Antigone: il carcere ancora luogo dei diritti negati. Ed è sempre più affollato

Presentato a Roma il IX Rapporto dell’associzione. Sovraffollamento, assenza di lavoro, difficoltà a garantire la salute, suicidi e violenze sono piaghe ancora senza una cura. E nonostante lo stato di emergenza, i detenuti continuano ad aumentare

ROMA – Il carcere italiano è ancora il luogo dei diritti negati: sovraffollamento, assenza di lavoro, difficoltà a garantire la salute, suicidi e violenze sono piaghe che ancora non hanno trovato una cura. Non a caso l’associazione Antigone titola “Senza dignità” il suo nono rapporto sulla condizione delle carceri, presentato lo scorso 19 novembre a Roma, mettendo in evidenza tutti i nodi del sistema che restano da sciogliere. Ed evidenziando un aspetto centrale: nonostante la dichiarazione dello stato di emergenza e le leggi che si sono succedute dal 2009, tra le quali il cosiddetto decreto “svuota carceri”, i detenuti sono quasi 2 mila in più. La legge, dunque, non ha salvato le carceri italiane.
La popolazione detenuta. Sono 66.685 i detenuti al 31/10/2012: in larga parte uomini, giovani, italiani. Gli stranieri sono poco più di un terzo (23.789) e la loro percentuale rimane sostanzialmente stabile. Marocco, Romania, Tunisia le provenienze più presenti. Le donne recluse, invece, sono 2.857. di cui 1.137 straniere. In 13 sono in stato di gravidanza, mentre i bambini che vivono in carcere con le madri sono 53. I reati più diffusi sono quelli contro il patrimonio, seguiti da quelli previsti dal testo unico sugli stupefacenti e da quelli contro la
persona.
Calano gli ingressi: nel primo semestre del 2012 sono stati 32.625 e le previsioni a fine anno parlano di meno di 70 mila ingressi. Un dato senza precedenti. Tra i condannati, oltre il 60 per cento ha un residuo di pena inferiore a 3 anni. Le persone in custodia cautelare sono invece 26.804.
Il sovraffollamento. L’Italia è il paese più sovraffollato d’Europa: ci sono 142 detenuti ogni 100 posti, contro la media Ue di 99,6. Liguria, Puglia e Veneto le regioni con la situazione più critica. Tra gli istituti, in cima alla classifica si piazzano Mistretta in Sicilia, “Canton Monbello” a Brescia e Busto Arsizio in Lombardia. Ma la situazione è ancora peggiore di quello che i dati rilevano: all’appello rispetto alla capienza regolamentare di 46.795 posti ne mancano 5 mila per ristrutturazione.
Le morti e la violenza. Sono 93 i detenuti morti nel 2012, di cui 50 per suicidio. Altri quattro i decessi nelle camere di sicurezza. Tra i reclusi suicidi, poco più di un terzo è di origine straniera. Il più giovane suicida aveva 21 anni, il più anziano 71. Genova Marassi e Firenze Sollicciano gli istituti con il maggior numero di suicidi. Sono 28 i casi di violenze segnalati ad Antigone.
Il lavoro, la scuola, le misure alternative. Meno di un detenuto su cinque svolge attività lavorativa in carcere. Nel primo semestre 2012 hanno lavorato in 13.278 detenuti: è la percentuale più bassa dal 1991. Il rapporto evidenzia che le mercedi sono calate del 71 per cento e sottolinea che spesso lo stipendio mensile per un lavorante è di 30 euro. Nell’anno scolastico 2010/2011 i detenuti impegnati in attività scolastiche erano 15.708, ma solo in 7.015 hanno portato a termine un percorso di studio. In 2.434 erano iscritti a corsi di formazione professionale.
Le misure alternative riguardano (al 30 settembre 2012) 19.107 persone. Tra quelle in corso nel primo semestre del 2012 solo lo 0,57 per cento è stato revocato per la commissione di un nuovo reato.
La carenza di personale e i tagli. Al 30 settembre 2012 la poltrona di oltre un dirigente su 5 non era assegnata. Assenti anche il 27 per cento dei funzionari giuridico-pedagogici (i vecchi educatori), il 35 per cento degli assistenti sociali e quasi il 9 per cento degli agenti di polizia penitenziaria.
Il bilancio del Dap ha subito dei forti tagli: dagli oltre tre milioni di euro del 2007 ai 2,7 milioni di oggi, con oltre 20 mila reclusi in più. Nel frattempo la popolazione detenuta è cresciuta di oltre 20 mila persone.
Le misure insufficienti. La legge sull’ultimo anno di pena ai domiciliari, poi diventati a 18 mesi, ha fatto uscire 8.267 detenuti. “Una piccola cosa”, secondo Antigone, perché il dato va messo in relazione con il numero dei detenuti scarcerati dall’entrata in vigore della legge, oltre 140mila.
Il Piano carceri, ridotto stesura dopo stesura, prevede 11 mila nuovi posti entro il 2013, “molti dei quali fanno capo a carceri in via di costruzione da oltre un decennio, che con il piano non hanno niente a che vedere”. Ridotti dagli originali 11 ai 4 attuali i nuovi istituti previsti e il numero dei padiglioni scende a 17.
Le proposte. Investire su misure alternative, aggiornamento del codice penale, garanzia dei diritti del detenuto, rieducazione, promozione della salute. Le proposte sono contenute nel rapporto presentato da Antigone, che stila un decalogo di azioni necessarie per ripristinare la legalità nelle carceri e restituire la “dignità” ai detenuti e al sistema. (gig)

Fonte: dirittiglobali.it

  • Articolo pubblicato il 20 Novembre 2012