso all’ istruzione superiore” oggi negata ai più deboli: chi viene da famiglie disagiate ha la metà delle possibilità di arrivare all’università di un coetaneo più agiato. Infine, il capitolo famiglie. Per Gurria vanno sostenute di più: “I paesi dovrebbero trovare un maggiore equilibrio fra il sostegno pubblico fornito per gli studi e la quota chiesta alle famiglie per coprire una parte dei costi”.

Fonte: Agenzia Dire

  • Articolo pubblicato il 13 Settembre 2012