Federculture: Roma prima in Italia ma male in Europa

Un risultato lusinghiero quello della capitale nel contesto nazionale, secondo il rapporto di Federculture, presentato nei giorni scorsi in Campidoglio: con 46 siti culturali statali (musei, monumenti, aree archeologiche), circa 16 siti non statali, per un totale di 200 luoghi d’interesse culturale oltre a 157 teatri, migliaia di beni archeologici e architettonici vincolati, centinaia di biblioteche, ville e parchi storici e l’intero centro cittadino censito nel patrimonio mondiale dell’Unesco è il primo polo culturale in assoluto a livello italiano.  Ma se si confronta con il panorama internazionale, Roma è indietro rispetto alle grandi città europee. Basti pensare che i primi cinque musei a Roma in un anno totalizzano 3,6 milioni di visitatori contro gli oltre 25 di Londra, i 23 di Parigi, i 15 di New York.  Secondo la ricerca, se guardiamo ad esempio ai nuovi poli del contemporaneo romani, il Macro e il Maxxi, in un anno sono stati visitati complessivamente da 500mila visitatori. Numeri “lontanissimi”, come sottolinea Federculture, da quelli totalizzati dalle istituzioni d’arte internazionale delle grandi capitali europee e americane (Tate Modern di Londra: 5,3 milioni di visitatori. Centre Pompidou di Parigi: 3,8 milioni. MoMa di New York: 2,8 milioni). Nessuna mostra romana, poi, è presente nella lista di quelle di maggior successo internazionale. Sul fronte musei comunali, nel 2012 quelli di Roma hanno registrato 1,5 milioni di ingressi circa, con un calo di visitatori del 6,3 per cento. Anche se, complessivamente, negli ultimi dieci anni i musei civici della Capitale hanno visto crescere del 75 per cento i loro visitatori, passati da 873mila a 1,5 milioni. In più, nella Capitale operano realtà in controtendenza che realizzano performance positive, come l’azienda Palaexpo, che nel 2012 ha visto aumentare i visitatori delle proprie esposizioni del 52 per cento. Per quanto riguarda i fruitori di attività culturali, il Lazio si distingue per avere percentuali più alte di quelle nazionali, anche se, tra il 2012 e il 2011, i residenti della nostra Regione sembrano aver rinunciato in particolare al teatro (-13,8%), ai concerti di musica classica (-25%), alle visite a siti archeologici e monumentali (-15,6%). Nell’attività teatrale Roma si dimostra molto meno vivace di Londra, New York e Parigi: nella nostra città si svolgono circa 14mila spettacoli teatrali l’anno con 2,2 milioni di ingressi, contro i 26.600 spettacoli l’anno di Parigi che totalizzano 5,7 milioni di spettatori (43mila performance a NY con 28milioni di spettatori). Infine, sul fronte risorse, in dieci anni il Comune di Roma ha dimezzato i fondi destinati alla cultura. Nell’ottica di rilanciare il consumo di cultura, il presidente di Federculture Roberto Grossi propone “l’introduzione della detraibilità delle spese per la frequentazione di musei, teatri, concerti e formazione artistica e musicale”. “Un dato shock per la cultura e il turismo della capitale d’Italia”, ha commentato il sindaco Ignazio Marino, “A fronte di questa realtà Roma ha il dovere e l’obbligo di tornare a dare la meritata dignità alla sua storia, al suo patrimonio storico e archeologico, ai suoi musei, alle sue opere d’arte e alle sue prestigiose istituzioni culturali. Deve sentire l’impegno, più di ogni altra capitale al mondo, di porre al centro della sua visione la cultura, per crescere e svilupparsi. Ma evidentemente qualcosa negli anni si è spezzato”. Il problema, secondo Marino, è che “a Roma iniziative di grande respiro e vivacità come l’Estate Romana, ideata da quel genio che fu Renato Nicolini, sono state nel tempo indebolite. Lo stesso è accaduto per la Festa del Cinema, che nel tempo si è appassita. Il Teatro dell’Opera ha poche aperture di sipario, la metà circa del Teatro alla Scala di Milano”. “Con la cultura si produce anche reddito – ha continuato – La cultura nutre lo spirito e la mente, ma nutre anche i bilanci delle imprese cittadine. E dunque crea benessere spirituale e materiale per la sua comunità. Ecco perché oggi più che mai Roma deve cambiare”. Il punto di partenza, per Marino, deve essere “ascoltare  tutti coloro che hanno qualcosa da proporre, siano cittadini o imprenditori. Il capitale umano è il bene più prezioso. Investire sulla qualità del capitale umano vuol dire investire sulle potenzialità di crescita della città. E quelle risorse umane per troppo tempo trascurate vedono nei giovani il motore più dinamico del nostro Paese. È a loro che desidero rivolgere, innanzitutto, la mia attenzione. A tutte quelle ragazze e quei ragazzi che attraverso la loro freschezza producono e sviluppano idee creative”.

Fonte: dirirttisociali.org

  • Articolo pubblicato il 5 Luglio 2013