E la Grecia riparte dall’economia sociale

Tradito dal capitalismo e da un mercato senza regole, il paese ellenico prova a ripartire puntando sull’iniziativa dei cittadini. Basta con la burocrazia corrotta e le istituzioni sonnolente, è l’ora delle imprese sociali, dei gruppi di acquisto, dei collettivi e del volontariato. Tanto che perfino il New York Times è andato a vedere
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Un nuovo tipo di economia sta prendendo piede in Grecia. Delusa (o forse sarebbe meglio dire mazziata) dal capitalismo vecchio stile, per tentare di risalire la china la nazione si sta affidando sempre più all’economia sociale, al dono, in una parola al non profit. È quanto afferma oggi il New York Times, che dedica un servizio al fallimento dei meccanismi tradizionali del libero mercato e alla ricerca, ma anche sperimentazione, di nuovi modelli socioeconomici.

Secondo l’analisi del quotidiano statunitense, il collasso del sistema ellenico (la cui economia ha subito un tracollo del 25% dal 2008 a oggi) non è ovviamente tutta colpa del capitalismo: bisogna aggiungerci una notevole dose di corruzione, una gestione quantomeno allegra delle finanze pubbliche e le richieste di rigore sproporzionato da parte degli organismi internazionali.

Ma la strada per uscire dal tunnel sembra un’altra, e si chiama economia sociale. O meglio, economia dal basso. Il progetto, portato avanti tra l’altro dagli attivisti del discusso partito antieuropeista Syriza, è semplice: estromettere dal mercato qualunque attore tradizionale, sia esso la grande distribuzione, lo pubblica amministrazione, le associazioni di categoria  o qualunque altra organizzazione che non siano i produttori e i consumatori stessi.

Spuntano allora qua e là coordinamenti di consumatori (simili per certi versi ai nostri Gas, i gruppi di acquisto solidale), assolutamente non profit, che si rivolgono direttamente ai produttori e concordano con loro un prezzo basso e fisso per alcuni prodotti essenziali, accettando pagamenti solo in contanti (per non ingrassare le banche). I soci del coordinamento (uno di questi, citato dal NYT, è il Voluntary Action Group di Pieria – nella foto) effettuano gli ordini su un sito, l’associazione trattiene una piccola parte per le spese ma la distribuzione della merce è a costo zero perché è effettuata da volontari (nel caso di Pieria ben 3500), occupati o disoccupati, che lavorano su turni.

Allo stesso modo si procede per le cure mediche: medici e infermieri volontari si alternano in strutture mobili poste in parcheggi pubblici e visitano gratis, distribuendo farmaci donati.

Lo scopo, assicurano, i promotori, non è distruggere il mercato tradizionale ma “metterlo in pausa” in attesa di tempi migliori.  E tutto questo, sottolineano, avviene a costo zero per lo Stato, che già ha i suoi guai. “Si tratta di una novità assoluta per la Grecia”, ha detto al NYT  Fiori Zafeiropoulou, presentato come “un’esperta di impresa sociale e cooperazione”. “Noi siamo abituati alla corruzione, all’incertezza del diritto, a trattare con lo Stato come se ci dovesse fare un favore”. Qui invece sono i cittadini che agiscono in prima persona.

fonte: vita.it

  • Articolo pubblicato il 3 Febbraio 2014