Inflazione: 6 famiglie su 10 cambiano menù

“Sei famiglie su dieci, praticamente più del 50%, hanno cambiato, negli ultimi dodici mesi, le abitudini alimentari soprattutto a causa dei rincari che si sono registrati nei prezzi, anche di prodotti di prima necessità come il pane e la pasta. Non solo. Rispetto a dieci anni fa la spesa alimentare, che oggi si avvicina ad un quinto del reddito familiare, è cresciuta del 28%. Ogni famiglia, in media, spende per l’alimentazione 466 euro al mese”. E’ quanto sostiene la Cia (Confederazione italiana agricoltori) in relazione ai dati Istat sull’inflazione del giugno scorso che confermano un’impennata del 6%, rispetto allo stesso mese del 2007, dei prodotti dell’agroalimentare.

Nel primo semestre dell’anno, secondo le prime stime della Cia, si è avuta una caduta, in quantità, dei consumi alimentari di oltre il 2,5% nei confronti dello stesso periodo del 2007. I cali più accentuati si hanno per i derivati dei cereali (meno 4,8%), con il pane che mette a segno una flessione del 5,5%, per gli ortaggi(meno 5,5%), per la frutta (meno 1,8%), per l’olio d’oliva (meno 5%), per la carne bovina (meno 3,4%). Dati che confermano il trend negativo già registrato nel 2007. Soltanto latte e derivati (più 3%), carni avicole (più 1,5%), vino e spumante (più 2,5%) vanno in controtendenza. “Dunque, a subire le conseguenze più eclatanti del calo dei consumi alimentari delle famiglie sono stati, in particolare, i prodotti delle cosiddetta “dieta mediterranea” che, proprio a causa della frenetica corsa dei prezzi (il pane, a giugno scorso, ha messo a segno un aumento del 13%, la pasta addirittura del 22,3%, la frutta del 7,6% e gli ortaggi del 3,2%), comincia”, sostiene la Cia, “ad evidenziare preoccupanti segni di crisi. Nei piatti dei nostri connazionali ci sono, infatti, sempre meno pane, pasta (anche se per questo prodotto si nota, in questi ultimi mesi, una ripresa), frutta e verdure e olio d’oliva”.

“La percentuale di coloro che hanno ridotto e mutato la spesa per l’alimentazione”, evidenzia la Cia, “si trova principalmente nelle fasce di età superiori ai 55 anni (con picchi elevati soprattutto negli over settanta) e nelle famiglie con redditi bassi”.

“Un italiano su due non andrà in vacanza anche per effetto dei rincari record che sono stati registrati per gasolio e benzina, trasporti aerei, marittimi, stabilimenti balneari e camping con l’inizio dell’estate”, questa l’affermazione della Coldiretti nel sottolineare che il caro prezzi sta provocando una stagnazione nei consumi non solo negli alimentari, in riferimento ai dati Istat relativi all’inflazione che nel mese di giugno ha raggiunto il massimo dal 1996. “Nella difficile congiuntura economica sta cambiando”, afferma la Coldiretti, “la priorità delle spese dei cittadini che se potessero disporre di 100 euro in più nel 20% dei casi li destinerebbero al cibo, nel 17% all’acquisto di vestiti, al 14,5% per cene, al 13,5% per libri, dischi e riviste secondo una indagine Axis per la Fipe”. “Secondo un recente studio -riferisce la Coldiretti- un pasto medio percorre più di 1.900 km per camion, nave e/o aeroplano prima di arrivare sulla tavola e spesso ci vogliono più calorie di energia per portare il pasto al consumatore di quanto il pasto stesso provveda in termini nutrizionali. Peraltro, privilegiando l’acquisto di prodotti locali e di stagione oltre a risparmiare si salva l’ambiente dall’inquinamento dovuto all’emissione di gas serra responsabili dei cambiamenti climatici”.

“I prezzi al consumo continuano ad aumentare, mentre per quelli alla produzione si registrano situazioni diversificate”, questo il parere di Confagricoltura analizzando i dati sui prezzi al consumo rilevati dall’Istat e quelli all’origine di Ismea riferiti a giugno 2008. “In un contesto che appare molto diversificato, l’agricoltura, se adeguatamente sostenuta, può dare, già nel breve periodo, un contributo positivo al riequilibrio dei prezzi al consumo”. Preoccupa Confagricoltura, però, l’accelerazione generalizzata delle quotazioni in tutti i capitoli di spesa, specie per i beni energetici, che hanno registrato un aumento di quasi 15%, su giugno 2007. Per quanto riguarda i prezzi al consumo rilevati dall’Istat, Confagricoltura rimarca come, nel comparto alimentare si abbia un aumento congiunturale, giugno 2008/maggio 2008, dello 0,4% ed un aumento tendenziale, giugno 2008/giugno 2007, del 6,1%. Tali incrementi risentono di tensioni verificatisi soprattutto con riferimento ai prodotti alimentari lavorati, i cui prezzi alla produzione industriale sono cresciti di oltre il 10%, tra maggio 2007 e maggio 2008. Per quanto riguarda i prezzi all’origine, secondo l’indice Ismea, l’incremento di giugno su maggio 2008 è stato del 4,5%, mentre quello di giugno 2008 su giugno 2007, si è attestato sul 19%, circa. L’aumento registrato a giugno, ha consentito, però, di recuperare solo in parte la flessione di circa il 9% registrata, cumulativamente, nel bimestre di maggio ed aprile.

Fonte: agricolturaonweb.com

  • Articolo pubblicato il 7 Gennaio 2013