Crisi: aumenta la povertà sanitaria

Rapporto realizzato dal Banco farmaceutico, in collaborazione con Caritas, Acli, Cei e Unitalsi. In totale in Italia il 10 per cento della popolazione è in povertà sanitaria (6 milioni di persone, +93% dal 2007), la maggior parte sono immigrati: è aumentata del 3,86 per cento la richiesta di farmaci da parte di quella fascia di popolazione che non è più in grado di acquistare medicinali nemmeno quelli con ricetta medica.

Cresce in Italia la povertà sanitaria e riguarda nella maggior parte dei casi gli immigrati. Nel 2014, infatti, è aumentata del 3,86 per cento la richiesta di farmaci da parte di quella fascia di popolazione che non è più in grado di acquistare medicinali nemmeno quelli con ricetta medica. In particolare si è passati dalle 2.943.659 confezioni di farmaci richieste nel 2013 alle 3.057.405 del 2014. È quanto emerge dal Rapporto sulla povertà sanitaria 2014, uno studio realizzato dall’Osservatorio sulla donazione dei farmaci del Banco Farmaceutico onlus svolto in collaborazione con un comitato scientifico composto da: Acli, Caritas nazionale, Ufficio per la Pastorale della Salute della Cei e dall’Unitalsi (Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali). In totale, ricorda il rapporto, il 10 per cento della popolazione in Italia è in povertà sanitaria: l’ultimo dato disponibile, del 2013, parla di 6 milioni di persone. Un dato cresciuto del 93 per cento dal 2007.

Rispetto al Rapporto 2014, l’analisi è stata elaborata a partire da un campione di 46 enti convenzionati con il Banco Farmaceutico dispensatori di farmaci, divisi in tre aree (Nord, centro e Sud). Rispetto all’età dall’analisi emerge che in tutte le aree geografiche gli assistiti sono prevalentemente adulti (59,3 per cento), mentre sono meno numerosi i bambini (22 per cento) e gli anziani (18,7 per cento). Globalmente la popolazione assistita è composta soprattutto da soggetti immigrati (60,2 per cento) e in misura inferiore da italiani (39,8 per cento). Tale differenza è più sfumata al Nord e si accentua nelle regioni italiane centrali.

La ripartizione in base al sesso evidenzia una prevalenza di maschi (54,3 per cento), con l’eccezione dell’Italia centrale dove è maggiormente rappresentata la popolazione femminile. Il campione analizzato ha permesso di evidenziare come la modalità prevalente con cui i pazienti approdano agli Enti è rappresentata dal contatto spontaneo, mentre quote progressivamente inferiori sono inviate dai Servizi Sociali, da un Pronto soccorso o da un medico curante.

Globalmente nel primo semestre del 2014 gli enti selezionati hanno dispensato oltre 875.000 dosi giornaliere di farmaci. In accordo con la distribuzione territoriale degli Enti, la maggior parte delle dispensazioni è avvenuta nelle regioni settentrionali. La categoria di farmaci maggiormente dispensata è quella dei farmaci per l’apparato respiratorio. Seguono, in ordine decrescente, i prodotti per il sistema gastrointestinale ed il metabolismo, per l’apparato cardiovascolare, gli antimicrobici per uso sistemico e gli antiinfiammatori. Dal rapporto emerge anche che allo stato attuale oltre il 60 per cento degli enti intervistati non è in grado di fornire una adeguata assistenza ai pazienti affetti da una o più patologie, principalmente di natura psichiatrica, oncologica e ginecologico-urologica. I motivi del mancato trattamento sono rappresentati dalla mancanza di competenze specifiche (70 per cento dei casi), ma anche dalla carenza di farmaci (9% dei casi), dall’orientamento prevalente dell’Ente verso determinate patologie (9%) e, più in generale, dalla presenza di problemi organizzativi. Deve però essere sottolineato che i pazienti che non possono essere trattati non vengono abbandonati bensì, nella maggior parte dei casi, inviati ad un Pronto Soccorso/Ospedale, a Centri specializzati, oppure affidati alle cure di medici operanti volontariamente in supporto all’attività degli Enti. Solo in una minima percentuale di casi non è possibile alcun tipo di intervento. Inoltre, il 75 per cento degli Enti opera un regolare monitoraggio dei pazienti mediante visite di controllo periodiche (54%), richiesta di analisi cliniche (11 per cento), o invito a ripresentarsi (11 per cento). È infatti degno di nota osservare che ben l’80% delle richieste viene soddisfatto.

Redazione (Fonte: Redattore Sociale)

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  • Articolo pubblicato il 28 Novembre 2014