Il secondo welfare in Italia: esperienze di welfare aziendale a confronto

Percorsi di secondo welfare, in collaborazione con il Centro Einaudi e in partnership con ANIA, Compagnia di San Paolo, Fondazione Cariplo, Fondazione con il Sud, Luxottica, KME Group e Corriere della Sera, presenta il quinto working paper della collana 2WEL. “Il Secondo Welfare in Italia: esperienze di welfare aziendale a confronto” analizza il ruolo che il mondo imprenditoriale, grazie alle proprie capacità finanziarie e gestionali, può ricoprire attraverso l’offerta di welfare aziendale per i lavoratori.

In un contesto storico come quello attuale, in cui la crisi economica non accenna a placarsi, l’esperienza del Compact britannico può rappresentare un interessante spunto di riflessione e dialogo sui soggetti appartenenti al terzo settore che, se posti in condizioni adeguate, possono cooperare con gli attori istituzionali alla creazione e gestione di importanti servizi destinati alla tutela dei cittadini. I sistemi di welfare dei paesi europei sono stati sottoposti, a partire dagli anni Settanta, a una serie di pressioni di carattere economico e sociale che ne hanno drammaticamente minato i presupposti e le prospettive di medio e lungo periodo. L’Italia, insieme agli Stati dell’Europa meridionale, presenta ancora oggi un sistema di welfare disfunzionale in termini di distribuzione dei costi per aree di intervento e categorie di beneficiari. È in questo contesto che si sviluppa il dibattito sul «secondo welfare», un welfare privato che non si sostituisce allo stato sociale ma ne integra i servizi cercando un «incastro virtuoso».  Un ruolo importante nello sviluppo del secondo welfare è occupato da aziende e parti sociali. Se i progetti di welfare aziendale su base territoriale iniziano a essere studiati e implementati per dare la possibilità alle PMI di offrire servizi di welfare ai propri dipendenti, le esperienze più diffuse e consolidate sono quelle portate avanti all’interno delle grandi imprese.  L’analisi empirica si concentra proprio sulle grandi realtà aziendali, cercando da un lato di “mappare” i benefit più utilizzati e identificare le aree invece scoperte, dall’altro di ricostruire i processi che favoriscono il cambiamento attraverso lo studio del comportamento degli attori coinvolti.  Le conclusioni prestano infine particolare attenzione alle dinamiche che guidano il cambiamento, evidenziando come le diverse combinazioni di fattori scatenanti e facilitanti portino a risultati più o meno soddisfacenti in termini di assetto e governance dei sistemi.

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Fonte: osservatorionazionalefamiglie.it

  • Articolo pubblicato il 25 Giugno 2013