Codice Appalti: le difficoltà incontrate dal Non Profit

Dal rischio di una concorrenza esasperata alla carenza di una necessaria flessibilità, il Forum Terzo Settore di Monza e Brianza individua gli elementi del Codice Appalti dell’Autorità Anticorruzione che non aiutano il mondo del Non profit.

Le difficoltà incontrate dal Non Profit con il Codice Appalti, individuate dal Forum Terzo Settore Monza-BrianzaMentre si sta discutendo del cosiddetto Correttivo Codice Appalti, le modifiche da apportare al Nuovo Codice dei Contratti (decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50), e delle modalità di intervento e vigilanza dell’Autorità Anticorruzione, un convegno promosso dal Forum del Terzo settore di Monza e Brianza ha riportato le istanze del mondo della cooperazione e del privato sociale e dalle pubbliche amministrazione territoriali.

“Dalla legge 328/2000 al Nuovo Codice dei Contratti” è l’incontro durante il quale, il 7 aprile, si è discusso di questo tema. Cosa non ha funzionato nel Codice Appalti dal punto di vista del non profit e delle amministrazioni pubbliche che collaborano con il privato sociale?
Le risposte che sono state individuate sono contenuto nel documento preparatorio dal quale ha preso spunto la discussione promossa da portavoce e viceportavoce del Forum Terzo Settore brianzolo, Gabriele Galbiati Maurizio Magistrelli, in collaborazione con  Anci Lombardia e il Comune di Monza.

Vediamo nel dettaglio i punti critici:

  • Il nuovo codice assume un principio di cautela derivante dalla necessità di isolare fenomeni patologici di corruttela, che però non rappresentano la normalità (perlomeno in un settore che ha per scopi statutari la promozione della dignità della persona e l’intervento in situazioni di marginalità).
  • L’introduzione di un sistema di stretta verifica ex-ante, cui non fa seguito un altrettanto puntuale sistema di controllo (e di eventuale sanzione) ex-post, corre il serio rischio di concentrare la sua attenzione sugli aspetti meramente burocratici, senza poter intervenire laddove i fenomeni di devianza si manifestano soprattutto “in corso d’opera”.
  • Il mondo dei servizi alla persona si caratterizza per la necessità di una spiccata flessibilità – da non associare a pressapochismo – perché il centro dell’intervento ruota intorno alla progettazione sul caso che non è compatibile con il pur condivisibile vincolo della programmazione economico/finanziaria.
  • L’ormai consolidata esperienza della programmazione territoriale condivisa localmente dai soggetti del terzo settore e dagli enti locali territoriali corre il serio rischio di sottostare ad esclusive logiche di mercato che privilegiano la dinamica della concorrenza esasperata.
  • Non è altrettanto possibile prestare il fianco a malsane logiche di “consociativismo” che sovente travalicano le logiche della stessa programmazione partecipata che deve invece essere valorizzata, pur a fronte di risorse sempre più residuali.
  • Non da ultimo è da considerare il potenziale rischio di involuzione nelle dinamiche di investimento, ricerca e sviluppo da parte delle realtà del terzo settore alle quali viene riconosciuta una mera funzione di intermediazione di manodopera, laddove l’assunzione del solo principio di rotazione apre a scenari legati all’estemporaneità delle relazioni tra enti che saranno esclusivamente di tipo committente/fornitore e non più di partnership positiva.
  • Articolo pubblicato il 12 Aprile 2017