#IBELONG Campagna UNHCR per porre fine all’apolidia

ibelong

“L’apolidia fa sentire le persone proprio come se la loro esistenza fosse un crimine. Abbiamo un’opportunità storica per porre fine alla piaga dell’apolidia entro 10 anni, e per ridare la speranza a milioni di persone. Non possiamo permetterci di fallire.” Antonio Guterres, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati

“I BELONG”, è questo il nome della campagna globale lanciata il 4 novembre 2014 con l’obiettivo di porre fine entro 10 anni al problema dell’apolidia, un limbo legale devastante per milioni di persone al mondo a cui non è riconosciuta la cittadinanza da nessuno Stato.

Attualmente sono circa 10 milioni le persone apolidi nel mondo ed ogni dieci minuti un bambino nasce apolide. Non gli è concessa una cittadinanza, gli vengono spesso negati diritti e servizi che i Paesi normalmente garantiscono ai loro cittadini. Molte situazioni di apolidia sono una conseguenza diretta di discriminazioni basate sull’etnia, sulla religione o sul genere.
Al momento, inoltre, 27 paesi negano alle donne il diritto di trasferire la loro cittadinanza ai propri figli su base paritaria come gli uomini, una situazione che può creare la trasmissione a catena dello status di apolide di generazione in generazione.

Questa campagna è stata lanciata in presenza di un grande cambiamento a livello internazionale. Solo tre anni fa, infatti, erano appena 100 gli Stati firmatari dei due trattati sull’apolidia – la Convenzione delle Nazioni unite del 1954 relativa allo Status delle Persone Apolidi e la Convenzione del 1961 sulla Riduzione dell’Apolidia. Oggi ammontano a 144, un numero molto rilevante.

Con la giusta volontà politica, l’UNHCR ritiene che il problema dell’apolidia possa essere risolto. E, a differenza di molti altri problemi che affrontano i governi oggi, l’apolidia può essere risolta nell’arco della nostra vita.

Per firmare la petizione, clicca qui

Fonte: unhcr.it

  • Articolo pubblicato il 17 Marzo 2015