Tariffe troppo care e liste d’attesa interminabili: la realtà delle Rsa in Italia

Indagine Auser sulle residenze sanitarie assistenziali. Il costo a carico delle famiglie arriva fino a 1.400 euro al mese. Tra le altre criticità: errato inquadramento dei dipendenti e pochi infermieri professionali

ROMA – Una realtà disomogenea e frammentata: con tariffe troppo care (anche 100 euro al giorno) e in continuo aumento, liste d’attesa interminabili e scarsa comunicazione. È il mondo delle residenze sanitarie assistenziali (Rsa), le strutture dedicate all’assistenza degli anziani non autosufficienti indagate dall’Auser nella ricerca presentata a Roma. Considerando un campione di 1.280 Rsa, tra il 2007 e il primo semestre 2012 le rette sono salite del 18,5% per la minima e del 12,8% per la massima. A giugno di quest’anno il costo giornaliero per un ospite è di 52 euro nel caso di retta minima e di 60,5 euro per la retta (+1,4 per cento rispetto a sei mesi prima). I maggiori aumenti sono in Campania, Piemonte, Lombardia e Sicilia. Nella provincia di Varese si registrano l’aumento più consistente (+3,1 euro per le rette massime) e costi per l’utenza più elevati (61,5 euro per la retta minima e 70,5 euro per la massima). Il costo a carico delle famiglie varia dai 1.100 euro mensili delle strutture residenziali fino ai 1.400 euro per quelle di tipo sociosanitario e va dai 250 agli 800 euro al mese per i centri diurni Alzheimer. Il “Network Non Autosufficienza” nel suo terzo rapporto evidenziava che nel 2006 il costo medio mensile di una Rsa era di 2.951 euro, di cui 1.505 euro gravano sulle Asl, 1.375 euro sull’utente e 71 euro sui comuni, per un costo giornaliero medio di 97 euro.

Le alte tariffe sono spiegate dall’Auser con “la recente ripresa dei livelli di inflazione, il desiderio di profitto dei gestori, la carenza di modelli organizzativi efficienti, la riduzione dell’impegno finanziario della quasi totalità delle regioni”. L’analisi di 113 bilanci consente all’associazione di dire che la crisi sembra non aver colpito queste realtà, che anzi hanno utili notevoli e che fanno gola a investitori stranieri, soprattutto francesi. Errato inquadramento dei dipendenti, pochi infermieri professionali e scarsa visibilità di altre figure specialistiche sono le criticità emerse da un’indagine su 129 Rsa. “Questo si può ripercuotere sulla tutela dei diritti e sulla professionalità degli addetti nonché sulla qualità delle prestazioni” avverte Auser. Un’altra area critica è quella delle liste d’attesa, presenti nel 46,3 per cento delle strutture del Nord e nel 48,3 per cento del Sud. Solo il 15 per cento dei referenti di Rsa sa dare indicazioni precise sui tempi di attesa.

“Dall’analisi emerge un quadro nel complesso positivo” sottolinea comunque Auser, che valuta positivamente il diffuso rispetto delle normative (95 per cento) e dei servizi offerti, oltre alla diffusione delle Carte di servizi (88 per cento). In questi documenti però restano scarse le informazioni su come la struttura intende operare (presente solo nel 45 per cento), sui servizi aggiuntivi e sull’organizzazione interna. “Agli ospiti è garantita in genere un’ampia gamma di servizi, tuttavia circa la metà delle Rsa non consente agli utenti di utilizzare i servizi del territorio” conclude Auser, che stila un decalogo per aiutare a scegliere una casa di riposo o una Rsa. Per essere affidabile la struttura deve avere tutte le autorizzazioni ed essere iscritta negli elenchi di competenza, deve predisporre un piano personalizzato per l’utente, fornire la carta dei servizi, non essere in periferia, garantire le figure professionali necessarie, dare pasti adeguati e, possibilmente, favorire l’accesso del volontariato. (Giorgia Gay)

Fonte: superabile.it

 

  • Articolo pubblicato il 23 Novembre 2012